Montemiletto – I dubbi di Osvaldo Micera sulle scelte urbanistiche

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Montemiletto – Nel paese, dopo 27 anni dal terremoto, giunge la terza amministrazione comunale “che pensa e agisce ancora come se fossimo in emergenza”. Lo dichiara il capogruppo ‘Dialogo’ del Comune di Montemiletto, Osvaldo Micera. Che parte da lontano per una riflessione. “Il degrado ha vari aspetti. Il terremoto nell’80 distrusse e provocò trasformazioni in ogni ambito, sociale, culturale e ambientale tanto che, ancora oggi, a 27 anni di distanza, non sono esauriti. L’emergenza imponeva di abbattere-ricostruire frettolosamente con una pianificazione urbanistica approssimata e spesso senza coordinazione; per cui dove non aveva distrutto il terremoto ci pensavano le Amministrazioni. L’economia locale e sociale sarebbe rimasta sconvolta assumendo i caratteri di “mirata” assistenza che tutti – politici, imprenditori e cittadini – volevano. Quell’evento con i suoi esiti distruggeva profondamente la natura urbanistica dei paesi e poi quella sociale delle famiglie. Tanti paesi però non toccati dal sisma sono cambiati completamente lo stesso. E’ stato l’abuso edilizio diffuso che, piccolo o grande, ha zittito quasi ogni forma di civile esigenza”. “Infatti il nostro paese, dopo avere vissuto lo scempio di uno splendido centro storico diffusamente cementificato, dopo che molti alberi del centro sono stati abbattuti, un paese che sopporta la presenza di un depuratore precedente al sisma ma con una urbanizzazione disordinatamente sovradimensionata per numero di abitanti e con le strutture pubbliche inesistenti, ridotte solo a strade, senza edificio scolastico o struttura sportiva, con servizi sociali ridicoli approssimati o inesistenti, oggi come allora si pensa solo a fare costruire condomini, con improbabili strade di campagna, un ponte senza infrastrutture stradali, minacciosi ascensori e fabbrichette di breve vita. Oggi come allora, per l’ennesima volta, nel centro del paese un residuo edificio di antica edilizia urbana dell’inizio del secolo, quindi bene di interesse storico-culturale, dopo essere stato liberato dai “vincoli”, viene abbattuto e destinato a un condominio, con negozi e garages, in barba ad un piano regolatore, vecchio, inadeguato e di per sé argomento caldissimo e intoccabile , ma soprattutto in barba ad associazioni culturali, ambientaliste e conservazioniste inclusi i loro rappresentanti. Il conto finale comunque è il continuo inseguimento di uno scempio urbano che continua a trasformare tutta l’area nell’imitazione degradata della periferia di una città di provincia. Il degrado è anche questo!”. “Un cambiamento che non migliora –i molti- ma arricchisce –i pochi-. Aumenta il costo e non il valore . Si pensa ancora che la bellezza, la dignità, il decoro di una comunità sia una strada con palazzi intonacati e con qualche pianta rinsecchita in bidoni di cemento. Non si mettono in dubbio le buone intenzioni di chi amministra, si discute della capacità di intendere di essi. Mai le scelte delle Amministrazioni vanno nell’interesse della collettività, sempre le scelte pratiche tradiscono le promesse elettorali di trasparenza. L’inganno ai cittadini è la regola”. E alla fine, le domande all’amministrazione: “In quale ambito si è curata la sorveglianza e la protezione della dignità, della cultura, della tradizione e della memoria di un paese? Che cosa rende deliziosi, gradevoli e invidiabili i paesi più belli se non i loro centri storici?

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