Lotta al terrorismo, perquisizioni in tutta Italia

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Lotta al terrorismo. Da questa mattina i carabinieri del Ros hanno arrestato – a Fossano, in provincia di Cunero – un 19enne di origini marocchine, per il delitto di istigazione a delinquere aggravata dalle finalità del terrorismo e partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo internazionale.

L’arresto – come si legge da La Stampa –  è avvenuto esecuzione ad un fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura Distrettuale di Roma Gruppo antiterrorismo.

«L’attività di indagine – spiegano i carabinieri del Ros in una nota – avviata nei confronti del giovane marocchino, ha consentito di accertare come costui, attraverso i suoi numerosi account social,(Facebook, Instagram, Twitter) abbia propugnato, rilanciandola, una intensa propaganda jihadista inneggiante al martirio, alla ricompensa che Dio concederà alla comunità dei musulmani impegnati nel jihad, alla punizione che la stessa riserverà ai miscredenti, esaltando le gesta, il valore ed il coraggio dei combattenti in nome di Allah. Tra le frasi più significative censite su alcuni dei suoi canali Facebook».

Ma non si tratta dell’unica operazioni antiterrorismo delle ultime ore, qui in Italia. Le perquisizioni in chiave antiterrorismo compiute dalla polizia coinvolgono tutto il territorio italiano. Da Nord a sud.

A Foggia è stato scoperto, due giorni fa, un imam egiziano che teneva sessioni di indottrinamento per bambini musulmani (la maggior parte nati in Italia) accompagnati da video dell’Isis e giuramento al Califfo.

Poi l’arresto di un antesignano della propaganda jihadista online, ragazzo di origine marocchina nato e cresciuto nella cintura torinese che stava passando dal jihadismo da tastiera all’azione, studiando come usare coltelli e veicoli come strumenti di terrore.

E infine ieri, tra Lazio e Campania, l’arresto di una rete di simpatizzanti tunisini della jihad a cui gli investigatori sono arrivati setacciando i contatti di Anis Amri, l’attentatore del mercatino di Natale di Berlino che aveva vissuto per vari anni nel nostro Paese e che avrebbero fatto entrare illegalmente in Italia un centinaio di connazionali.

“Si è evitato che dalla fase di radicalizzazione si sfociasse in una attività terroristica vera e propria -ha  spiegato il pm Sergio Colaiocco nel corso di una conferenza stampa in Procura a Roma- Non c’e’ alcun elemento concreto che facesse pensare alla preparazione di un attentato specifico ma ci sono elementi che fanno pensare che si stessero preparando a questo”.