Mercogliano ricorda Giovanni Falcone. Il magistrato anticamorra Maresca: “Occhio, nella fase 2 la criminalità si presenta con la faccia pulita”

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Alfredo Picariello – “Quei momenti drammatici hanno rafforzato in me la voglia di raggiungere certi risultati. Per raggiungere obiettivi importanti, occorre sempre metterci la passione e bisogna fare sempre molti sacrifici. Il ricordo di personalità come Falcone, Borsellino e gli uomini delle loro scorte, deve essere sempre vivo in noi, non solo il 23 maggio. Per noi, devono essere un esempio quotidiano costante, un modello di vita utile anche ad aiutarci nelle difficoltà quotidiane”.

Catello Maresca, magistrato antimafia per molti anni in prima linea nella lotta contro i Casalesi, si confronta “a distanza” con gli studenti dell’istituto comprensivo “Guido Dorso” di Mercogliano in occasione della giornata della legalità istituita dopo la strage di Capaci di 28 anni fa, l’attentato di stampo terroristico-mafioso compiuto da cosa nostra, per uccidere Giovanni Falcone. Una giornata della legalità atipica a causa delle normative anticovid.

I protagonisti del dibattito intervengono “da remoto”, coordinati da Norberto Vitale: a trasmetterlo sono le emittenti Telenostra e Prima Tivvù. Sono interessanti e stimolanti le domande che vengono rivolte a Maresca. A rompere il ghiaccio è Noemi Ricci della II F: “Che senso ha ricordare oggi un grande uomo delle istituzioni, se poi vengono scarcerati boss di grosso calibro?”.

Inizio decisamente non male, ma Maresca, ovviamente, non si tira indietro. “Nel nome di Falcone, ho fatto la mia battaglia contro questa ingiustizia. Siamo riusciti a scongiurare il peggio perché inizialmente era previsto che fossero di più i criminali che dovevano uscire, invece ci siamo fermati a 500. E spero che anche questi, al più presto, facciano ritorno in carcere. Ma non perché dobbiamo essere per forza cattivi, ma perché occorre tutelare anche le persone che sono fuori”.

“La prossima battaglia che dovremo affrontare sarà quella per difendere l’istituto del carcere duro previsto dall’articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario”, annuncia Maresca. “A parte l’ultima sentenza della Corte Costituzionale che ne circoscrive gli effetti in relazione allo scambio di beni tra detenuti, è in corso da tempo un processo di lenta erosione dell’istituto”.

“Sarebbe un grave errore di valutazione quello di non comprendere tempestivamente il pericolo che si nasconde dietro questa tendenza negazionista. È una constatazione che rende oggi più amara questa giornata di commemorazione di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro”, aggiunge. “Speriamo che la politica sappia comprendere per tempo il pericolo ed intervenga con determinazione ed efficacia. La lotta alle mafie non è facile e si fa con convinzione e competenza”.

Come mai, pur sapendo di mettere a rischio la propria vita, Falcone è andato avanti nelle sue battaglie? A chiederlo al magistrato napoletano è Franco Pirone della II A. “Falcone e Borsellino – risponde Maresca – hanno sacrificato la loro vita non per se stessi ma per i figli, per i ragazzi, per gli studenti che loro spesso incontravano nelle scuole. Sono stati loro, Falcone e Borsellino, tra i primi a capire che la criminalità la si combatte anche fuori dai tribunali. Tutti insieme la si combatte, tutti insieme dobbiamo fare rete, alzare un muro contro l’aggressione delle malavita organizzata”.

Falcone “abbandonato” però dallo Stato, soprattutto nell’ultimo periodo della sua vita e della sua carriera. “Nemo propheta in patria”, ricorda Maresca. “Falcone veniva tacciato di essere troppo esibizionista, troppo protagonista. Spesso accade ancora oggi. Invece non dovrebbe mai succedere che si arrivi ad isolare persone così importanti che andrebbero sostenute sempre. Ad ogni modo, non bisogna mai smettere di credere nello Stato. Perché, alla fine, lo Stato vince sempre”.

“I mafiosi non dicono mai di essere mafiosi”, dice ancora Maresca. “Si presentano sempre più spesso con la faccia pulita. In questa fase 2, dobbiamo stare molto attenti, perché la criminalità è presente più che mai. Passano per quelli che vogliono aiutare le famiglie o le imprese in difficoltà. Poi, si fanno pagare tre volte tanto, spesso anche con la vita, a duro prezzo. Occorre essere molto attenti e vigili, strane dinamiche si vengono a determinare anche in luoghi insospettabili e con persone insospettabili”.

Il dibattito con Maresca è stato fortemente voluto dal sindaco di Mercogliano, l’avvocato Vittorio D’Alessio: “La legalità non si predica, si attua. La mafia non può e non deve vincere. La nostra comunità sa perfettamente da che parte stare, dalla parte della legalità, dei giovani, delle piccole comunità”. Ospite anche Angelo Antonio D’Agostino e tanti altri.

“Il 23 maggio non è solo un ricordo – dice D’Agostino – ma anche un insegnamento, un monito. Le istituzioni, da sole, non possono farcela a sconfiggere la mafia. Per questo motivo, è quanto mai necessario fare fronte comune”.