Ventiquattro ordinanze di misure cautelari sono state notificate oggi, dalla Guardia di Finanza, nei confronti di alcune persone residenti a Catanzaro e Lamezia Terme. Si tratta di esponenti di una cosca di ’Ndrangheta e di pubblici amministratori. Complessivamente sono 12 le persone in carcere e altrettante quelle agli arresti domiciliari. Sequestrati anche beni per un valore di dieci milioni di euro nell’operazione, che è stata denominata “Quinta bolgia”.
Ai domiciliari è finito anche un ex parlamentare. Trattasi di Pino Galati, che era stato candidato per il Centrodestra al Senato nel collegio di Avellino e provincia alle politiche dello scorso 4 marzo, restando tuttavia fuori dal Parlamento. Galati è stato ex sottosegretario alle attività produttive e all’istruzione sotto i governi Berlusconi e parlamentare del Centrodestra per quattro legislature.
L’attività, che interessa sia gli ambiti di criminalità organizzata che quelli di pubblica amministrazione, rappresenta il culmine di due diverse indagini strettamente collegate tra esse condotte dalle articolazioni specializzate del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, con il fondamentale contributo dello s.c.i.c.o. di Roma. Il primo filone d’indagine, condotto dal g.i.c.o. del nucleo p.e.f. di Catanzaro, riguarda l’individuazione, ricostruzione e disarticolazione di due sottogruppi di ‘Ndrangheta operanti nel territorio di Lamezia Terme e riconducibili alla cosca confederata degli “Iannazzo-Cannizzaro-Daponte”. Tali contesti malavitosi sono stati individuati in relazione a due gruppi imprenditoriali ‘ndranghetistici che operavano anche avvalendosi del potere intimidatorio promanante dalla notoria appartenenza alla criminalità organizzata dei loro compartecipi, di fatto realizzando nel corso degli anni un assoluto monopolio, nel redditizio settore delle autoambulanze sostitutive del servizio pubblico, delle onoranze funebri, della fornitura di materiale sanitario, del trasporto sangue e altro ancora.
Il primo di essi, denominato “gruppo Putrino”, è riuscito sin dal 2009 ad acquisire una posizione di dominio nello specifico mercato, aggiudicandosi la gara di appalto relativa alla gestione del servizio sostitutivo delle ambulanze del “118” bandita dall’Asp di Catanzaro. Dal 2010 e sino al 2017, il citato gruppo imprenditoriale ‘ndranghetistico ha continuato a operare in assenza di una gara formale, a seguito di plurime, reiterate oltre che illegittime proroghe, in alcuni casi addirittura tacite, ottenute in considerazione dei privilegiati rapporti tra i vertici del gruppo criminale e numerosi appartenenti di livello apicale dell’Asp all’epoca in servizio, tra i quali il dott. Giuseppe Perri (già commissario straordinario e poi direttore generale sino all’agosto 2018) e il dott. Giuseppe Pugliese (già direttore amministrativo sino all’ottobre 2017), e ancora in servizio quali il dott. Eliseo Ciccone (già responsabile suem “118” ed ora destinato ad altro incarico) nei cui confronti vengono contestati plurimi episodi di abuso d’ufficio.
Analoghe condotte, con l’aggravante della finalità mafiosa, vengono contestate anche a due esponenti storici della politica lametina, che hanno rappresentato l’anello
di congiunzione tra il contesto ‘ndranghetistico e la aggravata. Il primo, Giuseppe Galati, già più volte parlamentare e componente, con incarichi di assoluto rilievo, di tre compagini di governo delle passate legislature. Il secondo, Luigi Muraca cl.68, ex consigliere del comune di Lamezia Terme, sciolto per infiltrazioni mafiose nel 2017. Nello stesso 2017 il soggetto imprenditoriale Putrino veniva colpito da un provvedimento interdittivo antimafia emesso dalla Prefettura di Catanzaro che comprometteva la
prosecuzione del delicato servizio pubblico affidatogli. In tale momento storico si inseriva il secondo sottogruppo di ‘Ndrangheta, denominato “gruppo Rocca”, anch’esso operante negli stessi settori economici che, forte della illecita concorrenza con cui era stato conquistato il mercato unitamente al “gruppo putrino” in danno di tutti gli altri operatori economici del settore che illegalmente erano stati posti fuori dal libero mercato, iniziava ad operare nel delicato quanto importante servizio pubblico quale capofila di una associazione temporanea di scopo. Le indagini, che hanno beneficiato di puntuali riscontri anche dalle dichiarazioni di numerosi ed affidabili collaboratori di giustizia, hanno consentito di tratteggiare una situazione di assoluto allarme sociale presso il nosocomio di lamezia terme ove, specie all’interno del reparto di pronto soccorso, gli accoliti dei due gruppi criminali hanno imposto un controllo totale occupando manu militari gli spazi, instaurando un regime di sottomissione del personale medico e paramedico operante.
