“La Grande Bugia” di Fabio Niola in mostra al Carcere Borbonico

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Dopo il grande successo di pubblico e di critica presso il Museo Storico e Archeologico di Nola, si inaugura domani sabato 26 gennaio alle 17, su invito della Provincia di Avellino, la mostra di Fabio Niola “La Grande Bugia” presso il Complesso Monumentale Carcere Borbonico di Avellino in collaborazione con la Galleria Arte Barbato.

La mostra si potrà visitare fino al 7 febbraio. “Da sempre – precisa Giovanni Cardone – la pittura di Fabio Niola oscilla vertiginosamente tra una figurazione sottilmente raffinata e arte di “ Pensiero” energica e gestuale, tra vaghi richiami a Francis Bacon o a Giacometti e consapevoli riferimenti a Renato Guttuso, Emilio Vedova, Giorgio De Chirico, Armando De Stefano fino a Milo Manara. Senza che mai i due fronti si confondano. Senza che mai i due universi paralleli si incontrino”.

“La pittura figurativa dell’artista napoletano sembrerebbe aver poco a che fare con la sua arte di pensiero. Anzi, a tratti le due modalità espressive paiono decisamente antitetiche. Tanto è sapiente e controllato il disegno nei ritratti, quanto appare violento ed emotivo il gesto nella sua pittura di “ Pensiero” . Un colore sfumato ed “atmosferico” steso con morbide velature a pennello o con tenui tocchi di acrilico nei ritratti si contrappone a dei colori accesi e primari impresse sulla tela”.

“Su entrambi i fronti l’artista appare sicuro del fatto suo, coerente, riconoscibile. Su entrambi i fronti si può individuare e definire negli anni un percorso, un’evoluzione: la maturazione di uno stile. Anzi di due. Fabio Niola uno e due. Fabio Niola come Giano Bifronte. Anzi, ancora meglio, a due discorsi critici nettamente separati, dove al limite mettere in risalto proprio il rapporto antitetico e parallelo delle due linee espressive. Come una tesi ed una antitesi che trovano un momento di sintesi”.

“Ma ad un certo punto qualcosa cambia e i due universi paralleli, come sottoposti ad una forza irrefrenabile di attrazione,e di contrazione cosmica, sembrano avvicinarsi. O almeno sembrano rispondere ad analoghe leggi. Guardando all’intera produzione di Niola sin qui svolta, colpisce la coerenza della ricerca nelle direzioni sopra dette, anzi i processi paiono chiarirsi e raffinarsi nel tempo. Accanto ad un procedere quasi semplicistico, si denota nel contempo una complessità dello studio, si ha un procedere dalla confusione verso l’ordine nella consapevolezza dell’indagine”.

“Con il tempo, lo sviluppo, la metamorfosi, presenta un moltiplicarsi di parti dissimili, ma anche un accrescimento della precisione con la quale tali parti sono contraddistinte l’una rispetto all’altra; e ciò è più che evidente se confrontiamo la recente produzione, dal 2008 ad oggi, con quella che la ha preceduta”.

“I dipinti di Fabio Niola sono raffigurazioni di enigmi da decifrare, restituiscono la presa di coscienza storica e di una visione d’insieme della realtà, che presuppone il dettaglio, nel contesto metamorfico del presente; ci svelano la cocente contemporaneità di un osservatore che ha colto nel segno l’eterno scontro-incontro tra l’artista e il narratore, egli in questo caso senza volerlo, inconsciamente dalle sue opere emerge un linguaggio da favola o meglio oggi diremmo impropriamente “Fumettista “ , ma egli non è un fumettista è un artista che ha voluto narrare la storia del suo popolo o dei popoli che soffrono, facendolo con grande maestria usando il simbolo e le figure in modo unico riuscendo a fondere Giambattista Basile e Collodi con una grazia unica. Fabio Niola che nella Grande Bugia ha voluto creare un suo linguaggio cercando in parte di porci, alla Luciano De Crescenzo, dei “Dubbi”.