Operazione”Vento dell’Est”,la storia della russa segregata e sequestrata

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Avellino – ”La pecorella non ne vuol sapere…”. La ”pecorella” era Irina (il nome e’ di fantasia), una ragazza russa di 23 anni ”acquistata” per 500 euro da Carmine Marano, 55 anni, paramedico con precedenti penali in servizio presso l’ospedale ”San Giuseppe Moscati” di Avellino: nonostante fosse stata segregata per giorni in casa dell’infermiere, la ragazza continuava a non cedere alle sue richieste sessuali. Poi, come Irina ha raccontato al procuratore di Nocera Inferiore, Domenico Romano, Marano ha abusato di lei con la forza e cosi’ per giorni, ogni volta che l’infermiera tornava a casa dal lavoro. L’infermiere avellinese e’ stato arrestato stamattina
nell’operazione coordinata dalla procura di Nocera Inferiore (Salerno) che ha portato all’arresto di 29 persone per associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione
clandestina. La frase ”la pecorella non ne vuol sapere” era stata pronunciata parlando al telefono con il capo dell’organizzazione, Franco Amodio, 61 anni, di Nocera Inferiore (Salerno). Nelle telefonate intercettate dagli investigatori del reparto operativo dei carabinieri di Avellino e della polizia di Nocera Inferiore, Marano veniva rassicurato dal suo interlocutore e invitato ad avere pazienza: ”Vedrai che la ‘pecorella’ – diceva al telefono Amodio, che in altre conversazioni chiamava le
ragazze extracomunitarie ‘vitelline’ – si abituera’ e fara’ il suo dovere”. La storia emersa ad Avellino, dove insieme all’infermiere sono state arrestate altre sei persone, presenta forti analogie con l’operazione della Dda di Catanzaro che lo scorso 21 giugno porto’ all’arresto di 25 persone che gestivano una organizzazione italo-bulgara dedita al traffico di clandestini e alla riduzione in schiavitu’ di giovani donne dei paesi dell’Est europeo che veniva vendute per essere avviate alla prostituzione
o a disposizione dei desideri sessuali di singole persone che acquistavano il loro corpo per meno di due mila euro. La ragazza russa finita nelle mani dell’infermiere avellinese era stata fatta espatriare clandestinamente con la promessa che una volta in Italia sarebbe stata assunta come badante e regolarizzata: Irina, che adesso viene curata anche psicologicamente presso un centro di accoglienza per immigrati clandestini, ha raccontato la sua odissea al magistrato salernitano, entrando nei
particolari della allucinante esperienza quotidiana di cui e’ stata vittima. Il suo ”padrone”, nella cui abitazione sono stati trovati audio-visivi e riviste pornografiche di ogni genere, disponeva della giovane in ogni ora del giorno e prima di ogni violenza la picchiava brutalmente. (Emiliana Bolino)

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