“Non toccate i nostri figli”, il dramma dell’asilo degli orrori ad Avellino

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Pasquale Manganiello – Telecamere nei luoghi sensibili e pene più severe. E’ questo quanto chiedono i cittadini avellinesi dopo aver visto le immagini e letto la storia dell’asilo degli orrori ad Avellino. La scuola materna di Rione Valle è balzata agli onori della cronaca nazionale per una triste storia di violenze attuate da una maestra “con molta esperienza”, come ha evidenziato il Capo della Squadra Mobile della Questura di Avellino, Marcello Castello.

Non si sa se queste violenze, descritte in maniera cristallina dalle intercettazioni ambientali realizzate dalla Polizia, siano state perpetrate prima dell’intervento delle Forze dell’Ordine e per quanto tempo, certo è che il “metodo didattico” utilizzato da questa maestra lascia tutti nello sconforto. Bambini picchiati e terrorizzati con urla volgari e minacciose, punizioni che colpiscono la sfera psicologica di quelli più vivaci, costretti a stare ore, al buio e da soli, nella cosiddetta “stanza del telefono”.

Paura e segni corporali delle violenze sul collo e sulle braccia dei bimbi una volta tornati a casa. E pensare che la donna, nota in città per le sue attività religiose, è catechista presso la parrocchia di San Ciro.  Sempre secondo quanto emerso dalla conferenza stampa in Questura, freddamente, non avrebbe pronunciato neanche una parola al momento dell’arresto.

Un quadro chiaramente mortificante: a farne le spese sempre loro, i più piccoli ed indifesi, bambini dai 3 ai 5 anni, costretti a subire violenze chissà da quanto tempo. Fa rabbia, forse ancora di più, l’omertà di chi ha visto ed ha fatto finta di non vedere perchè è impossibile, davvero impossibile, che all’interno della scuola nessuno si sia accorto di nulla, nessuno si sia reso conto dell’esistenza della ‘stanza del telefono”, nessuno abbia sentito le urla che venivano dalla classe. Le denunce delle mamme e l’intervento immediato delle Forze di Polizia, coordinate dalla Procura della Repubblica di Avellino, hanno portato alla luce l’orrore che accadeva giornalmente in quella scuola materna.

Avellino torna, quindi, alla ribalta delle cronache nazionali che, purtroppo, pullulano di storie simili.

Accadde a Barletta nel 2013 quando una maestra fu ripresa con una telecamera nascosta installata in una scuola dell’infanzia della città pugliese. L’indagine era partita dalle segnalazioni di alcuni genitori che avevano riscontrato nei loro figli a casa dei comportamenti anomali. La registrazione diede delle conferme in quanto la maestra – una 43enne del posto – fu arrestata per maltrattamenti di vario genere. Secondo la ricostruzione, infatti, alcuni bambini furono vittime di strattonamenti o trascinamenti oppure colpiti, presi per  i capelli o anche fatti cadere dalla sedia.

O a Tuglie, sempre in Puglia, dove i bambini venivano strattonati e messi in ginocchio sotto il banco per punizione da una maestra di 51 anni di Alezio.

O a Modena, nel Febbraio di quest’anno, dove botte, offese, bestemmie, punizioni eccessive erano all’ordine del giorno. I bambini non volevano più andare a scuola per paura di lei, una 52enne maestra di asilo, ritenuta responsabile di maltrattamento aggravato su bimbi fra i 3 e i 5 anni: nei suoi confronti i carabinieri della Compagnia di Pavullo nel Frignano hanno eseguito un’ordinanza cautelare che l’ha condotta agli arresti domiciliari, emessa dal Gip di Modena Eleonora De Marco.

Episodi simili anche a Latina, Pisa, Grosseto, una vera escalation di storie di violenza caratterizzate da tanta “indifferenza” da parte delle colleghe delle maestre d’asilo arrestate con l’accusa di picchiare i bambini. Un’omertà che accomuna questi casi di maltrattamenti, storie che lasciano nello sconforto ed alimentano il dibattito sulla necessità di introdurre telecamere all’interno di tutte le strutture sensibili.

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