– di Antonio Porcelli – Avete mai pensato ad un vento forte che scuote tutto, le strade, le persone, le coscienze di una città come Avellino dove tutti si augurano che cambi qualcosa, ma alla fine incosciamente, in modo supino, tutti accettano che alla fine… nulla cambi? Franco Festa, il professore conosciuto per la sua tenace passione ai teoremi e alla ricerca costante dell’appartenenza ad Avellino, ai suoi simboli,la sua storia, la sua gente, si ripresenta agli amici con “La Quinta Notte”- Ed.Mephite – pagine di sensazioni e di momenti forse inventati ma tutti inseriti all’interno di un contesto storico tipico della città capoluogo. E’ una trama serena, arguta dove non appaiono questioni filologiche o ermeneutiche: tutto è un pulsare di ricordi e di emozioni con personaggi, un testo, una teoria. L’ambiente della ricostruzione della verità non è percepito ed utilizzato in modo furbesco o commerciale. Festa , da vissuto dell’Avellino di ieri e di oggi, ricostruisce l’autenticita’. 153 pagine che si intrecciano tra una città che non c’è più, con strade e punti di riferimento scomparsi all’occhio della gente, non della memoria. Franco ha avuto la capacità di riportarci nella memoria, con giochi d’ombre e certezze di luce, quali il borgo natio, le origini, gli amori intrecciati, i nomi più o meno famosi. Un libro da non sottovalutare: anzi, ad essere onesti, appunti di filosofia narrati in modo sottile, come quando nel dialogo tra Saverio e Don Eduardo, si accenna al desiderio di rinnovare e combattere contro il male più feroce, il trasformismo, e che bisognava impedire al passato di tornare e di occupare il futuro. Una sorta di invito alla coscienza della gente a vivere secondo il “passo” trasmesso e ai vertici del comando un rigore morale autentico.La speranza dell’autore, senza alcun dubbio, è la ricerca dei Tempi Nuovi. Saverio, il personaggio centrale de “La Quinta Notte” è l’io di ognuno di noi, anche se vien voglia di citare Jonathan Swift nei suoi Viaggi di Gulliver che collocava i matematici e i filosofi tra le nuvole, su una curiosa isola volante. Franco Festa e i suoi personaggi continuano il tracciato de “Il Delitto al Corso”, primo romanzo o… primo tempo della storia dei giorni nostri, risente della “ingorda voglia di vivere” trasmessa attraverso “piccole cose, storie fragili, precarie”, ma vere. In ognuno, da Saverio, a Lidia, da Melillo ad Olimpia…c’è qualcosa di suo e di nostro. Il giorno, la notte, la vita forse irreale dei personaggi, è vissuta con la consapevolezza di non essere solo nel cammino faticoso dalle adunate del passato alla finta democrazia del rinnovamento del presente.
Redazione Irpinia
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