Massacrato di botte in carcere, in aula le testimonianze degli agenti sequestrati e picchiati quella sera

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AVELLINO- La sera del 22 ottobre 2024, quando un gruppo di detenuti reclusi nella sezione al piano terra destro del carcere di Bellizzi Irpino ha prima preso in ostaggio e privato delle chiavi gli agenti in servizio e poi prelevato e massacrato di botte il detenuto Paolo Piccolo, a vigilare sulle sei sezioni del carcere irpino c’erano solo due poliziotti penitenziari. Due agenti per 250 detenuti. Sono stati loro, parte offesa nel processo che e’ entrato nel vivo dell’istruttoria dibattimentale oggi, a raccontare cosa avvenne quella sera e soprattutto i nomi di coloro che eseguirono il raid ai danni del detenuto recluso nella camera 8 del reparto di media sicurezza al primo piano destro del carcere di Bellizzi Irpino. I primi due testimoni ascoltati davanti al Collegio presieduto dal giudice Sonia Matarazzo. Esami che sono andati avanti a lungo e non sono mancate scintille tra accusa e difesa. In aula era presente il pm Luigi Iglio, che ha coordinato le indagini di Squadra Mobile e Nir della Polizia Penitenziaria. A processo ci sono Crisci Sabato Francesco (20 anni, Baiano), Osemwegie Nelly (37 anni, Nigeria), Tarallo Valentino (32 anni, Napoli), Milo Pasqualino (43 anni, Salerno), Luigi Gallo (classe 1986, Napoli), Luciano Benedetto (43 anni, Napoli) e Flammia Giovanni (28 anni). Tre imputati hanno scelto il processo con rito abbreviato e sono stati condannati: dieci anni e otto mesi di reclusione a Zona Raffaele, classe 1994, difeso dall’avvocato Antonio Izzo del foro di Santa Maria Capua Vetere; sette anni e quattro mesi a Paudice Agrippino, classe 1998, assistito dall’avvocato Domenico Dello Iacono del foro di Napoli Nord; e la stessa pena a Capone Giovanni, classe 1997, rappresentato dall’avvocato Dario Carmine Procentese, anch’egli del foro di Napoli Nord. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Antonio Falconieri, Lucio Coppola, Fabio Gentile, Francesco Liguori, Antonio Izzo, Domenico Dello Iacono, Dario Carmine Procentese, Vincenzo Rispoli, Antonella Senatore, Angelo Peccerella, Gerardo Santamaria, Eduardo Izzo. La parte civile, i due agenti penitenziari, rappresentati dagli avvocati Elvira De Leo e Carotenuto.
ORE 22:15 LA MINACCIA E IL SEQUESTRO DEGLI AGENTI: DATECI LE CHIAVI O STASERA NON TORNATE A CASA
“Dateci le chiavi del primo piano destro, altrimenti non tornate a casa. Fate quello che vi diciamo e non vi ammazziamo”. Sono passate da poco le ventidue e quindici del 22 ottobre 2024 ed e’ questa una delle richieste minatorie che due dei quattro detenuti reclusi al piano terra destra del penitenziario di Bellizzi Irpino, rientrando dall’infermeria, intimano ai due agenti della Polizia Penitenziaria che si trovavano nel box del personale nell’atrio della Sezione al piano terra. Il racconto dei due agenti, Davide, dal 2018 nella Penitenziaria ed Emilio, 23 anni, da due nella Penitenziaria, e’ terribile. Anche perché Davide è stato costretto anche ad assistere al pestaggio di Paolo Piccolo, fino a quando il gruppo di almeno otto detenuti non ha deciso di rientrare e barricarsi nella Sezione. Entrambi sono giunti a Bellizzi Irpino il 2 ottobre 2024, quella sera Davide doveva presidiare le due Sezioni al Primo Piano, Emilio invece l’alta Sicurezza al secondo piano. Il collega che sta al piano terra però viene impiegato per un emergenza legata ad un caso di scabbia e quindi devono anche occuparsi del piano terra. Sei Sezioni, orario che dalle 20 prevede la conclusione della socialita’ e il rientro in cella dei detenuti. C’è un gruppo però al piano terra che non ne vuole sapere, attendono i loro compagni di Sezione che nel frattempo, autorizzati, si erano recati in Infermeria. Ma al loro rientro i tre si dirigono direttamente al box dove si trovano i due agenti. Da quel momento inizia un ora e mezza di violenza e minacce e scatta il massacro di Paolo Piccolo.
