La Chiesa contro il libertinaggio: “C’è disprezzo per il pudore”

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La Chiesa bacchetta il “libertinaggio gaio e irresponsabile” a cui oggi si assiste. Lo fa per bocca del segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Mariano Crociata, che nel corso di un’omelia a Le Ferriere di Latina – in occasione di una celebrazione in memoria di Santa Maria Goretti – spiega: “Non si deve pensare che non ci sia gravità di comportamenti o che si tratti di affari privati, soprattutto quando sono implicati minori”. “Assistiamo a un disprezzo esibito nei confronti di tutto ciò che dice pudore, sobrietà, autocontrollo e allo sfoggio di un libertinaggio gaio e irresponsabile che invera la parola lussuria, con cui fin dall’antichità si è voluto stigmatizzare la fatua esibizione di una eleganza che in realtà mette in mostra uno sfarzo narcisista; salvo poi, alla prima occasione, servirsi del richiamo alla moralità, prima tanto dileggiata a parole e con i fatti, per altri scopi, di tipo politico, economico o di altro genere. Una libertà intesa come sfrenatezza e sregolatezza – ha denunciato Crociata, porta soltanto “alla sottomissione e all’annullamento” dell’altro come persona. Oggi, per il numero due dei vescovi italiani, è “un paradosso” che “si sia arrivati ad agire e a parlare con sfrontatezza senza limiti di cose di cui si dovrebbe veramente arrossire e vergognare, e che invece si arrossisca per tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, per dirla con san Paolo. Qui non è in gioco un moralismo d’altri tempi, superato; è in pericolo il bene stesso dell’uomo”, ha proseguito monsignor Crociata, spiegando che “l’esempio di santa Maria Goretti ci riporta ad alcune verità umane e cristiane fondamentali: la dignità e l’identità della persona, la grandezza del corpo, la bontà della sessualità, la natura della libertà. Non ci spinge alcun disprezzo del corpo, alcun tabù circa la sessualità, alcun timore della libertà; ci sollecita la pena che suscita lo spettacolo quotidiano di degrado morale che si consuma in tante immagini proiettate dai mezzi di comunicazione e nelle cronache di vite senza fine devastate. A questa capacità di amare autenticamente, cioè nella logica del dono e non del consumo egoistico e dello sfruttamento – ha ammonito – abbiamo bisogno di educarci e lasciarci continuamente rieducare”.

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