Alle prime ore dell’alba il Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri di Torre Annunziata, a conclusione dell’indagine convenzionalmente denominata “Lupa” coordinata dalla Procura della Repubblica, ha eseguito sull’intero territorio della regione Campania, tra le province di Napoli, Avellino e Caserta, 17 misure cautelari nei confronti dei componenti di un’associazione a delinquere dedita allo sfruttamento della prostituzione, nonché 8 misure reali di sequestro preventivo nei confronti di strutture alberghiere ed un appartamento i cui proprietari hanno, con condotte a vario titolo, favorito, sfruttato e tollerato la prostituzione, lucrando illecitamente su tale pratica, cedendo alle prostitute, le camere “ad ora”, o addirittura ospitandole in albergo per l’intera giornata lavorativa, dalle 9.00 alle 19.00, percependo una cifra fissa per ogni cliente ricevuto dalla prostituta.
L’indagine, partita da Pompei, ha dovuto subire una sorprendente espansione territoriale in diversi comuni della Campania come Mercogliano e Serino, San Nicola La Strada (CE), Napoli e Giugliano in Campania (NA), ed oltre, accertando che diverse strutture alberghiere si sostenevano esclusivamente con i proventi della prostituzione. Le prostitute sono arrivate a guadagnare in un giorno circa 3.000 euro. Il gruppo criminale che aveva allestito il giro di prostituzione, disponeva di un’ampia scuderia di donne per poter soddisfare qualunque tipo di richiesta, e la tipologia dei clienti che a loro si rivolgevano era variegata, appartenente ad ogni ceto sociale. La tecnica del procacciamento dei clienti avveniva anche mediante inserzioni di annunci su riviste e quotidiani a tiratura anche nazionale, pagati esclusivamente dalla prostituta al prezzo di 85 euro.
Per l’organizzazione della dislocazione sul territorio delle varie prostitute nulla era lasciato al caso; infatti, i vertici dell’organizzazione, sulla scorta di un rigido scadenzario, facevano ruotare le prostitute in ogni luogo da loro prescelto, seguendo veri e propri turni di servizio, ricadenti anche nei giorni festivi e tenendo conto anche dell’eventuale concorrenza di altre prostitute e, lì dove prevista, veniva inviata la ragazza più avvenente. Il prezzo di ogni prestazione sessuale non era a libera scelta della prostituta, ma era imposto dal vertice dell’organizzazione nella misura di 130 euro e rispondeva ad un rigido protocollo, poiché nel prezzo doveva essere compresa la cifra di 30 euro da elargire alla struttura ricettiva, 50 euro da elargire comunque a R.M. che reggeva il gruppo, e 50 euro intascati dalla prostituta, rimanendo a suo carico le spese per l’autista e per l’annuncio.
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