No al biodigestore, fronte comune nel consiglio comunale di Chianche con il documento unitario presentato dal coordinamento “No al biodigestore, Sì al Greco di Tufo ” e dal Gruppo consiliare di opposizione “Siamo Chianche”.
Nel documento si precisa che “la stima della produzione annua di Forsu (Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano) per l’Ato di Avellino è pari a 40.356 tonnellate/annue e che gli impianti operativi per il trattamento della Forsu, presenti nell’Ato di Avellino, garantiscono una potenzialità di trattamento dell’organico pari a 87.299 tonnellatte/anno grazie alla presenza di impianti localizzati nei comuni di Serino (privato) 49.600 tonn./anno, Bisaccia (privato) 30.000 tonn./anno, Avellino (privato) 1.699 tonn./anno e Teora (pubblico) 6.000 tonn./anno”.
Nella relazione si precisa inoltre che “nel Patto per lo sviluppo della Regione Campania è previsto, oltre che l’ampliamento dell’impianto di Teora, anche un finanziamento che per quanto riguarda lo Stir di Avellino di Pianodardine che prevede un processo di revamping al fine di trattare una capacità di 14.000 tonn./anno di frazione umida”.
I dati, prodotti dalla stessa Regione Campania, dimostrano secondo i consiglieri di opposizione, ” l’autosufficienza del trattamento della Forsu dell’Ambito Territoriale Ottimale di Avellino”.
“Un impianto da 30.000 tonn /anno a Chianche quale frazione umida dovrebbe accogliere: quella della provincia di Avellino o quella proveniente dalle zone urbanizzate della Regione Campania?”, si legge ancora nel testo del documento presentato in consiglio comunale, nel quale c’è anche spazio per una proposta alternativa.
“Se si vuole davvero un compost biologico e un distretto biologico aderiamo, come i comuni limitrofi, al compostaggio di comunità per il trattamento della frazione organica dei rifiuti urbani. Anzi, costruiamo insieme agli otto comuni del Greco di Tufo, ai viticoltori e a tutti i produttori agricoli della zona, una rete che consenta la creazione di una vera agricoltura biologica. Rifiutiamo ogni tipo di impiantistica di tipo industriale dove è praticamente impossibile verificare la qualità di rifiuto conferita”.
Il gruppo consiliare di SìAmo Chianche ha così chiesto di ritirare l’adesione all’avviso pubblico del 12.05.2016 della Regione Campania in quanto: “il PIP di Chianche non è mai stato attuato e risulta assolutamente non urbanizzato; ; il PIP di Chianche non dispone di adeguata viabilità di accesso in quanto le uniche arterie di collegamento costituiscono nella ex SS 88, tortuosa arteria che collega Benevento ed Avellino attraverso la Valle del Sabato (vecchia strada dei Due Principati) e la SS 371 il tracciato che risale il corso del fiume Sabato, passando per i centri abitati di Tufo e Pratola Serra; l’area prevista per la localizzazione ha una pendenza del suolo superiore al 20% ed è configurata come ad accentuato rischio idrogeologico, essendo la zona di media attenzione (così come si evince dalla cartografia redatta dall’Autorità di Bacino Liri-Garigliano-Volturno) e addirittura aree limitrofe, a monte, di rischio elevato; l’area in questione è di elevato pregio agricolo (D.lgs 228/01) in cui ricade il Greco di Tufo ( Vino DOCG ) ed ambientale; non sussistono di 150 metri della fascia di rispetto da argini e sponde del corso del fiume Sabato; la zona interessata è catalogata come Area a rischio sismico di prima categoria; nel territorio in questione sussiste uno dei 14 fondi, utilizzati come discariche abusive, sottoposto a sequestro, nell’operazione convenzionalmente denominata « Chernobil », condotta nell’ambito del procedimento penale n. 8976/07 R.G., notizie di reato Mod.21 della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere; la localizzazione viola l’art 34 della Legge regionale 26 maggio 2016, n. 14., il quale dispone che sono i Piani d’ambito degli Ato ad adottare i “programmi d’investimento per gli adeguamenti ed ammodernamenti tecnologici dell’impiantistica esistente o di nuova realizzazione.”
All’amministrazione di Chianche è inoltre chiesto di rendersi “promotore, insieme agli otto comuni del Greco di Tufo e ad altri comuni limitrofi, di un progetto che preveda delle compostiere di comunità al fine di produrre un vero compost biologico da offrire ai viticoltori e a tutti i produttori agricoli della zona. Una rete che crei un virtuoso ciclo chiuso dei rifiuti che quindi consenta la creazione di una vera agricoltura biologica”.