L’aumento del prezzo del petrolio: mossa per bilanciare le aspettative

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Durante l’ultima settimana, le azioni globali si sono tenute particolarmente stabili. Tutto ciò avveniva mentre gli investitori cercavano di bilanciare la forza inflazionistica in relazione all’aumento dei prezzi di petrolio, sperando che in questo modo le banche centrali non effettuassero una politica in vista di una possibile recessione. Wall Street, la borsa statunitense, è rimasta chiusa il 4 luglio, in occasione della festa dell’Indipendenza americana. Questo si è tradotto in un mercato piatto, con poche transazioni, soprattutto se consideriamo il ciclo di rialzi aggressivi che era stato messo in atto il mese scorso. Stando all’indice MSCI, era stato registrato un aumento del 6% proprio in occasione dell’interruzione di questo rialzo messo in atto dalla Federal Reserve degli Stati Uniti.

Spostandoci in Europa, possiamo vedere come l’indice azionario europeo Stoxx 600 ha guadagnato lo 0,2%. Salendo pertanto di 0,32 punti. Gli esperti di brokerschart.it, piattaforma di investimento e trading, notano che la situazione in Australia è invece stazionaria. Questo significa che i tassi di interesse della banca centrale australiana sono fissi al 4,1%, indicando che ci fosse bisogno di tempo per affermare l’impatto economico dei picchi nei tassi che ci sono stati negli ultimi tempi.

I prezzi del petrolio greggio salgono

A complicare le prospettive di inflazione, bisogna sottolineare come la scorsa settimana i prezzi del petrolio sono saliti, mentre i mercati stavano valutando tagli produttivi previsti per il mese di agosto. Questa mossa è prevista da parte dei principali produttori e attori sul mercato, ovvero l’Arabia Saudita e la Russia.

Con i prezzi del petrolio greggio in aumento, può essere opportuno confrontare i comparare migliori broker azioni per valutare le potenziali implicazioni di mercato. Tuttavia, al momento, l’acquisto di azioni potrebbe non rappresentare la soluzione ottimale. Infatti, i futures del petrolio greggio hanno registrato un aumento dello 0,6%, raggiungendo un prezzo di 75,09 dollari al barile, mentre il greggio della West Texas Intermediate ha mostrato una variazione analoga, arrivando a 70,23 dollari al barile.

Queste informazioni si sono susseguite quando lunedì, l’Istituto della gestione della distribuzione, ovvero lo Institute of Supply Managament, ha mostrato che l’attività produttiva statunitense ha stagnato a giugno. Scendendo a livelli visti solo tre anni fa. Le indagini tra i responsabili degli acquisti hanno evidenziato un calo simile nell’attività manifatturiera per quanto concerne la zona euro. Si tratta di un buon momento per chi si è posizionato sugli ETF con materie prime.

Le analisi degli esperti

Il conseguente squilibrio tra domanda e offerta ha avuto effetto, come ci si aspettava, sulla pressione dei prezzi. Queste sono state le parole di Ariane Curtis, economista di Capital Economics. Curtis ha poi avvertito che le banche centrali potrebbero continuare  amantenere una politica restrittiva. Ciò, al fine di combattere l’inflazione nel settore dei servizi, quella cioè che continua a persistere maggiormente.

Gli analisti di Barclays, negli USA, hanno affermato che, grazie a un mercato del lavoro solido, potranno continuare a sostenere il consumo, pur con segnali recessivi dei dati ISM. Tenendo conto di tutto ciò che abbiamo visto, gli investitori attendono i dati economici per gli utili dell’ultimo trimestre. Resta grande incertezza sulla politica monetaria della FED.