In tal senso, le attività investigative svolte dalla Guardia di Finanza hanno fatto emergere che i dipendenti dei due gruppi imprenditoriali hanno la disponibilità delle chiavi di alcuni reparti dell’ospedale, la possibilità di consultare i computer dell’asp onde rilevare dati sensibili in merito a degenti, l’ingresso presso il deposito farmaci dedicato alle urgenze del pronto soccorso, situazione questa ben nota alla dirigenza dell’azienda sanitaria. In tale filone sono stati sottoposti a misura cautelare 19 persone nei cui confronti vengono contestate a vario titolo le condotte di associazione di stampo mafioso, delitti contro la p.a., l’industria ed il commercio anche in forma aggravata. in materia di cautela reale si è proceduto con il sequestro preventivo ai sensi della normativa antimafia e della responsabilità “parapenale” delle società ed enti dell’intero complesso aziendale delle sei società/enti riconducibili ai due sottogruppi di ‘ndrangheta per un valore complessivo di 10 milioni di euro. tra questi spiccano le società operanti tanto nel servizio sostitutivo delle ambulanze pubbliche che delle onoranze funebri compreso due “case funerarie”.
Il secondo filone dell’indagine, condotto dal gruppo tutela spesa pubblica sempre del nucleo p.e.f. di Catanzaro, riguarda condotte illecite perpetrate nell’affidamento e nella gestione del “servizio autombulanze occasionale e su chiamata” gestito dall’azienda sanitaria provinciale di Catanzaro. Tale vicenda si colloca temporalmente in concomitanza con l’emissione dell’interdittiva antimafia da parte della Prefettura di Catanzaro nei confronti del “gruppo Putrino” e la successiva assegnazione in estrema urgenza del servizio autoambulanze occasionale e su chiamata al “gruppo Rocca”. Nel novembre 2017, infatti, a seguito del provvedimento interdittivo emesso dalla Prefettura nei confronti della “croce rosa Putrino”, il servizio di autoambulanze dell’Asp era stato affidato con procedura di “estrema urgenza” (ossia senza bando di gara) ad un’associazione temporanea di scopo (Ats), con a capofila la “croce bianca Lamezia”, associazione di fatto del “gruppo Rocca” per il tramite di Tommaso Antonio Strangis.
Le indagini hanno fatto emergere un’allarmante carenza tecnica e organizzativa in capo all’Ats, che aveva dato esecuzione al servizio con ambulanze non adeguate da un punto di vista meccanico (freni e luci non funzionanti, cambio difettoso, problemi alla frizione, revisioni non effettuate) e non provviste di adeguate dotazioni elettromedicali (non munite di termoculla per il trasporto di neonati, ossigeno scaduto o non presente). Non meno preoccupante è quanto emerso in merito alla circostanza dell’impiego di personale non qualificato e non provvisto delle adeguate abilitazioni professionali. Grazie ad accordi corruttivi conclusi con i tre dirigenti dell’Asp catanzarese (Eliseo Ciccone, Giuseppe Luca Pagnotta e Francesco Serapide), l’associazione aveva ottenuto le certificazioni di qualità richieste per l’affidamento del servizio autoambulanze sulla base di una
semplice verifica documentale, senza le necessarie operazioni di riscontro fisico dello stato dei mezzi, delle dotazioni e delle strutture aziendali. Allo stesso modo, l’Ats “croce bianca” era poi riuscita a ottenere non solo la concessione iniziale, ma anche la proroga del servizio, entrambe ufficialmente concesse per ragioni di “estrema urgenza”, in attesa che l’asp di Catanzaro perfezionasse un accordo quadro per l’appalto del servizio ambulanze.
In questo contesto, sono stati tratti in arresto Strangis Tommaso Antonio e Colombo Italo, quest’ultimo amministratore di fatto dell’Ats, e Ciccone Eliseo, Pagnotta Giuseppe Luca e Serapide Francesco, dirigente e funzionari dell’Asp di Catanzaro. A loro carico, tutti sottoposti agli arresti domiciliari, sono ascritti a vario titolo episodi di corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, falso, rivelazione di segreto d’ufficio e frode nelle pubbliche forniture. Due soggetti, Tommaso Antonio Strangis ed Eliseo Ciccone, sono stati raggiunti da entrambe le ordinanze, avvalorando quanto emerso dalle indagini, dirette da questo ufficio e svolte dalla Guardia di Finanza, circa la stretta connessione tra fenomeni tipici della criminalità organizzata e l’infiltrazione nella pubblica amministrazione. La complessiva ed articolata esecuzione, condotta grazie all’ausilio determinante anche dei gruppi territoriali di Catanzaro e Lamezia Terme e del nucleo di polizia economico-finanziaria di Udine, ha visto l’impiego di circa 200 finanzieri, l’effettuazione di numerose perquisizioni e il sequestro di sei società.