L’AGENTE SEQUESTRATO NEL BOX
Il primo a salire sul banco dei testimoni e’ Emilio, il più giovane dei due agenti, che ha ricostruito quello che avvenne quella sera. “Il 22 ottobre 2024 ero in servizio di vigilanza del Settore Alta Sicurezza. Inizialmente dalle 8 alle 16:10. Successivamente ho prolungato per mancanza di personale fino alle 24. Insieme al collega eravamo addetti al primo piano piano terra e secondo piano. In totale dovevamo vigilare su 250 detenuti circa. Intorno alle 22 alcuni detenuti, autorizzati da un’infermiera che si recava per le medicazioni nella Sezione, avevano chiesto di raggiungere l’infermeria. Abbiamo seguito dalla nostra visuale con lo sguardo il loro ingresso.Al rientro in infermeria invece di recarsi al piano terra destro, i detenuti Valentino Tarallo e Paudice Agrippina hanno fatto accesso al box e ci hanno minacciato: “Fai quello che ti diciamo o ti ammazziamo”. Noi abbiamo cercato di dissuaderli dall’ intento ma ci hanno spintonato e bloccato al fine di recuperare le chiavi del primo piano destro”. Il pm Iglio ha chiesto al teste se fossero state pronunciate anche altre minacce. “Fate quello che vi diciamo o stasera non tornate a casa. Dobbiamo andare alla cella 9, dateci le chiavi del primo piano destro”. In prima battuta erano i detenuti Taralllo e Paudice, subito dopo altri 8 o 9 detenuti e in particolare il nigeriano Nelly che ha raccontato l’agente: ha iniziato ad aggredirci colpendo con schiaffi. Erano alla ricerca delle chiavi del primo piano destro e mi chiedevano il numero della chiave, che non abbiamo comunicato. Hanno prelevato con la forza il mio collega al fine di farsi aprire la camera numero 9 che poi si è scoperto fosse la 8, dove si trovava Piccolo”. Il pm Iglio ha anche chiesto se avessero avuto la possibilita’ di far scattare l’allarme:
“Non avevamo la possibilità di attivare nessun allarme perché siamo rimasti bloccati. Sono rimasto bloccato la porta era aperta e i detenuti dicevano: stai li o ti ammazziamo. Quelli che mi hanno bloccato non li ricordo. All’inizio erano tre”. Le armi improprie riconosciute dall’agente erano : “mazze di legno realizzate verosimilmente con i loro tavoli nelle proprie camere. Ho visto solo mazze rudimentali”. Il suo collega era stato condotto al primo piano e ricorda l’agente: ” viene condotto al primo piano, non ha avuto la possibilita’ di intervenire in alcun modo”. Molto piu’ drammatico invece il raccconto di Davide, l’agente costretto ad assistere al pestaggio di Piccolo e condotto al primo piano. Dalle ore 2o iniziamo le operazioni di chiusura una sezione alla volta. A partire dal secondo piano fino all isolamento. In quel momento eravamo ad attendere nel box del piano terra destro. Perché c’erano dei detenuti che con dei pretesti ritardavano il rientro. Alle ore 20 prevista la chiusura ma c’erano stati questi ritardi. A parte questo piano terra destro con una decina di detenuti il resto è andato a buon fine. Alcuni detenuti, in particolare Pisapia ,Tarallo, Crisci che erano tutti detenuti al piano terra destro e Paudice che si e aggiunto uscito dalla Sezione per andare, che chiedevano di recarsi in Infermeria.
Non avevano nulla di visibile ma avevano avuto assenso dall infermiera. In Infermeria sono giunti sempre da soli, perché c’è un corridoio parallelo al boxe
Questi quattro detenuti sono andati in infermeria . Cerchiamo di persuadere i detenuti che non volevano rientrare, perché dicevano che aspettavano i loro compagni di sezione. A quel punto noi ci ritiriamo nel box e controllavano con le telecamere.
Mentre attendevano all intero del box arrivano i detenuti dall’Infermeria e fanno accesso al box: Dateci le chiavi del primo piano destro, altrimenti non tornate a casa. Fate quello che vi diciamo e non vi ammazziamo” . Tarallo e Paudice sono sicuramente entrati all interno del box. All’ interno del box non erano più di quattro. All esterno non riuscivo a capire quanti ce ne fossero. Abbiamo cercato di dissuaderli dalle loro intenzioni, poi hanno iniziato a strattonarci. A partire da Tarallo, che era una sorta di portavoce di questo gruppo”.
