Il teatro comunale di Mercato San Severino domani alle 21.00 presenta Patrizio Rispo della soap “Un posto al sole” e Dalia Freudiani in “La morte di Carnevale” con Enzo Romano, Gino Cogliano dello storico gruppo “I tre tre”.
L’autore Raffaele Viviani ha prepotente il senso del teatro, unito ad una facolta’ di penetrazione dell’animo umano davvero singolare. I personaggi, i tipi sono disegnati a larghi tratti e, poi, ricavati nelle sfumature con sottile abilità. Il suo segreto di teatrante è una foga irresistibile nel suscitare da ogni movimento scenico, da contrasti melodrammatici o colti sul vivo, da atteggiamenti psicologici o da macchie di colore, un ininterrotto divertimento di sorprese, di emozioni e di fantasia. “La morte di Carnevale”, è tra le commedie più fortunate dell’autore. Una commedia in tre atti ambientata negli anni trenta. Pasquale Capozzi, soprannominato Carnevale. È un uomo malato, vecchio, lercio, sgradevole nell’aspetto e nei modi. Vive prestando soldi con l’interesse è, dunque, un usuraio, detestato da tutti. Ha un’amante ‘Ntunetta e un nipote Rafele. ’Ntunetta, ha sacrificato la sua vita per lui che non l’ha nemmeno sposata. Il nipote Rafele, vive d’espedienti e approfitta di quel barlume di affetto che, forse, l’avaro zio nutre nei suoi confronti. Quando Carnevale sta per morire, ‘Ntunetta e Rafele, lo sollecitano con cure e amorevolezze, ancor di più, confidando, ognuno dei due, per conto proprio, nell’eredità. Il rione partecipa alle cure dell’odiato usuraio, si presta a favori, pur di carpire, dalla porta aperta della casa di Carnevale, notizie e pettegolezzi. In fondo il pettegolezzo di quartiere di allora, era la soap opera televisiva. La fine di Carnevale è una liberazione per tutti, tanto da diventare, quasi, una festa, con pranzo. Il secondo atto è puntato sulla piazza, il quartiere con i suoi personaggi. Questi ultimi, vengono fuori ancora più presenti e protagonisti a rendere il susseguirsi delle scene divertenti e gustose. ’Ntunetta e Rafele, delusi di essere stati diseredati da Carnevale, decidono di sposarsi. Questo loro rapporto, ancora, segreto alle orecchie, curiose, del quartiere, sarà motivo, nel terzo atto, di situazioni comiche. Fin quando il guardiano del cimitero non verrà a comunicare, loro, che Carnevale non è morto ma si è trattato di morte apparente. Ecco che la storia si collega alla famosissima festa di cui la morte è un elemento centrale. Carnevale, simbolicamente, non può morire. L’obiettivo del regista, metterà in primo piano la miseria di sentimenti dei personaggi che la mano prolifica di Raffaele Viviani ha magistralmente disegnato.
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