Islam, Isis e Ramadan negli occhi di Abou: pugile musulmano rifugiato in Irpinia

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Dal 6 giugno fino al 6 luglio per 1,6 miliardi di musulmani è il mese del Ramadan, periodo sacro durante il quale, secondo la tradizione, il Corano è stato rivelato al profeta Maometto. Il Ramadan è un mese di carità, di preghiera e di purificazione.

I fedeli devono astenersi dal mangiare, dal bere, dal fumare e dal fare sesso dall’alba fino al tramonto. Il digiuno durante il Ramadan è uno dei cinque pilastri dell’Islam anche se il Corano stabilisce che i bambini, gli anziani, le donne in gravidanza e le persone malate possono scegliere di non praticarlo.

Oltre al digiuno, il mese sacro è anche un mese di preghiera condivisa, in cui si celebra la Lailat al Qadr, la “notte della potenza”, in cui secondo la tradizione è avvenuta la rivelazione a Maometto. È uno dei momenti più importanti della fede musulmana, e molti fedeli lo ricordano pregando e recitando versi del Corano per tutta la notte.

Alla fine di questo periodo si festeggia l’inizio della nuova luna, l’Eid al Fitr, una grande festa in cui si ringrazia Allah per il sostengo durante questo mese così difficile. Durante l’Eid al Fitr avviene anche la raccolta dell’elemosina per i bisognosi, la zakat, un altro dei cinque pilastri dell’Islam, insieme alla professione di fede, le cinque preghiere giornaliere e il pellegrinaggio alla Mecca.

Il Ramadam è una delle prove più difficili da affrontare per i fedeli, prova che si complica ulteriormente per chi vive in Occidente, lontano dalle proprie tradizioni e a latitudini più elevate rispetto ad un arabo del Bahrein, che dalle 4:45 può riprendere a consumare fino alle 18:30 di sera. In Italia comincia ad albeggiare intorno alle 5:30 e tramonta alle 21:30.

Il Ramadan in Occidente.

Non è facile perché significa pranzare alle 8 di sera e cenare dopo le 3 di notte e, prima e dopo ogni pasto, ci si riunisce per le preghiere.

Le parole sono quelle di Abou Kone, pugile ivoriano di Abidjan, arrivato un anno fa in Irpinia – attualmente ad Atripalda – come rifugiato politico, in quanto nel suo paese non poteva praticare il suo sport preferito se non nelle palestre militari.

“Si prega cinque volte al giorno e ogni preghiera è preceduta da un rituale di abluzione, il Wudhu, altrimenti questa non viene accettata come tale. L’atto consiste nel lavarsi ed asciugarsi mani, viso, braccia, testa e piedi prima di pregare o di toccare il testo Sacro del Corano. Gli orari delle preghiere sono 3:26, 13:04, 17:05, 20:37 e alle 22:33. E’ un mese molto sacrificante: sono 29 o 30 giorni all’anno, dipende dalla luna.

C’è chi non può permettersi di mangiare e allora in questo modo gli siamo vicino – continua Abou –  Non possiamo neanche guardare le ragazze di giorno, il che significa voltarsi e coprirsi gli occhi ad ogni angolo di strada. Ma il Ramadan è anche una sorta di prova di fede: su 11 mesi possiamo permetterci di digiunare per 30 giorni, dio così perdona i nostri peccati.”

In questo periodo le porte del paradiso sono più aperte del solito. L’ultima decade è la più importante, periodo in cui cade la Lailat-al-Qadrla notte da non mancare, in cui bisogna pregare ancora più intensamente alla ricerca di una ricompensa, sperando nel perdono dei propri peccati.

Isis e fanatismo religioso.

“Loro non sono musulmani, dio non ha mai detto di dover far male ad una persona. Alla fine queste pene dovranno essere scontate. L’Isis è un sabotaggio della religione stessa, probabilmente ci saranno ragioni economiche dietro che motivano questi comportamenti ma l’Islam non è questo, l’omicidio non è mai giustificato.”

di Renato Spiniello.

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