Avellino – La Confartigianato Avellino è intervenuta nel dibattito pubblico provinciale che ha visto accesi i riflettori sulle sorti del polo produttivo altirpino e sul destino dei servizi sanitario-ospedalieri delle aree interne.
Il Presidente di Confartigianato Avellino, Ettore Mocella, si è inserito nel dialogo finora portato avanti dai sindacati e dalle stituzioni del territorio sulle sorti del distretto. “Nell’analizzare lo stato di salute del polo tessile – ha dichiarato Mocella -, la mia opinione è che si sono confuse le sorti dell’industria con quelle del distretto nel suo complesso. Di conseguenza, l’intero dibattito finora portato avanti si è appiattito su questo profilo”. Per meglio chiarire il suo punto di vista, il presidente Confartigianato parte da una considerazione a monte: “La storia del distretto ci insegna che la genesi di quest’ultimo è rappresentata (e oggi la sua conformazione è rimasta tale) principalmente da insediamenti nei primi anno ‘70, nei nove comuni del comprensorio, di pmi artigiane formate in media da 10-20 addetti. Dopo una decina di anni c’è stato l’avvento dell’industria. Ma sino ad oggi, la governance istituzionale non ha mai proposto un progetto rispondente alla reale configurazione del distretto tessile. E’ infatti mancata ogni sorta di attenzione alle piccole imprese artigiane. E’ mancata una politica per consorziarle, per farne una filiera e dunque rafforzarle, soprattutto nel momento in cui è cominciata ad emergere la concorrenza dei paesi dell’Est e della Cina, negli ultimi 4-5 anni. Ed è mancato, infine, un programma istituzionale di rilancio per le pmi”.
Secondo Mocella, il futuro del distretto di Calitri è legato a una doppia strategia: “Da un lato la capacità di puntare sulle piccole imprese. Dall’altro la strategia di effettuare un salto di qualità passando da distretto tessile a polo della moda. Su quest’ultimo fronte, occorre però servirsi di strumenti adeguati, come disciplinari di qualità e un marchio proprio. Obiettivi che si possono raggiungere attraverso il potenziamento e la valorizzazione delle piccole imprese, cosa mai fatta sinora, come testimonia la loro assenza dal tavolo istituzionale del distretto”.
A tal fine il presidente Confartigianato Avellino ha proposto tre mosse essenziali per ottenere risultati ottimali. Secondo Mocella è di primaria importanza istituire un tavolo delle piccole imprese artigiane del tessile; far emergere attraverso questo strumento le loro potenzialità e infine incrociare le possibilità offerte dalla programmazione 2007-2013 per far lievitare la qualità delle pmi e passare così da distretto tessile a polo della moda.
Mocella ha poi messo l’accento sul caso sanità, in particolare la chiusura di alcuni presidi ospedalieri e quindi sulla difesa del territorio altirpino. “Confartigianato Avellino – ha dichiarato Ettore Mocella – si schiera in difesa dei servizi essenziali della comunità”. Anche in questo caso, la riflessione parte da lontano. “C’è una questione Sud – spiega – che va ripresa con un dibattito al momento inesistente. Lo sviluppo del Mezzogiorno resta ed è una questione centrale per il Paese. Lo stesso federalismo fiscale appare più un modo di sancire uno status quo, una mera ripartizione delle risorse e delle competenze ma non c’è alcuna attenzione verso politiche territoriali in favore delle aree deboli e svantaggiate dell’Italia. E infatti gli ultimi dati, riferiti al periodo 2000/2006, confermano un drastico abbassamento della spesa pubblica per investimenti al Sud e un contestuale aumento della stessa al Nord. I fondi europei, quindi, assumono sempre più un carattere sostitutivo e non aggiuntivo. Manca, inoltre , un progetto complessivo che sappia mobilitare e coinvolgere i territori e i tanti soggetti locali, pubblici e privati, indispensabili per creare traiettorie di sviluppo duraturo. In questo contesto, le aree interne vengono ancor di più penalizzate. La riduzione dei plessi scolastici, degli ospedali, la ripartizione dei fondi europei, l’emergenza rifiuti sono solo alcuni esempi di manovre economiche che hanno penalizzato chi era più in difficoltà, ossia le aree interne. Il tutto fino a configurare una lesione dei diritti di cittadinanza con i sacrifici chiesti ai nosocomi di Bisaccia e Sant’Angelo dei Lombardi che vanno a penalizzare interventi di emergenza e dunque i diritti essenziali della sanità. Con la soppressione dei relativi pronto soccorso, infatti, si amplificano le distanze e aumenta il pericolo per chi ha urgente bisogno di cure. Senza considerare, poi, che tutte queste limitazioni pregiudicano la qualità della vita di queste zone e vanificano i dibattiti finora portati avanti in nome delle aree deboli”. Ciò porta Confartigianato Avellino a un serio interrogativo: “C’è un’emergenza Irpinia. Come si può pensare, in questi termini, allo sviluppo dell’entroterra? Quali imprenditori possono venire ad investire da fuori senza la possibilità di disporre di servizi essenziali?”.
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