Roma – Mario Draghi e la Banca centrale europea inondano di liquidità il continente, Italia compresa. Ma, alla fin fine, qualcuno, nel nostro Paese, riuscirà a convogliare almeno parte di questo fiume di miliardi nell’economia reale? La domanda è tutt’altro che retorica, alla luce degli ultimi dati provenienti da Bruxelles sull’utilizzo dei fondi strutturali Ue. L’Italia è incapace di spendere le risorse che l’Unione le assegna: nell’anno appena concluso, il 2014, non siamo riusciti a utilizzare 4 miliardi e 100 milioni di euro, il 66% del totale che la programmazione 2014-2020 ci concedeva. I dati sono appena stati pubblicati dalla Commissione europea, e non sono davvero lusinghieri. Confermano la nostra cronica incapacità di presentare progetti d’investimento credibili, fatti secondo le regole, e di cofinanziarli con risorse nazionali. Prime responsabili di questo stato di cose sono le Regioni, in particolare quelle meridionali. Il risultato è che il 66% del totale delle risorse è rimasto nel freezer anziché aiutare la crescita economica asfittica del Paese e la creazione di posti di lavoro. In base a queste cifre, l’Italia risulta il quinto peggior Paese europeo nella classifica della capacità di spesa. Peggio di noi hanno fatto soltanto la Repubblica ceca, che non ha speso neppure un euro; la Romania, con il 78% delle risorse 2014 inutilizzate, il Lussemburgo con il 69% e l’Irlanda con il 67%. A livelli simili, ma comunque inferiori al nostro, si collocano la Spagna, il Regno Unito, la Svezia e la Bulgaria. Come al solito, la Germania ha approfittato bene dei fondi strutturali, lasciando non speso solo il 16%. Come tutti i ricchi, i tedeschi conoscono il valore del denaro. La classifica dei Paesi «virtuosi» è guidata da Slovacchia, Austria, Polonia, Lettonia, Finlandia, Portogallo, Lituania, Olanda e Slovenia hanno speso tutto, fino all’ultimo euro disponibile.
I 4,1 miliardi che l’Italia non ha speso per fortuna non sono persi, ma saranno spostati al 2015, insieme con le risorse inutilizzate degli altri Paesi: in tutto 21 miliardi di euro. Questo purtroppo non cambia i fatti: ormai da decenni l’Italia non riesce a spendere i fondi strutturali che l’Unione ci assegna. «Non siamo qui per fare una classifica fra gli Stati membri, ma l’Italia è un Paese dai molteplici problemi», sintetizza il portavoce alla politiche regionali, Jakub Adamowicz. Siamo infatti il Paese con il più alto numero di programmi operativi (77), che però sono in larga parte da riprogrammare seguendo le osservazioni di Bruxelles. Siamo in ritardo anche nella semplice comunicazione dei dati alla Commissione.
«I negoziati con l’Italia proseguono», aggiunge il portavoce della Commissione. Complessivamente, 19 programmi sono stati adottati, altri 13 sono in previsione di adozione entro la fine di marzo e, infine, ulteriori 17 programmi dopo il primo maggio. Per quanto riguarda il Fondo sociale europeo, mancano ancora il programma della Campania, per il quale andranno recepite alcune osservazioni fatte dalla Commissione, e quello della Provincia di Bolzano. A Bruxelles li attendono non prima dell’inizio di maggio. Per quanto riguarda i Fondi regionali, i programmi di Puglia e Molise sono ancora congelati, in attesa che vengano recepite le osservazioni della Commissione. Discorso analogo per la Calabria, che ha trasmesso il suo programma, ma con informazioni e cifre sbagliate, che devono essere ancora corrette.
Poi abbiamo ancora da spendere i residui della programmazione precedente, quella 2008-2017. E qui le cifre raggiungono livelli stellari. All’inizio del novembre scorso risultavano non spesi circa 17 miliardi e mezzo. Potremmo perderne almeno una parte, cioè i finanziamenti che non sono stati neppure impegnati. E qualcuno dovrà pure essere chiamato a rispondere di questo enorme spreco di risorse.ilgiornale.it
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