L’agente ricorda che “ad un certo punto sono state sfilate per fare uscire tutti gli altri che erano in attesa. Sopraggiunge qualche altro detenuto al momento in cui viene aperta la loro sezione primo piano destro. Arrivano altri otto o nove detenuti.
Colui che agiva con maggiore violenza e con schiaffi era Nelly. Qualcuno ha anche detto: Noi abbiamo venti anni di galera, non ci cambia nulla se vi ammazziamo”. Scatta una sorta di “sequestro” dell’agente:
“A quel punto, visto che il loro scopo era quello di ottenere le chiavi del primo piano destro, decidono di prelevarmi e accompagnarmi fino al piano superiore, mentre l’ altro collega era trattenuto da altri. In quel momento solo Zona Raffaele con il bastone. Ho visto solo bastoni. C’erano sicuramente Zona Raffaele,
Capone Giovanni, Nelly e Capuano. Ho cercato in tutti i modi di liberarmi ma c’era un detenuto a destra e uno a sinistra. Il momento è stato così rapidi che e stato impossibile poter sollecitare i rinforzi”.
Poi racconta quello che e’ avvenuto quando arrivano al primo piano: “Lo sbarramento della Sezione era già aperto, le singole celle erano chiuse fino alla cella del Piccolo, che era nella camera numero 8. Vengo invitato con forza ad aprire la camera: Questa camera non la apro. Nelly mi colpisce e poi apre la camera.Vi sfilano le chiavi Mi ricordo che c’era sempre Nelly vicino a me Rimasto sempre sorvegliato da un detenuto. I detenuti si alternavano e non tutti si accanivano su Piccolo, l altro detenuti che faceva da palo all ingresso della sezione per non farmi dare l allarme
“Un paio di loro entrano nella camera di Piccolo e lo portano fuori . Lui viene pestato a sangue. Viene percosso dappertutto, gambe e testa. Cercava di parare i colpi ma la foga era tanta. Erano sette p otto persone e si alternavano anche. Stabilirlo con certezza il tempo non passava mai. Penso intorno ai cinque minuti. Poi viene trascinato e portato giù al piano terra. Veniva trascinato a terra per i piedi e le braccia e anche lungo le scale”. Un terzo momento avvenuto al piano terra, quando si continua a colpire Piccolo. Anche se in quel momento l’agente nota che uno dei detenuti che era presente al pirmo piano, Benedetto Luciano, tenta di frapporsi e far desistere gli altri da continuare a colpire il detenuto. Davide, rispondendo ad una precisa domanda della presidente Sonia Matarazzo, ha anche ricostruito sulla base dei detenuti riconosciuti, a quale delle tre fasi di quella sera avessero partecipato, almeno per quello che era il suo ricordo di quei minuti: Crisci Sabato Francesco era uno dei presenti alla prima fase, quando hanno fatto accesso al box, non ricordo nella seconda fase. Oswmeige Nelly presente in entrambi le fasi, sia quando e’ stato fatto accesso al box del piano terra dove ci trovavamo insieme al collega sia la fase del pestaggio. Tarallo Valentino presente nel box al primo piano destra, ovvero quando Piccolo e’ stato prelevato dalla sua camera non me lo ricordo. Zona Raffaele me lo ricordo nel momento dell’ingresso del box, Capone Giovanni sia nella prima che nella seconda fase al primo piano area destra, Milo Pasqualino non me lo ricordo proprio. Gallo Luigi era presente nella seconda fase e anche nel pestaggio giù, quando Piccolo e’ stato trascinato per le scale. Benedetto Luciano nel box non ricordo se c’era e al primo piano cera e nella seconda fase ha tentato di bloccare il pestaggio. Flammia Giovanni me lo ricordo sopra allo sbarramento del primo piano e poi mi ha accompagnato per le scale, era lontano dal corpo del Piccolo”. Proprio il difensore di Flammia, il penalista Gerardo Santamaria ha fatto emergere come ci fosse stato da parte del secondo agente sentito in aula un primo errore di riconoscimento per due detenuti, rilevando ed ottenendo anche la conferma che l’agente non conoscesse Flammia e che solo il 28 novembre lo aveva identificato dai video, dopo che però non aveva avuto modo di vederlo, perché era rientrato nel successivo mese di dicembre in servizio. Santamaria ha ottenuto che i video vengano anche visionati in aula. Anche la difesa di Luigi Gallo, l’avvocato Senatore, ha ottenuto per il suo assistito una perizia psichiatrica.