L’attualità della figura di Sturzo nelle riflessioni di Zecchino

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Avellino – In occasione dei 90 anni dalla fondazione del Partito Popolare e del 50esimo anniversario dalla morte di Don Luigi Sturzo, di cui fu fondatore proprio nel 1919, la fondazione “Europa Popolare”, centro di studi politici, ha omaggiato con un incontro la storica figura politica, antesignana di principi costituzionali e ideatore di un nuovo concetto di politica in tempi in cui l’Italia versava in disastrose condizioni economiche e politiche.

Presenti in aula il sindaco di Avellino, Giuseppe Galasso, il senatore Cosimo Sibilia, il consigliere regionale Roberto Castelluccio, l’europarlamentare Giuseppe Gargani, Franco D’Ercole, capogruppo di opposizione regionale, l’on. Milanese, commissario provinciale di Forza Italia e Pasquale Giuditta, fondatore del nuovo movimento politico “Popolari per il Pdl”.

Ad introdurre il dibattito, il notaio Concita De Vitto ex assessore regionale all’urbanistica nella giunta Rastrelli: “Luigi Sturzo fu un sociologo della politica che, apparentemente in controtendenza con la sua carica da prelato, sottrasse i politici cattolici alla sottomissione sia del clero che dei liberalisti. Fu uomo di pensiero, ma non solo. Fu anche uomo d’azione, combattè contro i grandi poteri rimuovendo i grandi ostacoli che si contrapponevano tra Stato e popolo, cercando di sanarne l’atavica scissione. Primo fra tutti, Sturzo realizzò un programma partitico i cui punti fondamentali sono avanguardia dei principi costituzionali. Dalla mistura dei valori politici, sociali e religiosi proclamati da Sturzo arriva a battesimo il popolarismo italiano”.

All’introduzione della De Vitto è seguito l’articolato intervento del senatore Ortensio Zecchino, presidente della fondazione “Europa popolare” nonché esponente del Partito Popolare Europeo. “La politica si è notevolmente trasformata negli ultimi tempi; qualcuno dice che si è de-ideologizzata. Tale osservazione potrebbe anche essere un bene se si intende con questo termine la fine delle rigide ideologie della prima metà del ‘900. Tuttavia bisogna essere accorti nel pensare alla politica come a un “Arte senza pensiero”. Il senatore Zecchino riprende in questo senso una celebre frase di Luigi Sturzo richiamando l’attenzione sulla necessità della politica di ritornare alla riflessione, al pensiero, alla dottrina.

IL CONTESTO POLITICO Poi ha continuato:“Luigi Sturzo fu portatore di ideali quanto mai attuali, uomo di spicco non soltanto in ambito nazionale ma anche europeo e internazionale. La sua attività si innesta su un’Italia flagellata dal primo conflitto mondiale, soffocata da pesanti vessazioni fiscali e politicamente alla deriva: i partiti risorgimentali avevano ormai segnato il loro tempo mentre quelli di ispirazione cattolica non riuscivano ancora a sbloccarsi dalla clausola “Non expedit”. In questo difficile contesto, don Luigi Sturzo fondò il Partito Popolare. Partito paradossalmente a-confessionale: nello storico appello “Liberi e Forti”. Sturzo intenzionalmente non usò mai il termine “cattolico”, da altri invece abusato. In luogo di “cattolico”, Sturzo ricorse al termine “cristiano” ma ciò a prescindere dalla sua accezione fideista e riferendosi semplicemente alla connotazione culturale della civiltà cristiana. Sturzo effettuò una netta distinzione tra “laicità” e “laicismo”, basando la propria dottrina sulla prima, sull’autonomia cioè del partito e tenendosi alla larga dal secondo, che individuò come la negazione etica dei valori cristiani”. Ed è proprio qui, secondo Zecchino, che risiede il primo importante contributo di Sturzo alla Costituzione che avrebbe preso forma soltanto di lì a 30 anni.

L’IDEA STURZIANA DI STATO: “Luigi Sturzo – ha sottolineato Zecchino – si soffermò molto sul tema dell’organizzazione statale. La sua accezione di Stato è diversa dall’idea di Stato liberale così come si differenzia dalla Statolatria degli anni ’20. Quanto mai attuale la tematica, il federalismo paventato da Sturzo era ben diverso da quello di cui oggi si discute. La sua idea di federalismo si collegava soprattutto ad una concezione di responsabilità degli amministratori e ad una maggiore capacità di contatto e di controllo tra amministratori e amministrati.”

IL SISTEMA ELETTORALE“Sturzo si soffermò anche sul tema della legge elettorale: riteneva che i sistemi elettorali dovessero rispondere alle contingenze storiche specifiche della società. Nel corso della sua vita infatti – così l’ex ministro dell’Università- prima sostenne il proporzionale poi verso la fine della sua attività politica, più precisamente negli anni ’50, divenne un convinto sostenitore del sistema maggioritario. Questo cambio di opinione risponde alla convinzione del profondo cambiamento dell’assetto sociale che aveva interessato il paese all’indomani della seconda guerra mondiale. Il modello proporzionale era, secondo Sturzo, ormai inadeguato alle nuove logiche sociale non permettendo un fluido funzionamento dei meccanismi democratici”.

“LA QUESTIONE IRPINA” “L’Irpinia” – ha concluso Zecchino – “è stata in passato un grande laboratorio politico, una terra intrecciata alla politica da diversi punti di vista. Da quello storico soprattutto”. E infatti Zecchino richiama alla memoria personalità di spicco della storia politica irpina, De Sanctis, Mancini e Carlo Del Balzo. “Il popolarismo – conclude – deve ritornare a ricoprire un ruolo centrale nella vita politica e sociale dell’Irpinia del ventunesimo secolo”. (di Oderica Lusi)

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