AVELLINO- “Spero davvero che la lettura di questi volumi possa portare chi li sfoglierà a vivere altre vite, anche all’interno di questa casa circondariale”. E’ quello che ha voluto rimarcare Tina Graziano la figlia di Antimo Graziano e Rosaria Marano, presente insieme alla sorella Rosanna che all’epoca dell’evento mortale dell’agente che da’ il nome al carcere di Bellizzi Irpino aveva soltanto due anni, nella Casa Circondariale alla quale sono stati donati inquecento libri donati dalla famiglia di Antimo Graziano, il brigadiere della Polizia Penitenziaria trucidato il 14 settembre del 1982 in un agguato di camorra nel quartiere napoletano di Piscinola. Un modo per arricchire la biblioteca del carcere di Avellino, intitolato proprio ad padre. “Devo essere sincera- ha spiegato Graziano- quest’idea è nata durante l’ultima festa della Polizia, che si è tenuta qui ad Avellino, in occasione della quale il comandante della Polizia penitenziaria di questa casa circondariale ha dato un vero esempio di resilienza, dopo gli anni difficili che questa struttura ha dovuto affrontare.Questo vuole essere un gesto tangibile di come la cultura possa aiutarci a leggere, a comprendere e a vivere altre vite.Questi libri, inoltre, hanno una storia particolare: sono appartenuti a un magistrato. Donarli, dunque, da parte di un uomo che ha rappresentato la legge, mi sembra un gesto ancora più significativo”. Per la direttrice del carcere di Bellizzi Irpino, Maria Rosaria Casaburo: ” È importante perché rappresenta un grande segno di rispetto da parte di una famiglia che ha vissuto un lutto terribile. Il fatto che questo dolore sia stato trasformato in una possibilità di vicinanza all’istituzione penitenziaria, in un atto di propositività, rende il gesto del dono di un libro un simbolo di apertura al mondo, di fiducia nel meglio. È quindi un atto di alto valore simbolico, di grande pacificazione, e rappresenta davvero un momento importante”. Pascaline, la detenuta che si occupera’ della gestione della Biblioteca ha sottolineato come: “Leggere è fondamentale, anche per mantenere attiva la mente, perché in un ambiente del genere è importante essere sempre immersi nella cultura. Io, personalmente, leggo molto.
Qual è il libro che hai scelto di leggere?
Io amo Danielle Steel; è la mia scrittrice preferita. Generalmente leggo i suoi romanzi, e questo è quello che sto leggendo in questo periodo”. I detenuti sono stati pienamente coinvolti nella gestione dei libri: “Sì, abbiamo fatto tutto noi: li abbiamo sistemati, catalogati, e adesso chi ha la volontà di leggere può accedere alla biblioteca, prendere il libro e leggerlo. Mi occupo anche di segnare chi prende il libro e per quanto tempo può trattenerlo. Ovviamente, poi può essere tenuto anche nella cella, perché è importante leggere: la cultura aiuta molto in questo momento. Sì, spero di poter essere una guida. Io ho sempre letto, e da quando sono qui leggo tantissimo. Ho persino scritto un libro, a dire il vero”.Qual è il titolo del suo libro? :Si chiama Un sogno che non muore. È un romanzo autobiografico. L’ho fatto leggere anche a diverse compagne in sezione. Racconta la mia vita”.
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