Memoria, Foa’ agli studenti: denunciate sempre, perche’ la scuola puo’ battere il razzismo

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“Finche’ avro’ la forza andro’ sempre nelle scuole. Perche’ il razzismo nasce in classe con il bullismo. Perche’ ognuno di noi ha potuto prendere in giro un compagno di classe a scuola, andrebbe anche capito, quando viene fatto da una sola persona. Ma quando viene fatto da più persone non va più bene. Ci sono studenti che si sono tolti la vita a causa del bullismo. I ragazzi devono denunciare, i bulli, la camorra e ogni forma di violenza. Questo è il mio messaggio ogni volta che vado in una scuola”. Per Tullio Foa’, novantuno anni, ultimo esponente di quella generazione della comunità ebraica napoletana che ha vissuto il terrore del nazifascismo, non c’e’ solo la memoria della terribile esperienza vissuta negli anni delle Leggi Razziali e nella vita nascosta dai rastrellamenti alla base del suo impegno che lo porta in giro nelle scuole campane. E ha tenuto a ribadirlo anche stamattina, ospite del Liceo di Lauro, dove ha incontrato gli studenti per raccontare la sua storia, quella di tanti diritti negati. Insieme alla dirigente Maria Siniscalchi e al rappresentante della Proloco di Taurano, Giovanni Ferraro, che lo accompagna ormai da anni negli appuntamenti con le scuole in Irpinia. “Bisogna raccontare sempre- ci ha spiegato Foa’- Sono l’ultimo rimasto a Napoli di quel periodo e ho una certa età, ho novantuno anni. Dico che è importante parlare di quei fatti, farlo però con molta serenità ai ragazzi, senza astio. Raccontare cosa è successo nella tua vita, in gioventù e nel corso dell’infanzia. Perché a me vietarono di andare alla scuola pubblica a cinque anni, alla scuola elementare. E’ importante raccontare, farlo con calma e senza astio”. Intanto però da qualche tempo, come disposto dal prefetto di Napoli, quando ci sono eventi a cui partecipa, Foa’ deve comunicare per un servizio di “protezione” orari di partenza e della conferenza: “Il prefetto di Napoli fa molta prevenzione, questa è una sorta di protezione da queste schegge impazzite che sono una minaccia. Perche’ la guerra e’ finita da 80 anni”. “La mia famiglia e stata aiutata nel nostro piccolo, perché gli italiani e i napoletani erano contro le leggi razziali, non potevano apertamente dire che non erano d’accordo. Nella nostra famiglia siamo stati aiutati, prima dal direttore della scuola elementare, il funzionario di polizia della zona, che chiamo’ mia mamma e gli disse di cambiare casa e cercare qualcuno che non fosse ebreo che si intestasse i contratti di luce, gas e altro, così quando gli avrebbero chiesto dove stava la famiglia Foa’ avrebbe detto: non lo so. Un amico cattolico che si assunse questa responsabilità, perché se lo avessero scoperto ne avrebbe passate di tutti i colori. Ma poi va detto che tante chiese, tanti conventi, tante suore hanno salvato le vite umane degli ebrei. Questo va detto ed è giusto che si sappia”.