Montoro Sup. – Traffico di anabolizzanti, nei guai anche due irpini

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Montoro Superiore – E’ finito in carcere anche il titolare di una palestra di Avellino tra le persone tratte in arresto nell’ambito della vasta operazione condotta dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata tra la Campania e la Calabria. Un altro irpino è invece stato raggiunto da un obbligo di dimora: Clemente C. 27enne di Montoro Inferiore celibe e ciclista professionista è finito nei guai in quanto gli inquirenti hanno accertato che l’atleta ha fatto uso di medicinali illegali. Un’attività investigativa che ha avuto l’obiettivo di porre fine al traffico e all’uso di anabolizzanti. Dieci arresti, tre palestre sotto sequestro e cinque indagati sono i numeri dell’epilogo dell’operazione che si è conclusa questa mattina con la soddisfazione non solo della Procura ma anche del Pubblico Ministero Immacolata Sica che ha coordinato tutta l’attività investigativa e dell’Arma dei Carabinieri di Sant’Antonio Abate che hanno operato personalmente affinché l’indagine desse i frutti sperati. In manette sono finiti i titolari di tre palestre: una ad Angri in provincia di Salerno, la seconda a Siderno piccolo paese dell’hinterland di Reggio Calabria e la terza in Irpinia ovvero nel montorese. Inoltre si sono aperte le porte del Carcere anche per tre ciclisti professionisti: uno di Chieti, uno di Pisa e un terzo di Pomigliano d’Arco, un ciclista amatoriale, un podista e un direttore di squadra. Un altro atleta purtroppo è riuscito a rendersi irreperibile tant’è che gli inquirenti hanno avviato le ricerche al fine di assicurarlo alla Giustizia. L’ indagine, come abbiamo evidenziato è stata coordinata dal Pm Immacolata Sica, è datata gennaio 2005 a seguito di perquisizione che i Carabinieri di Sant’Antonio Abate eseguirono nell’abitazione dei titolari, padre e figlio rispettivamente di 66 e 33 anni, della palestra di Angri la ”GC&SC”: i due furono iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di possesso e spaccio di sostanze stupefacenti. Furono trovati infatti pochi grammi di cocaina. Una scoperta che fece insospettire gli inquirenti tant’è che ci furono perquisizioni anche nella struttura sportiva: i Carabinieri riuscirono a rinvenire una cospicua quantità di anabolizzanti e sostanze dopanti. Tutta merce proveniente soprattutto dalla Cina e dal Giappone ma anche dagli Stati Uniti d’America e dalla Germania: prodotti, confezionati in modo artigianale, che potevano avere anche effetti devastanti per la salute degli atleti. Padre e figlio furono arrestati e con loro finì in manette anche un piccolo boss di Angri, Pietro Galasso, con altri suoi cinque ‘fedeli’. Il blitz del 2005 dunque è stato il ‘là’ dell’attività investigativa che si è conclusa questa mattina. In questi mesi gli inquirenti, grazie ad intercettazioni telefoniche ed ambientali, sono riusciti a risalire ad un ciclista professionista del Molise che aveva preso contatti con il Galasso per l’acquisto di cocaina: l’atleta è stato indagato mentre l’indagine è proseguita negli ambienti dell’attività agonistica del ciclismo fino a condurre i Carabinieri agli arresti e ai sequestri. Un’operazione dunque di fondamentale importanza visti gli effetti dannosi che gli anabolizzanti possono provocare agli assuntori. Il fenomeno è sempre più diffuso, come hanno spiegato gli inquirenti, non solo tra gli sportivi professionisti ma anche tra i frequentatori di palestre, gli amanti del body-building e dello sport amatoriale di tutte le età. Il commercio, ovviamente sommerso, gestisce un volume di affari elevatissimo: le stime parlano di più di mezzo milione di italiani, giovani e adulti, che usano anabolizzanti perchè praticano il doping. Gli anabolizzanti aumentano il rischio di infarto e di arteriosclerosi, a causa dei danni provocati al sistema cardiaco e circolatorio, l’apparato riproduttivo è danneggiato, i danni al fegato aumentano il rischio di formazioni cancerose. Anche dal punto di vista psicologico la persona può cambiare, diventa più aggressiva, più irritabile e più violenta e, allo stesso tempo, diventa dipendente dall’anabolizzante come se fosse una droga. (emil.bol.)

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