Mario Landolfi, ex Ministro alle Comunicazioni sotto il Governo Berlusconi, oggi sarà ad Avellino per l’assemblea promossa da Primavera Irpinia “Un Centrodestra da ripensare”…
Credo sia un’iniziativa utile e tempestiva e per questo ho voluto esserci. Ancora una volta nel silenzio dei partiti ufficiali, Primavera Irpinia ha promosso questo dibattito dimostrandosi autentico motore della politica di centrodestra in provincia di Avellino. Una volta l’analisi del voto era evento obbligatorio, oggi a quanto pare non è più così.
Oggetto del dibattito, otre al voto, sarà la questione meridionale. Il voto del 4 marzo ha sancito che l’elettorato si identifica col centrodestra più a Nord che a Sud, come se lo spiega?
Non c’è una sola causa. Fenomeni con proporzioni così imponenti possono essere spiegati dal fatto che il centrodestra non ha avuto una visione chiara d’interpretazione del Mezzogiorno, ma si è acriticamente adagiato su vecchi schemi. Per esempio non ha interpretato il crescente disagio dovuto alla modica del Titolo V della Costituzione, voluto dalla sinistra, riguardante le autonomie locali. Il federalismo fiscale ha creato sacche di disuguaglianza in settori come la sanità, l’ambiente e i trasporti, in più la crisi è stata maggiormente avvertita. Basti pensare che a raccogliere questo grido di dolore sono state forze nuove come il Movimento 5 Stelle, in larga parte, ma anche la Lega, pregiudizialmente ostile verso il Sud, che ha ricevuto molti consensi.
In Irpinia diversi malumori hanno accompagnato la composizione delle liste, a destra come a sinistra, pensa che cambiando gli addendi avremmo avuto un risultato diverso?
I malumori sulle candidature ci sono stati ovunque, non solo ad Avellino. Purtroppo non potrà esserci mai la controprova. Certo, dispiace per la mancata valorizzazione del lavoro di Sabino Morano, che in lungo e in largo si è battuto sul territorio, svolgendo funzioni di supplenza. Avrebbe meritato almeno la possibilità di tentare la corsa, poi l’ultima parola sarebbe comunque spettata agli elettori.
Archiviato il voto politico, la città si prepara a rinnovare il proprio consiglio comunale e sul territorio gli appelli all’unità si sprecano…
L’unità deve essere un punto di arrivo e non di partenza. La si deve conquistare, non possiamo dire siamo uniti se poi in realtà non lo siamo nei fatti. Il voto di Avellino è particolarmente rilevante perché è l’unico capoluogo campano ad andare alle urne. Spetterò ai responsabili locali cercare un buon candidato sindaco e i programmi giusti per risvegliare gli elettori ed appassionarli di nuovo offrendo loro buone prospettive.
Ieri le prime votazioni alle Camere, la sensazione è che difficilmente si uscirà da questa fase di stallo. Da ex deputato, qual è la sua opinione a riguardo?
Questa fase è determinata dal fatto che da tempo la propaganda dei partiti prevale sulle reali questioni. Questo stallo è figlio dei troppi “no”, “sempre” e “mai” pronunciati in campagna elettorale. Quando mancano i numeri cosa bisogna fare: insistere con i “mai” ed andare a nuove elezioni o mettersi attorno ad un tavolo per vedere se esistono possibilità d’intesa? La politica è anche mettersi d’accordo, non dico che lo si debba fare a tutti i costi, ma si fa quello che si può fare. Politica è l’arte del possibile, negazioni e verità assolute lasciamole alla teologia.
di Renato Spiniello.