L’omosessualità oggi: da Pasolini a Cirinnà, la lectio di Sgarbi al teatro Gesualdo

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Silenzio. Le note di un violino. E’ Valentino Corvino ad accompagnare l’ingresso al teatro “Carlo Gesualdo” di Avellino della lectio magistralis su Michelangelo Merisi, in arte Caravaggio, fornita dal critico d’arte Vittorio Sgarbi. Poche note e subito un documento di Moravia su Pasolini: “Chi era Pasolini?” si domanda l’amico Alberto, a pochi giorni dalla morte del grande regista, a rispondere è lo stesso Sgarbi: “Un rivoluzionario, come Caravaggio”.

Per comprendere il fil rouge che collega i due immensi artisti ci sarà tempo, l’ex Sottosegretario di Stato al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali ora è un fiume in piena, dalle sue labbra pendono argomenti di attualità, uno sguardo sull’omosessualità. “Oggi si parla tanto di matrimonio tra persone dello stesso sesso e di adozioni, Pasolini era omosessuale, ma non si sarebbe mai voluto sposare, preferiva avere rapporti occasionali con minorenni, cosa che gli ha comportato non poche denunce e, in tema di querele, mi sento quasi vicino a lui, visto le circa cinquecento a mio carico. Adozioni? Sarei anche d’accordo, ma non condivido il capriccio di una coppia omosessuale di voler avere a tutti i costi un figlio proprio. Poi questo battersi per i diritti altrui, che senzo ha sacrificare un diritto proprio per un diritto di coppia, io sconsiglio il matrimonio in ogni caso – la platea ride – i preti non si sposano e fanno bene, perché dovremmo farlo noi?”

Da qui a Caravaggio, l’arte innalza le civiltà, il pittore nasce con una mostra nel 1891 a Milano, seppur le sue opere si trovassero tutte al sud, ma la sua famiglia era milanese ed è stata quella mostra a far comprendere al mondo il ruolo rivoluzionario di Caravaggio. Come Pasolini. I due, il primo nei suoi quadri magnificamente dipinti, il secondo nelle pellicole e nei libri, preferiscono la presenza all’essenza, per la prima volta vengono rappresentate scene di vita quotidiana, anche le varie Madonne, Giuseppe, Maddalene, San Paolo e gli altri sono raffigurati nelle loro vesti umane non divine. Questa è la vera rivoluzione.

Caravaggio ha inventato la fotografia, senza avere la macchina fotografica. Mentre Tommaso Arosio fa sfilare in video i vari Bacchino malato, I bari, Fanciullo con cesto di frutta, Maddalena penitente, Davide e Golia, le nature morte e la Conversione di San Paolo, per Sgarbi è l’occasione di tornare sui temi di attualità – sempre prestando l’attenzione ai quadri – da qui l’Expo, Papa Francesco e il crocifisso, simbolo della storia occidentale e non solo religioso, l’Italia si base sulla religione cristiana, “togliere il crocifisso sarebbe come togliere dal muro un quadro di Caravaggio”.

Una lezione di storia dell’arte camuffata da spettacolo, e neanche troppo camuffata, questa la descrizione della manifestazione teatrale, il Gesualdo – “questo grande teatro” – fornisce disciplina a Sgarbi, le musiche appassionano il pubblico, attento ma anche divertito dallo show.

C’è tempo anche per commuovere, scroscianti applausi accompagnano il nome di Ettore De Conciliis, il cui Murale della Pace (nella chiesa parrocchiale San Francesco d’Assisi)  è definito “maestoso” dal celebre critico d’arte e opinionista, a cui lo stesso ha anche dedicato un libro.

Murale della Pace, Ettore De Conciliis - Chiesa San Francesco d'Assisi
Murale della Pace, Ettore De Conciliis – Chiesa San Francesco d’Assisi

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