Morti sul lavoro, resta un miraggio la banca-dati voluta dalle Procure

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Morti sul lavoro, ancora tutto fermo sotto il profilo del monitoraggio e del controllo delle morti bianche e degli infortuni sul lavoro. Era il 2009 quando venne siglato il protocollo d’intesa tra la Regione Campania e la Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Napoli. Intento della sinergia, in particolare, quello di collaborare, nell’ambito delle specifiche competenze istituzionali e nel rispetto dei limiti del segreto istruttorio previsto dal codice di procedura penale, nella configurazione di un quadro dei dati relativi all’andamento del fenomeno infortunistico mediante l’apporto conoscitivo di informazioni. In pratica ci si impegnava a creare un’apposita piattaforma informatica per dotare gli uffici giudiziari e quelli della Regione di una banca dati permanente che avrebbe dovuto avere un effetto non secondario nella prevenzione degli incidenti mortali, infortuni e anche malattie contratte sul posto di lavoro. Un vero e proprio portale nel quale riversare le informazioni relative agli infortuni sul lavoro.

A sostenere la creazione della piattaforma anche l’ex Procuratore capo di Avellino Rosario Cantelmo, oggi in pensione e all’epoca procuratore aggiunto presso la Procura di Napoli. L’ex capo dei pm avellinesi guidava proprio la sezione indagini che si occupava, tra l’altro, della materia degli infortuni sul lavoro. “La banca dati – sosteneva Cantelmo – può dare la possibilità alla Procura, che non ha sufficienti risorse economiche e tecniche per farlo da sola, di conoscere nel momento in cui si verifica un infortunio tutta la vita precedente di quella impresa e dell’imprenditore che la gestisce“. In questo modo si consentirebbe agli uffici giudiziari di sapere, all’atto in cui si verifica un grave infortunio sul lavoro, tutta la vita pregressa dell’azienda in cui è avvenuto il fatto, quello che è avvenuto prima in relazione al rispetto della normativa antinfortunistica, chi è l’imprenditore titolare dello stabilimento e altre simili informazioni. Un modo, quindi, per offrire al magistrato inquirente una solida base di partenza per le indagini.

Tuttavia, a distanza di anni e nonostante il portale sia anche stato creato con tanto di inserimento dei dati e quindi di conseguente spesa di fondi pubblici, non è possibile usufruire del servizio in quanto risulta inaccessibile da parte delle Procure. A mancare, insomma, l’avvio della piattaforma. E così la drammatica emergenza delle morti bianche non ha trovato serie e concrete risposte, tanto che il 2023, in Campania, si è rilevato essere l’anno più nero di sempre con 51 vittime. E il 2024 non è iniziato in maniera diversa. Solo ad Avellino e provincia si sono registrate già due morti bianche nel giro di pochi giorni: prima un magazziniere deceduto in un deposito farmaceutico a Monteforte Irpino, poi la tragica dipartita di un operaio incastrato in un macchinario nello stabilimento Stellantis di Pratola Serra. In entrambi i casi la Procura di Avellino ha aperto un fascicolo d’indagine per far luce sulle rispettive tragedie.