Le lezione di Woodcock al Convitto: indignatevi e non siate indifferenti

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AVELLINO- Dalla “Repubblica Democratica fondata sul lavoro, antifascista” all’ “I care” di Don Milani, raccontando della sua “vita semplice” e all’attaccamento al lavoro, ricordando scherzosamente le parole dell’ ufficiale Zack Mayo di “Ufficiale e Gentiluomo”. Nella trama però il senso profondo che, come ha raccontato ai ragazzi del “Convitto” lo ha anche spinto a fare il lavoro di magistrato: il senso della giustizia e la difesa dei più deboli. E’ un Henry Jhon Woodcock che non ti aspetti, quello che stamattina per circa un’ora ha raccontato agli studenti del Convitto di Avellino il valore della Costituzione, quella antifascista e democratica. Senza banalità. Come quando ha ricordato che e’ piu’ facile contrastare la criminalita’ di strada che la corruzione, che ha un effetto cancerogeno sulla comunita’. Ancora una volta ha scelto una scuola, stavolta nella città dove da anni lavora per l’Antimafia contro le organizzazioni criminali locali. Il discorso però riguarda i giovani. E si chiude con un appello finale, ispirato laicamente proprio alla scuola di Don Milani: non siate mai indifferenti ed indignatevi. Accolto dal rettore del Convitto, il preside Attilio Lieto e da un lungo applauso dei ragazzi, il pm antimafia ha iniziato la sua lezione tra gli studenti, perché Woodcock ci ha tenuto a spiegare una cosa: “non salgo in cattedra” sto tra i ragazzi. Del resto ha spiegato che ai convegni preferisce le scuole, ricordando quello che si diceva a proposito di “costruire giovani forti e non riparare gli adulti”.
APPASSIONATEVI E INDIGNATEVI
Partiamo dalla fine. Indifferenza ed indignazione. Sono le due parole che il magistrato antimafia usa per richiamare proprio all’ “I care” di Don Milani, quella capacita’ di appassionarsi, resa oggi piu’ facile anche dal web: “Perché la cosa peggiore che invece può contraddistinguere l’essere umano è proprio l’indifferenza, che poi sfocia nella ignavia come quella nel girone infernale dantesco di Papa Celestino. Perché ognuno puo’ pensarla come vuole, poi sbagliato o corretto appunto che sia. Appassionatevi alle cose, cercate di non essere indifferenti. Ovviamente ciascuno di voi ha la sua vita, tutti i suoi interessi: dal motorino alla fidanzata al pallone, cercate di non essere indifferenti rispetto a ciò che che vi circonda. Avete la possibilita’ di usufruire del web, di questa funzione massiccia, massiva di notizie e informazioni, che siano positive o no, per me e’ una cosa positiva, perché in questo mi sento, diciamo molto moderno. Poi ci sono le altre schifezze, però vi dà la possibilità di approvvigionarvi di notizie di informazioni. Noi non avevamo questa cosa. Però appassionatevi, la passione, non siate indifferenti. Qualche volta indignatevi. Indifferenza e indignazione sono termini che anche dal punto di vista lessicale e semantico hanno diciamo la stessa radice. Non siate indifferenti e indignatevi”.
QUANTI SCHIAFFI PER DIFENDERE I PIU’ DEBOLI
La platea degli studenti non manca si sollecitare anche Woodcock su quale sia stata la ragione per cui ha scelto il suo lavoro. “Quando ho avvertito la “vocazione”, in senso laico? . Sono sempre stato piuttosto vivace. Però credo di aver avuto sempre innato, trasmesso dai miei genitori e dal loro esempio, il senso della giustizia. Fate attenzione, perche’ e’ una cosa diversa dalla legalità e dal semplice rispetto delle regole. E’ qualcosa di innato. Quando vedi un ragazzino più forte che vuole prendere a botte quello più debole. L idea di ribellarsi ad ogni forma di ingiustizia e di prevaricazione . Quante botte ho preso per difendere i piu’ deboli”. Ed e’ un concetto che si collega perfettamente con il discorso sui valori della costituzione: “L idea che in un paese civile ed una società moderna vanno tutelati i piu’ deboli. In modo laico si possa offrire una tutela in primis a chi ha bisogno”.
LA CORRUZIONE NON PUZZA, SPESSO ODORA DI SALOTTO MA E’ CANCEROGENA
La corruzione non sempre puzza, ha spiegato Woodcock agli studenti, ricordando le parole di Papa Francesco, anzi “spesso ha l’ odore dei salotti, dei circoli, delle associazioni magari anche impegnate contro l’illegalita’”. Non puzza ma per il magistrato e’ cancerogena, perche’ gli effetti dannosi che produce non sono immediatamente percepiti: “Tenete presente però che esiste diciamo appunto una illegalità, se vogliamo appunto molto più perniciosa e molto più penetrante. Diciamo in maniera quasi cancerogena che è quella legata alla corruzione. Anche dal punto di vista semantico la corruzione evoca il concetto e l’idea della putrefazione, del disfacimento, della distruzione. La corruzione è ancora più dannosa dei reati, anche gravi, che possono rappresentare rapine, scippi, aggressioni e quanto viene percepito con immediato “fastidio”. Gli effetti della corruzione non sono immediatamente percepiti per questo sono cancerogeni. A partire dall’economia e la libera concorrenza. Perche’ crea un sistema di alterazione dell’economia di quello non ci rendiamo conto immediatamente”. Per questo motivo, evidenzia il magistrato: “e’ molto più facile, molto più semplice e molto più banale fare le indagini, arrestare diciamo così quello di mezzo alla strada, perche’ compiono le rapine, spacciano. È molto più facile per il magistrato sentirsi dalla parte del bene, quando si ha a che fare con uno di mezzo alla strada, anche perché avverte forte la distanza. E’ molto più difficili da fare invece quando si tratta di arrestare le persone con le quali teoricamente, astrattamente, ci si potrebbe trovare la sera nello stesso ristorante”.
LE REGOLE VANNO RISPETTATE, SAPPIATE ANCHE DISUBBIDIRE QUANDO E’ GIUSTO
“Le regole si devono rispettare ed osservare-spiega Woodcock- perché come diceva Don Milani e’ piu’ facile obbedire che disobbedire.Non voglio certo invitarvi alla disobbedienza, partendo dalla Costituzione e dal principio una repubblica democratica fondata sul lavoro, antifascista pero’ dovete avere la capacita’ e comprendere quando queste regole si possono cambiare, migliorare, soprattutto quando qualsiasi regola che senza una ragione provi a prevaricare la mia libertà”. Infine un altro dato personale che consegna ai ragazzi. Quando si chiede che vita fa un magistrato in prima linea come lui. Anche in questo caso Woodcock non è certo banale: “Una vita molto normale- spiega il magistrato- la mia vita è completamente dedicata al lavoro, senza nessuno spirito eroico. Un po come diceva la Guardia marina Mayo in “Ufficiale e Gentiluomo” : non mi cacci, non mi cacci, non saprei cosa fare. Penso che sia molto importante sentirsi cittadino, con il popolo e tra il popolo, la mia vita quotidiana e’ una vita molto semplice. Non condivido, ma è un problema intimo, tutto quello che pensate quando parlate della vita di un magistrato”. E a proposito del ruolo di magistrato, Woodcock rammenta come ” i magistrati sono titolari di un patrimonio di potere enorme. Il potere pero’ va esercitato come dovere”.