Maxi discarica a Sperone, chiusa l’inchiesta dopo i sigilli della Gdf: 4 indagati

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SPERONE- Chiusa l’inchiesta della Procura di Avellino sul sequestro di una cava della zona di Sperone dove il 9 gennaio scorso sono stati rinvenuti tre milioni di metri cubi di rifiuti speciali (materiali legati all’edilizia ) in un’ area di 116 mila metri quadrati. Il sequestro era stato eseguito dai militari del Comando Provinciale delle Fiamme Gialle di Avellino, agli ordini del colonnello Salvatore Minale e in particolare della Tenenza di Baiano, agli ordini del luogotenente Luciano Fasolino e dal personale del Reparto Operativo c Aeronavale di Napoli. Il sostituto procuratore della Repubblica di Avellino che ha coordinato le indagini, il pm Cecilia De Angelis, ha firmato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di quattro indagati, difesi dagli avvocati Silvio Sepe e Giuseppina Marotta. Si tratta dei due gestori dell’impresa che aveva la disponibilita’ della cava e di due operai di un’altra impresa che furono scoperti a scaricare rifiuti provenienti sempre dall’edilizia. Secondo le contestazioni i due imprenditori alla guida della società che aveva acquisito la cava, il primo dal 6 novembre 2020 al 5 febbraio 2021 e il secondo da quella data ad oggi, avrebbero gestito nell’ex Cava di località Carcara senza alcuna autorizzazione una discarica di rifiuti speciali pericolosi e non per tre milioni di metri cubi. In particolare materiale proveniente dalla demolizione nel settore edilizio. Nei loro confronti la Procura di Avellino addebita i reati di opere eseguite in assenza di autorizzazione o in difformità da essa, abbandono e deposito incontrollato di rifiuti, distruzione o deturpamento di bellezze naturali. Ai due operai viene contestato il reato di abbandono incontrollato di rifiuti. La discarica di rifiuti da costruzione e demolizione. L’intervento era scaturito a seguito di diversi sorvoli dei mezzi aerei che avevano permesso di mappare il territorio interessato, e avrebbe evidenziato le alterazioni morfologiche provocate dall’ attività imprenditoriale posta in essere che, tra l’altro, ha causato, in spregio ad ogni normativa a tutela dell’ambiente, la deviazione del percorso di un alveo. L’attività dei militari aveva permesso pertanto di sottoporre a sequestro preventivo circa 116.000 mq dove sono stati conferiti in completa irregolarità circa 3.000.000 di metri cubi di rifiuti da demolizione e costruzione. Sulla vicenda è ancora in corso anche il contraddittorio sulla natura dei rifiuti. Ora si attende che gli indagati possano chiedere di essere ascoltati dalla Procura dopo la notifica dell’ avviso di conclusione delle indagini.