In merito al nuovo reparto di dialisi dell’ospedale “Criscuoli” di Sant’Angelo dei Lombardi, inaugurato la scorsa settimana dal governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca, l’ex Sindaco del comune irpino, Vincenzo Lucido, ha divulgato la seguente lunga nota di precisazione.
Anche se negli ultimi tempi ho vissuto in maniera riservata se non distaccata le vicende politiche per la mancanza di una casa dai valori condivisi e per una politica sempre più spettacolarizzata che predilige più l’apparire che la soluzione concreta dei problemi della gente e favorisce più le comparse e gli utili idioti che gli uomini liberi e pensanti,un ulteriore silenzio di fronte ai drammatici problemi della nostra Provincia avrebbe il sapore di una diserzione,ingiustificabile se non incomprensibile e addirittura imperdonabile.
Annunciata dalla stampa e da una intervista del sindaco di S:Angelo e confermata dai resoconti della stampa di oggi con notevole rilievo,c’è stata nella giornata di ieri “l’inaugurazione” della dialisi presso l’Ospedale G.Criscuoli di S.Angelo dei Lombardi.
Per il cittadino qualunque e non nascondo anche tra alcuni addetti ai lavori non addentro ai problemi del nosocomio, è passata la notizia dell’inaugurazione di un nuovo servizio che va ad aggiungersi a quelli esistenti a conferma come ha ribadito il Governatore della Campania e riportato dalla stampa di oggi dell’attenzione e dell’impegno verso le zone interne. Naturalmente niente di tutto questo, perché, ad onor del vero, si è trattato di un semplice se non banale trasferimento da un piano all’altro.
La dialisi funziona presso l’Ospedale già da oltre un ventennio con grande soddisfazione degli utenti costretti, per il passato, a rivolgersi a centri privati allocati anche a 50 chilometri con faticose trasferte ed inevitabili disagi.
Il servizio fu istituito sotto la presidenza dell’ASL del compianto Franchino Di Maio su sollecitazione dell’allora consigliere regionale Sena e con la disponibilità dell’allora Comitato dei Garanti,dal sottoscritto presieduto, che operò una forzatura (nella legalità, beninteso) trasformando il posto previsto in pianta organica di responsabile dell’accettazione in quello di responsabile del servizio di nefrologia.
La responsabilità e la gestione di tale servizio furono affidate al dott. De Simone,coadiuvato da un gruppo di giovani nefrologi e operatori sanitari animati da una particolare competenza e straordinaria passione che hanno portato il servizio ad essere nel tempo un vero fiore all’occhiello del presidio ospedaliero altirpino.
Certo una migliore sistemazione,una tinteggiatura una disposizione diversa delle postazioni e qualche macchinario non sono da buttare,ma rientrano pure nella ordinaria corretta gestione di una struttura e nel dovuto miglioramento dell’efficienza del servizio. Ma, sinceramente, fare tanto clamore,convocare tante personalità riempire le pagine dei giornali mi sembra proprio una esagerazione ed un tentativo,peraltro mal riuscito e smascherato, di far passare nell’opinione pubblica quello che non è e soprattutto considerarci ancora con l’ anello al naso, quelli a cui si può far credere tutto, che dovrebbe suscitare la più che legittima indignazione di tutti gli uomini veramente liberi e di buon senso.
Perché i problemi dell’ospedale sono ben altri e drammatici e se non si risolvono per tempo lo si lascia inesorabilmente morire,perché non si può inaugurare un servizio sapendo che dalla programmazione regionale è stato ridotto a unità semplice privandolo di una figura apicale. Così come è stato fatto per il reparto di chirurgia ridotto da unità complessa a semplice senza cioè un primario che ne da indirizzo e qualifica. Né si può,nell’indifferenza generale,ridurre le figure apicali avendo il Presidio ospedaliero di S.Angelo titoli e numeri,né si può ancora tergiversare nel dotare l’ospedale di personale medico e paramedico ormai ridotto al lumicino e fra non poco non più in grado di assicurare livelli minimi di assistenza,garantiti finora solo dalla responsabilità e dalla passione dei tanti operatori.
Certo nessuno pretende né ha mai preteso l’ospedale sotto casa, ma nemmeno un ospedale che non eroghi servizi adeguati per un territorio vasto ed accidentato,diversamente bisogna avere il coraggio e l’onestà,politica e culturale,di chiuderlo così almeno si evita di avere l’illusione di poter contare su di un presidio che poi di fatto non c’è.
Il discorso sarebbe lungo ed articolato e mi costringerebbe ad entrare nei dettagli tecnici di cui non ho specifica competenza. Ma una cosa debbo sottolineare:quando ai servizi come la sanità o la scuola,in nome di un pareggio di bilancio,si vogliono applicare criteri e metodi ragionieristici anche per zone particolarmente svantaggiate,è la fine sostanziale dell’equità e della giustizia sociale,perché i cittadini non diventano più uguali per alcuni servizi di fronte allo stato, finiscono, cioè, per avere gli stessi doveri ma non gli stessi diritti,in sostanza cittadini di serie A e cittadini di serie B. E questo è passato attraverso governi di destra e di sinistra, nazionali e regionali.Anche se, per onestà e verità storica, un colpo mortale all’ospedale di S.Angelo fu inferto dal piano Zuccatelli che l’assessore della Giunta Bassolino prof. Santangelo tenne nel cassetto fino alle elezioni del 2008 e solo il compianto sindaco Forte sa dei viaggi e incontri a Napoli che abbiamo fatto a Napoli per recuperare posti letto e funzioni, senza, purtroppo apprezzabili risultati. Solo la tanto vituperata Giunta Caldoro affiancato dal vice presidente Giuseppe De Mita, difettando certamente in comunicazione ma guardando più alla soluzione dei problemi, con il decreto 29 salvò ruolo e funzioni dell’ospedale di S.Angelo e della sanità in Irpinia. Da allora, purtroppo, nulla è stato fatto e anziché dare esecuzione a quel piano si è continuato ad ignorare il Criscuoli e quando ci si è ricordato lo si è fatto solo per tagliare funzioni e servizi.
E, adesso, con la grande parata di domenica, al danno anche la beffa!!!.
E’ ora, invece, di smettere con le promesse puntualmente non mantenute, con i discorsi generici sulle zone interne e sul meridionalismo astratto ed inconcludente; servono, ora più che mai, fatti e risposte concrete non più rinviabili se non si vuole la lenta ma inesorabile agonia dell’ospedale, ma soprattutto per evitare di mettere a dura prova la pur collaudata pazienza della gente irpina e compromettere il rapporto di fiducia tra i cittadini e la politica già da troppo tempo compromesso.