Lo spariglio di Berlusconi: VENGO DOPO IL… PIDDI’

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(di Raffaele La Sala ) – “Potrei anche allearmi col Piddì”: ha dichiarato con una incredibile piroetta il cavalier Berlusconi, mentre ammainava la bandiera di ‘Forza Italia’ (un marchio evidentemente un po’ blasè) per spiegare al vento quella, seminuova di zecca, del Po[po]lo della libertà. In attesa di una assai probabile precisazione ‘a babbo morto’, tanto il sasso lanciato nella piccionaia ha già prodotto tutti gli effetti (di sorpresa dei puri, di smarcamento da alleati sempre più scomodi, di spariglio di giochi che parevano già fatti), proviamo ad anticipare qualche sommessa riflessione. Ex post, dopo aver smaltito, a fatica, la sbornia di otto milioni di uomini (che marciano festosamente contro Prodi) e che si aggiungono ai cinque delle falangi veltroniane, tutto appare improvvisamente più chiaro, e di questo non si può che dare atto al Cavaliere di Arcore, che almeno ha il dono della franchezza, fino alla brutalità. Troppo simili, troppo complementari, troppo…tutto, Veltroni e Berlusconi, insieme, hanno fatto 13 (milioni di Euro), disegnando la vera novità della politica italiana delle due repubbliche ed innescando reazioni difficilmente controllabili. Si delinea, ancora confusamente in verità, ma in via di rapida chiarificazione, il progetto di un grande contenitore ‘unico’, che si potrebbe chiamare, per esempio, “Partito del Popolo delle libertà democratiche” (Pipì Lidè, che non dovrebbe dispiacere agli ex popolari), oppure “Partito democratico del popolo” (Pidipì, che strizzerebbe l’occhio alle sinistre), o piuttosto “Partito democratico delle Libertà” (Pidilì, più rassicurante e ‘gentile’ e che perciò suggerirei per intercettare il voto ‘moderato’, che non guasta mai). Nessun dubbio per il leader: Silter Berveltroni, mi pare che andrebbe benissimo. Orwell, mi perdoni sir Gorge, aveva parlato, di un solo ‘grande fratello’: Berlusconi e Veltroni, che fanno le cose veramente in grande (mica sono veltrini o berluschini…suvvia) ne fanno almeno due. Sarebbe interessante, fino all’inquietudine, segnalare le ‘analogie’ del regime orwelliano con gli sviluppi in atto. Ma poiché non è il caso di prendere tutti troppo sul serio, mi piace immaginare i neodioscuri sottobraccio che sfumano sulle note di Via col vento. Con la signora Vittoria nel ruolo di Rossella ‘O Hara e la signora Flavia nella parte di Mami, mentre partono –a reti unificate Raiset– i consigli per gli acquisti. Riusciranno la politica (e la società e l’economia) italiana a venire a capo di una matassa così aggrovigliata di interessi (passivi), di mutui ‘derivati’, di presidenti condannati, (coraggio Rosanna e Gino) e di partiti che si fanno e si disfano, in una notte, sulle convenienze del momento? Nella disinvolta ammuina di queste ore, mentre anche i piccoli Fini e Casini e persino Marini (mica sono Foni, Casoni, o persino Maroni …suvvia) si interrogano candidamente sul presente, sorpresi al ‘centro’ dal sol dell’avvenire, non si può che salutare con qualche sollievo, la ‘necessità’ dello spariglio Berlusconiano. Alla fine di ogni pochade (come già nel teatro antico) un deus ex machina realizza il colpo di scena: intervento necessario, che serve a mettere ognuno al suo posto. E poi cala la tela e tutti tornano… a casa.

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