Paolo Giolivo, un fotografo a caccia della bellezza

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Foto di Paolo Giolivo
Foto di Paolo Giolivo

Fotografo, sommelier, esperto di cinema e appassionato di musica, Paolo Giolivo lega le sue tante passioni con il filo rosso delle immagini, preziose, curate, emozionanti.

Ama definirsi “bancario pentito”, forse perché le azioni su cui preferisce puntare sono quelle della bellezza e dell’emozione; è questo infatti il mondo che Paolo Giolivo ha scelto per declinare, in una serie infinita di attimi scelti con cura, la sua passione per la vita e per l’arte. Avellinese, classe ’47, Giolivo ha coltivato le mille sfaccettature sensoriali delle sue immagini affinandole, come si fa con i vini di pregio, in barriques fatte di musica jazz, di cinema d’autore, di enogastronomia.

La metafora non è per niente azzardata se si pensa che, mentre immortalava fotograficamente tutte le sue passioni, Paolo Giolivo è diventato sommelier, degustatore ufficiale della Regione Campania e organizzatore di eventi finalizzati a divulgare la cultura del vino come, ad esempio, la prima degustazione fatta “on-line” in Italia.

Altrettanto appassionato della Settima Arte, ha curato la ricerca iconografica del volume di Paolo Speranza “Con Pasolini cominciammo” relativo alla storia del Premio Cinematografico Laceno d’Oro.

La sua passione fotografica si è affinata anche grazie alla frequentazione di seminari con René Burri, Gianni Berengo Gardin e Guido Harari; ha divulgato il verbo dello scatto con seminari gratuiti dedicati ai neofiti,  organizzando tante mostre come quella del Premio Strega alla Banca della Campania o quella di Pino Settanni al Premio Sergio Leone a Torella dei Lombardi e documentando l’emozione dei concerti organizzati dall’Associazione Senzatetto diretta da Luciano Moscati. 

Recentemente si sta dedicando ad una sorta di esplorazione sistematica del mondo femminile attraverso una serie di scatti, molto apprezzati sui social network, a giovani modelle non professioniste di cui sa mostrare, con garbo ed eleganza, la femminilità, la grinta, la tenerezza, il fascino, in immagini che partono sempre da uno sfondo scuro da cui emerge, avvolta in una calda luce dorata, colei che, di volta in volta, è sirena, creatura fatata o terrestre, ma in ogni caso dotata del suo peculiarissimo fascino.

Paolo Giolivo,com’è nata la passione per la fotografia? 

Paolo Giolivo
Paolo Giolivo

Mi è stata trasmessa da un vecchio fotografo che ho frequentato circa 20 anni fa. Lo seguivo nei suoi viaggi alla ricerca di luoghi e personaggi interessanti da fotografare”.

Quali sono i suoi maestri o le sue fonti d’ispirazione?

René Burri e Gianni Berengo Gardin non sono esattamente i miei maestri, ma sicuramente da loro ho appreso molto, avendo avuto la fortuna di incontrarli in alcuni workshop ai quali ho  partecipato. Inoltre la fotografia di Helmut Newton è quella alla quale mi ispiro dal punto di vista stilistico, anche se non sempre con ottimi risultati”.

Quali sono le tecniche che predilige nella realizzazione dell’immagine?

Quasi sempre fotografo a mano libera e con la macchina in modalità manuale per averne l’assoluto controllo. Molto spesso faccio uso di luce mista (luce ambiente e luce flash) per ottimizzare l’immagine in condizioni di luce critica. Per quanto riguarda gli obbiettivi preferisco utilizzare tele o grandangolo a seconda della fotografia che voglio realizzare”.

Paesaggio, reportage, ritratto, quali sono le diverse emozioni che le suscitano?

La sola fotografia che mi emoziona è il ritratto, anche se rivedendo le immagini, da me scattate a Parigi e Firenze, ho trovato molto interessante la street-photography”.

Un episodio divertente e uno commovente dal suo album dei ricordi fotografici.

Uno divertente è capitato a Cetara, quando un pescatore si risentì per non essere stato fotografato; commovente, è invece il ricordo di un clochard piangente in una strada di Parigi, che mi toccò al punto da rinunciare a fotografarlo”.

Foto di Paolo Giolivo
Foto di Paolo Giolivo

Quali sono le mostre o le pubblicazioni più importanti cui ha partecipato?

Niente di così importante. In realtà mi piace dare spazio alle mie fotografie in tutti quei luoghi che me lo consentono, anche solo per riempire momentaneamente delle pareti bianche di qualche locale. In passato ho esposto al Teatro Gesualdo delle foto di musicisti Jazz, che si sono esibiti nelle varie rassegne musicali irpine. Con alcuni amici fotografi abbiamo poi realizzato più recentemente una mostra dal titolo Chapeau, presso il Circolo della Stampa”.

Oggi la fotografia è ormai completamente digitale, i tempi romantici dell’attesa in camera oscura sono quasi archeologia, ci può essere lo stesso calore nelle immagini, la stessa emozione e possibilità di lavorare i supporti come si faceva un tempo con i chimici e la carta?

Forse l’unica emozione che manca oggi è la sorpresa del risultato, per così dire la suspence nell’attesa di veder comparire l’immagine. Se però un fotografo ha un’anima sicuramente essa traspare nelle sue immagini, il calore cioè sta a monte, prima di scattare, poi la tecnologia in post produzione deve solo migliorare il risultato, ma non certo modificare l’immagine”.

A suo avviso c’è abbastanza spazio per la fotografia nella nostra città? 

Foto di Paolo Giolivo
Foto di Paolo Giolivo

Sicuramente è una forma espressiva che sta prendendo piede in città, ma prevalentemente in forma privata, individuale o di associazioni, cercando di appropriarsi di questo spazio. Istituzionalmente parlando, in effetti luoghi “dedicati” o scuole di formazione ad hoc non esistono”.

Quali sono gli altri fotografi irpini di cui apprezza il lavoro, a suo avviso c’è una “scuola avellinese” di fotografia? Possiamo eventualmente ricostruirne un po’ la storia?

Apprezzo molto i fotografi “giramondo”, come Antonello Lombardi, Francesco Chiorazzi, Salvatore Gebbia, Gianfranco Ferri e Filippo Cristallo. Assolutamente non c’è una “scuola” e proprio in ragione del fatto che che la fotografia ad Avellino nasce dalla passione di singoli individui”.

Giovani e fotografia, se ne vedono tanti in giro con le reflex, c’è desiderio di imparare la tecnica oppure prevale l’approccio “istintivo” all’immagine?

Inizialmente penso che per tutti ci sia un approccio istintivo: poi qualcuno pensa che basta avere il modello tecnologicamente più avanzato di macchina per ottenere ottimi risultati, qualcun altro invece è interessato ad approfondirne gli aspetti tecnici”.

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