ll Carnevale di Montemarano, tradizione storica e simbolo di identità culturale, ha visto anche quest’anno una grande partecipazione di pubblico, confermando la vitalità di questo evento. Tuttavia, le riflessioni di Roberto D’Agnese, Referente per la Regione Campania del “Centro Coordinamento Maschere Italiane”, pongono l’accento su un aspetto cruciale: il potenziale di crescita dei carnevali irpini e la necessità di un coordinamento più forte e organico per valorizzarli appieno.
“Il Carnevale di Montemarano e, in generale, quelli delle zone irpine, hanno un potenziale altissimo”, afferma Roberto D’Agnese. “Quest’anno c’è stato un pienone di partecipazione in molti paesi e in tutte le tradizioni, ma siamo ancora lontani dall’avere una gestione coordinata che permetta di sfruttare pienamente questo patrimonio culturale.”
Secondo D’Agnese, sebbene ogni paese esprima una tradizione carnevalesca unica e affascinante, manca un coordinamento culturale e turistico che possa fare davvero la differenza. “Il Carnevale è un argomento che attira molte persone, ma in Irpinia, purtroppo, non è regolamentato né organizzato in modo tale da svilupparsi come un fenomeno di ampio respiro. Il risultato è che la manifestazione rimane legata a un solo giorno di festa, senza una continuità che possa attrarre i turisti anche al di fuori delle tradizioni locali.”
Una delle questioni sollevate da D’Agnese è la scelta di fondo che i territori irpini devono affrontare: “Vogliamo che il carnevale diventi un momento turistico, una risorsa economica, oppure preferiamo che resti un evento di gioia e convivialità per i locali?” Per D’Agnese, questa è una decisione cruciale che dovrà essere presa se si vuole invertire la tendenza dello spopolamento che affligge molte aree interne.
Lo spopolamento, un fenomeno che colpisce gran parte delle zone rurali e montane, è infatti strettamente legato alla mancanza di servizi e opportunità economiche. D’Agnese sottolinea che le aree interne non sono “per sé” in declino, ma diventano marginali quando non riescono a suscitare interesse, sia per la popolazione che per i visitatori. “Se un luogo è di poco interesse, l’economia comincia a declinare, si perdono i servizi, e le persone se ne vanno. Questo è un circolo vizioso che dobbiamo assolutamente interrompere.”
Il Carnevale, con la sua storia, la gastronomia, il vino e le tradizioni, ha tutte le carte in regola per diventare uno strumento di rilancio del territorio. Tuttavia, secondo D’Agnese, queste potenzialità non vengono ancora messe a sistema: “Lo stato di salute dei carnevali e delle tradizioni in generale è buono, così come lo stato di salute dell’enogastronomia, ma manca un approccio strategico che possa mettere insieme tutti questi elementi per invertire la rotta dello spopolamento.”
La proposta avanzata da Roberto D’Agnese, emersa durante il convegno “Transumanze Popolari” del 1° marzo, è di creare uno spazio di confronto pubblico tra gli attori locali, i politici e le istituzioni per ragionare su come valorizzare le tradizioni e trasformare le aree marginali in luoghi di interesse. “Bisogna lavorare in sinergia e fare un passo indietro dal campanilismo, smontare le sovrastrutture che bloccano lo sviluppo e aprirsi a un’azione comune per il bene del territorio”, conclude D’Agnese.
L’appello è chiaro: un Carnevale che non rimane fine a sé stesso, ma che diventa un volano di sviluppo culturale, sociale ed economico per l’Irpinia. Questo, secondo D’Agnese, è l’ultimo treno per evitare che le tradizioni e i luoghi finiscano per essere dimenticati. Un lavoro di squadra, un confronto aperto e azioni pratiche sono la chiave per costruire un futuro in cui il Carnevale possa davvero diventare una risorsa per tutti.