Come sono stati destinati e spesi i fondi ricevuti dallo Stato per l’attivazione dei dieci Hospice pubblici in Campania? Quali sono i motivi dei gravi ritardi accumulati nella realizzazione e attivazione degli Hospice pubblici in Campania, il tutto in aperto contrasto con quanto previsto dal Decreto Commissariale n. 49/10? Quali sono i provvedimenti che saranno approntati contro i Direttori Generali inadempienti che non hanno attivato gli Hospice pubblici?
Questi i quesiti che la dottoressa Rosa Vitiello, presidente dell’Associazione House Hospital onlus, ha posto in un’articolata relazione inviata al presidente della Giunta della Regione Campania, Stefano Caldoro, all’ispettore generale per la spesa sociale della Ragioneria Generale dello Stato, Francesco Massicci, al direttore generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute, Francesco Bevere, e per conoscenza anche alle massime cariche dello Stato e quindi al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al presidente del Senato, Renato Schifani, al presidente della Camera, Gianfranco Fini, al presidente del Consiglio, Mario Monti, e ai ministri della Salute e dell’Economia, Renato Balduzzi e Vittorio Grilli.
Il presidente Caldoro, in qualità di commissario ad acta per il Piano di rientro del settore sanitario, con decreto commissariale n. 158 del 31/12/12, su relazione dell’Asl Caserta, ha approvato l’accreditamento istituzionale di tre Hospice privati.
Pertanto, l’Associazione House Hospital Onlus, considerando i tempi di ristrettezze economiche per il paese, richiede con forza alla Regione Campania di: attivare immediatamente gli Hospice pubblici per poi procedere all’accreditamento di quelli privati, purché in possesso di requisiti che certificano di aver effettuato negli ultimi tre anni cure palliative, formazione e appropriatezza delle prestazioni; individuare le responsabilità di chi ha sperperato denaro pubblico, in questo caso oltre 14 milioni di euro, e che ha portato la Campania, anche sulle cure palliative, a una drammatica situazione di commissariamento; garantire ai malati terminali i livelli essenziali di assistenza in cure palliative, diritto sancito anche dall’articolo 32 della Costituzione Italiana e dalla Legge n. 38/10; considerare che, per la spending review, la Campania per gli Hospice spenderà ogni anno la somma di € 21.366.380,00 invece di € 26.690.077,50, con un risparmio di € 5.323.697,50 per le casse della Regione, applicando una tariffa giornaliera di € 202,80, a fronte di quanto previsto dal Decreto n. 128/12 del Commissario ad acta.
La prima legge che diede effettiva applicazione al diritto dei cittadini di poter accedere alle cure palliative fu la n. 39 del 1999. La Regione Campania si attivò immediatamente con una propria legge e già nel 2002, con atto Dgrc n. 2750/02, prese atto dei finanziamenti ottenuti dal Ministero della Sanità e approvò un documento integrativo al primo “Programma regionale per la realizzazione di strutture per le cure palliative all’interno della rete di assistenza ai malati terminali”. Dopo numerosi ritardi e modifiche agli atti, con Dgrc n. 885/07 si decideva, tra le altre cose, di sollecitare i Direttori Generali con la finalità di mettere in atto le iniziative necessarie per accelerare lo svolgimento dei lavori, al fine di consentire il completamento degli Hospice entro l’anno 2007 e di stabilire che, in caso inosservanza, si sarebbe provveduto alla nomina di un commissario ad acta.
Dall’approvazione di quella delibera sono trascorsi cinque anni ma nulla è successo in Campania, e sui dieci Hospice pubblici previsti, allo stato, risultano attivi solo quattro: tre nella provincia di Salerno e uno a Solofra dell’Asl Avellino.