Legalità, la sfida di Veltroni: “Recidere connivenze mafia-politica”

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Avellino – Inclusione, merito, legalità, comunità: il cambiamento del sistema Italia, il ritorno a quello che un tempo era un Paese altruista e generoso passa necessariamente attraverso queste parole-chiave. E’ il Walter Veltroni pensiero che in serata ha fatto tappa ad Avellino per il dibattito, organizzato dal Pd locale, dall’emblematico titolo ‘Liberi da mafia e camorra’, e che – tra gli altri – ha visto al tavolo degli oratori anche il procuratore capo di Bari, l’irpino Antonio Laudati, il sindaco di Avellino Pino Galasso, il senatore del Pd Enzo De Luca, Franco Vittoria della direzione nazionale del Pd, Caterina Lengua e Gianni Festa del Corriere dell’Irpinia.

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“Personalmente non ho mai vissuto un periodo così duro in Italia – ha confessato l’ex sindaco di Roma – Quello che stiamo vivendo oggi è un tempo di smarrimento delle virtù civili. Viviamo un contesto sociale alimentato dalla paura e dall’egoismo sociale, figlio del rifiuto di una dimensione di relazione sociale e solidale che non può non portare alla barbarie. E persino a rischi per la democrazia”. Per Veltroni “… i capi mafia non sono i Riina o chi per esso, i capi mafia si trovano nei posti dove si decide. Il problema della mafia e della camorra si risolve soltanto con una battaglia di innovazione culturale, con una rivoluzione culturale e democratica. O l’Italia sarà in grado di affrontare questa battaglia o potrà soltanto continuare a sfarinarsi”.
L’esponente del Partito Democratico non ha lesinato considerazioni di carattere politico e dure stoccate al governo di centrodestra ed al premier Silvio Berlusconi. “Io sono perché cada l’attuale maggioranza – ha dichiarato – e per cambiare la legge elettorale”. Quindi, dopo aver sottolineato “… il fallimento del Governo Berlusconi”, Veltroni ha invocato la necessità di lasciare spazio ad “… altre forze ed altri equilibri”. La critica spassionata e pungente del berlusconismo operata da Veltroni ha investito anche il tema caldo dei rifiuti in Campania. “La nuova emergenza – ha accusato – smaschera una delle tante balle di questo governo, così come si potrebbe osservare anche per le vicende di L’Aquila. Inoltre, è evidente che se in due anni non si è fatto nulla per risolvere la questione, oggi i problemi rischiano di ricadere sulle province vicine, come quella irpina”.

Nel corso del dibattito è stato osservato un minuto di raccoglimento in memoria di Michele D’Ambrosio, leader della sinistra irpina scomparso la scorsa settimana.

Ad analizzare il tessuto della collettività moderna è stato Laudati: “La nostra società ha recepito a vari livelli l’organizzazione delle mafie – ha ammonito – Ogni giorno viviamo tante piccole illegalità. La nostra è una società che non rispetta più le regole perché si ha la sensazione diffusa che la giustizia stia dalla parte del torto. Questo è un processo che genera sfiducia e genera illegalità. Così salta la democrazia”.

Con i cronisti che lo attendevano all’esterno, Laudati si è soffermato quindi sulla situazione criminalità in Campania. “Viviamo in un mondo globalizzato – ha continuato – in cui criminali mafiosi o camorristici vengono trovati dappertutto. L’Irpinia è una terra di mezzo tra due potenti realtà criminali, ovvero quella della camorra napoletana e quella della criminalità organizzata pugliese. E i consorzi criminali spesso agiscono in sinergia tra di loro. Inoltre, la pressione costante esercitata dalle forze dell’ordine nei riguardi di queste organizzazioni fa si che queste si spostino in quei territori che, come l’Irpinia, una volta erano considerate isole felici. Proprio per questo è fondamentale tenere costantemente alta la guardia”.
Infine, portando in rassegna un passaggio de ‘Il piccolo principe’ di Antoine de Saint-Exupéry, Laudati ha concluso: “L’Italia non ha bisogno soltanto di riforme legislative ma di un risveglio collettivo della società che sappia ricostruire un senso di giustizia che funziona”. (anpi)

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