“Nessuno ricorda la miseria della ferraglia arrugginita di Acqualonga, tutti l’imponenza del Morandi”. Cantelmo sette anni dopo: “Sciagura evitabile”

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Alfredo Picariello – Sette anni domani. Il 28 luglio del 2013 è una data scolpita nella memoria non solo dell’Irpinia, della provincia di Avellino. Quella maledetta domenica di sette anni fa, è un giorno incancellabile per tutto il Paese. Era il tramonto di una giornata calda. Sull’autostrada Napoli-Bari, nel comune di Monteforte Irpino, sul viadotto Acqualonga, il più grande incidente stradale italiano.

Un bus trasportava una comitiva di Pozzuoli che aveva trascorso due giorni tra Telese Terme e Pietrelcina. Una due giorni spensierata e l’aria di casa era ormai vicina. Ma qualcosa, dopo la galleria di Monteforte, non va per il verso giusto. L’apocalisse: il bus sfonda il guard rail e va a finire di sotto. Quaranta morti.

All’epoca, il procuratore capo della Repubblica di Avellino era Rosario Cantelmo, da poco in pensione. Sul “Fatto Quotidiano” di oggi è apparsa una lunga intervista a Cantelmo. Il giornalista Antonello Caporale scrive: “Cantelmo è colui che contò i corpi quella tragica sera del 28 luglio 2013 e poi guidò l’accusa durante gli anni del processo, ora giunto al grado di appello”.

La tragedia di Acqualonga

“Accertammo – dice al Fatto Cantelmo – che i chiodi che bloccavano le barriere laterali erano completamente corrosi dalla ruggine. Quella sciagura era evitabile. Le responsabilità precise”. Cantelmo non ha peli sulla lingua nella conversazione con Caporale, giornalista di lungo corso.

“I chiodi arrugginiti. Nulla di improponibile alla tecnica e, penso, neanche di eccessivamente costoso. Disattenzione, colpevole negligenza, totale disprezzo dei doveri”.

Il titolo dell’intervista è eloquente: “C’è ponte e ponte: i morti di Acqualonga sepolti dal Morandi”. Cantelmo, infatti, la mette così: “I quaranta disgraziati che il bus senza freni lanciò nel burrone, e le famiglie nel dramma, dovevano avere da parte dello Stato un’attenzione più ferma. E più degna”.

Cantelmo entra anche nel merito del processo: “Ha pagato la fascia media della gerarchia e della burocrazia autostradale insieme naturalmente al proprietario del bus e il funzionario della Motorizzazione civile che asseverò il falso”.

“E’ normale che il guard rail di Acqualonga fosse in quelle condizioni?”, si chiede l’ex Procuratore capo della Repubblica di Avellino. “Nessuno ricorda la miseria della ferraglia arrugginita di Acqualonga, tutti l’imponenza del ponte Morandi, quel boato misterioso, l’urlo della signora che filma il momento clou”.

“Infatti” è la risposta di Cantelmo alla considerazione finale di Caporale: “La morte ha bisogno di location straordinarie”.