L’Irm torna alla ribalta. Il 22 gennaio del 2005 il rogo e il disastro ambientale. Ora si torna a Manocalzati. Secondo quanto disposto dal generale Giannini. Nell’impianto sarà attuata la trasferenza di rifiuti provenienti dai Consorzi Avellino 1 e 2, da Benevento 2 – che comprende i comuni irpini della Valle Caudina – e da Napoli 3 per il Vallo Lauro-Baianese. Il pattume sarà trasferito dai compattatori ai tir diretti verso Pustarza. Ogni giorno da Avellino partiranno 280 tonnellate. Decisione accompagnata da dissensi forti. Attraverso una lettera indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, alla Procura della Repubblica di Avellino, alla Regione Carabinieri di Napoli, al Comando Provinciale dei Carabinieri, al gruppo Tutela Ambientale dei Carabinieri di Napoli, al Prefetto di Avellino e alla presidente della Provincia il consigliere provinciale Franco Mazza Le motivazioni del ‘no’: “L’Irm non è situata in un’area industriale ma nel Pip di un piccolo comune con strade di accesso inadeguate al transito di compattatori e tir; è posizionata in un contesto di insediamenti urbani posti a mutuo contatto con l’azienda; presso l’Irm il 22 gennaio 2005 si è sviluppato un devastante incendio durato 10 giorni che ha mandato in fumo circa 10mila tonnellate di rifiuti prevalentemente urbani ma anche pericolosi; a seguito del rogo furono evacuate 13 famiglie; dopo l’incendio la Provincia ha disposto un vasto monitoraggio ambientale che ha evidenziato una situazione di inquinamento diffuso; il Consiglio provinciale ha chiesto la bonifica dell’area; in conseguenza dell’incendio c’è stato il rinvio a giudizio del rappresentante legale dell’azienda e di altri soggetti coinvolti a vario titolo; l’attuale attività ordinaria dell’Irm costringe i residenti, compresi i bambini, a restare chiusi in casa per il lezzo insopportabile”. Per questo Mazza chiede alle Autorità di indirizzo l’opportunità di annullare il provvedimento e aderire alla richiesta, già avanzata dal Cosmari Av1, che ha proposto di realizzare l’area di trasferenza presso il Cdr per non costringere una popolazione “già duramente provata a sopportare ulteriori ed insostenibili sacrifici”. L’appello viene lanciato anche ai comuni afferenti ai Consorzi “per far fronte a spese aggiuntive finalizzate a pagare competenze per l’utilizzo di un’area privata quando invece ne è disponibile ed agevolmente accessibile una pubblica”.
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