“Questa manovra non è la migliore in assoluto, di certo non la risposta ottimale alle emergenze sociali del Paese, ma indubbiamente molto migliorata già alla Camera grazie al lavoro delle Commissioni, frutto delle proposte del Partito Democratico. Il risultato è un provvedimento in grado di avviare un percorso di risanamento dei conti dello Stato e di rilanciare la crescita del Paese”. Così Enzo De Luca nel suo intervento, oggi in Aula, nel corso della discussione sul decreto “salva Italia”. Il senatore del Pd, ringraziando il Governo Monti “per il lavoro svolto nel giro di pochi giorni e per quello che farà in futuro” e sottolineando il senso di responsabilità del Partito democratico nel sostenere il nuovo esecutivo, – “per salvare lo Stato”, ha detto – ha poi aggiunto: “Disposizioni come l’aumento dell’indicizzazione all’inflazione garantito alle pensioni fino a 1.400 euro pagato con i soldi sottratti agli evasori dello scudo fiscale, le deroghe alle nuove regole per i lavoratori che sono in mobilità, l’aumento della detrazione dell’Ici o dell’Imu sulla prima casa per le famiglie con più figli, il controllo e la trasparenza sulle operazioni finanziarie, strumento fondamentale della lotta all’evasione – solo per citarne alcune – sono state inserite nel decreto “salva Italia” grazie ai suggerimenti del nostro partito, recepiti dal Governo. Ci saremmo aspettati maggiore determinazione sulle liberalizzazioni, maggiore incisività per scardinare i blocchi corporativi, ci saremmo aspettati una spinta maggiore sulla lotta all’evasione, che resta una delle cause principali dell’emergenza finanziaria in cui versa il Paese”. Poi, sottolineando come l’evasione sia un canale privilegiato dalla criminalità, in ascesa in tutto il Paese, De Luca ha concentrato l’attenzione sul Sud e sulla necessità di “rilanciarne la crescita, spezzando le catene delle mafie. I fondi strutturali – prima di tutto quelli del Fondo aree sottoutilizzate – devono essere utilizzati con maggiore efficienza, recuperando il cofinanziamento del 35 per cento mai stanziato dal Governo precedente, magari procedendo anche ad una rinegoziazione di tali risorse, destinate principalmente alle aree del Meridione ma utilizzati finora per far fronte ad emergenze che nulla avevano a che fare con lo sviluppo del Sud. Tutto questo per dire che la nostra azione, e insieme quella del Governo, non può e non deve esaurirsi a questo decreto, la cui efficacia nella pratica e per il futuro del Paese, sulla carta indubbia, “dipenderà – come ha dichiarato il nostro premier – dal comportamento di tutti: cittadini, produttori, imprese, acquirenti di titoli di Stato”. Questo, quindi, è un punto di inizio, una cornice nella quale andare ad inquadrare “interventi più meditati ed organici”, per usare ancora le parole del presidente del Consiglio – ha detto il sen. – definendo finalmente le condizioni per uno sviluppo strutturale. A questo punto, anche per procedere ad un riordino normativo di maggiore efficace e rappresentanza, affronterei il tema della riforme istituzionali, costituzionali e legge elettorale, quest’ultima finalizzata prima di tutto a recuperare il rapporto di rappresentanza tra eletti, elettori e territori di appartenenza. In tal modo – sono convinto – getteremo le basi per restituire credibilità alla politica, voce ai territori, completamente ignorati e zittiti dalla legge elettorale della maggioranza berlusconiana (il famigerato “Porcellum”), e delineare un futuro più stabile al bipolarismo – non necessariamente bipartitico, ma strutturato su alleanze chiare e preventive, prive di transazioni post elettorali tra le forze politiche componenti – che resta, nel solco tracciato da Moro e Berlinguer per difendere lo Stato dall’aggressione del terrorismo, il sistema politico più adeguato ad una democrazia matura come quella che lo statista democristiano, con straordinaria intuizione, definì “dell’alternanza democratica”. Questa manovra – ha concluso De Luca – è solo il punto di inizio di un percorso lungo e non scevro da ostacoli e tuttavia l’unico che può condurci fuori da questa fase di drammatica emergenza, a un passo dal default, dall’aggravarsi della recessione, restituendo il futuro a milioni di giovani, uomini e donne, che non possono continuare a vivere senza la speranza di un futuro migliore dell’oggi e di una prospettiva di vita più stabile del presente con cui si trovano a dover fare i conti anche per i guasti di una politica che non sempre all’interesse particolare ha anteposto quello generale, il solo che a noi preme tutelare, a cominciare dal recupero di una forte passione di impegno civile da parte di tutti coloro che hanno a cuore le sorti dello Stato”.
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