Scorrono così, con le lacrime di Fesenko – un gigante di 2,16 capace di piangere come un bambino e di far emozionare un interno PalaDelMauro – i titoli di coda sulla stagione 2016/17 della Sidigas Avellino. E’ proprio dal finale che il nastro si riavvolge a spiegare quello che Gara6 è stata e quello che poteva essere.
Il 6/9 da 3 del secondo quarto da parte di Peric e soci aveva già compromesso tutto, scavato un solco tanto profondo da garantire una facile gestione agli ospiti, almeno fino al 38′, quando Ragland e Logan hanno deciso di metterci il proprio zampino da campioni.
Prima i liberi del play di West Springfield, poi i canestri di Logan, compreso quello del potenziale -1 quando c’erano ancora minuti da giocare. Alla fine l’Umana è riuscita a mantenere quel punticino di distacco che le è bastato a strappare il pass per la storica finale, e quell’83-84 inciso sul tabellone luminoso a fine gara non fa altro che aumentare i rimpianti per quello che poteva essere, ma che lascia comunque i cuori gonfi d’orgoglio per quanto è stato.
Potremmo arrovellarci il cervello su quei maledetti secondi quarti, sulla scelta tardiva – secondo taluni – di scambiare Jones con Randolph e su quell’appoggio al tabellone di Logan che forse avrebbe riscritto il finale di quest’ultima gara. La verità è che Venezia è stata più forte, è stata più squadra: ha saputo ruotare i propri giocatori senza pagare prezzi troppo salati, alzando e abbassando il quintetto ma mettendo sempre in difficoltà i biancoverdi. Non a caso su dieci confronti stagionali, tra campionato, playoff e coppa, gli orogranata hanno brindato otto volte, comprese le quattro a Via Zoccolari, segno di una legittimata superiorità sul campo.
Cosa resta alla Scandone? L’ingresso di diritto tra i club d’élite d’Italia. Due volte semifinalista in campionato, con Final Eight, Supercoppa e l’esperienza europea come sottofondo del processo di maturità. La bacheca resta scarna di trofei e l’Armani del prossimo anno sarà tutt’altra cosa rispetto quella che ha concluso questa stagione. Può anche darsi ma le vittorie si costruiscono nel tempo e non dal caos e non sono queste sconfitte a minare un percorso di crescita così netto. Insomma la Sidigas è pronta a riprovarci, noi ci rivediamo in autunno.
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