IrpiniAmbiente ai sindaci: “Polemiche inutili, comuni inadempienti”

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Dopo le vibranti polemiche registratesi nelle ultime settimane con i rappresentanti sindacali, prima, e i sindaci dei Comuni irpini, poi, in ordine alla gestione della società provinciale deputata alla realizzazione del ciclo dei rifiuti, i vertici di “IrpiniAmbiente” hanno replicato punto per punto nel corso di una conferenza stampa presso la sede di via Cannaviello. Presenti al confronto l’amministratore unico e il direttore generale della società, rispettivamente Francesco Russo e Michele MIrelli, l’estensore del piano industriale, Felicio de Luca, e l’assessore provinciale all’Ambiente, Domenico Gambacorta.
Proprio per tali elementi, infatti i costi applicati ai comuni per i servizi effettuati, molto spesso non risultano in linea con i normali parametri tecnici- economici di settore, pur tuttavia, è il caso di ricordare che relativamente agli anni 2010 e 2011, pur con il subentro della società IRPINIAMBIENTE, ed il venir meno dei contributi eccezionali ricevuti dal sistema in precedenza, si sono mantenuti gli stessi costi derivanti dai contratti in essere con i Comuni, risalenti agli anni 2006-2007 ed in alcuni casi all’anno 2004.

I costi di IrpiniAmbiente
La questione è centrale. IrpiniAmbiente rovescia le accuse: La società per gli anni 2010 e 2011, ha effettuato i servizi di raccolta rispettando i costi determinati nei contratti precedenti, pur senza risorse straordinarie e soprattutto risentendo dei notevoli aumenti che le principali voci di costo del servizio, vedi costo del personale, carburanti, manutenzioni ed altro, hanno fatto registrare negli ultimi 2 anni”. Discorso a parte merita il costo dello smaltimento. “Relativamente alla frazione indifferenziata pur registrando un aumento, passando da 88 euro a tonnellate a 109, risulta essere il costo più basso rispetto a quello praticato negli impianti delle altre province. Ulteriori piccoli aumenti vanno certamente registrati, negli ultimi anni, per il trattamento e conferimento delle frazioni derivanti dalla raccolta differenziata, primo tra tutti il conferimento della frazione umida che in assenza di impianti in ambito provinciale viene conferita fuori provincia, è il caso comunque di evidenziare che per tale frazione, a seguito di gara espletata per l’intero ambito provinciale, si è riusciti ad ottenere un risparmio rispetto a quello pagato dei diversi soggetti operanti sul territorio provinciale”.

L’aumento della TARSU
La vicenda è stata sollevata con particolare incisività dagli amministratori del Vallao di Lauro, che hanno paventato un aumento pari al 100%. Anche in tal caso, i vertici di IrpiniAmnbiente provano a fare chiarezza: “L’aumento della TARSU è una conseguenza non solo dei naturali e fisiologici aumenti di alcune voci del servizio, ma soprattutto della legge che impone agli Enti locali- Comuni – la copertura totale del servizio. In parole povere, mentre in precedenza, i singoli Comuni, potevano utilizzare per la copertura del costo del servizio di gestione rifiuti, altre risorse disponibili nei propri bilanci, con la nuova norma tutto il costo del servizio deve essere coperto dalle entrate specifiche ovvero dai ruoli Tarsu”. Quindi un appello agli amministratori: “E’ fondamentale pertanto che si continui nello spirito di collaborazione, con i Comuni e i cittadini, collaborazione che ha contraddistinto il primo periodo di IRPINIAMBIENTE , senza cedere in strumentalizzazioni che poco hanno a che fare con aspetti tecnici. E contestualmente una stoccata: “Non è certamente funzionale ad un corretto sistema la posizione di alcuni Comuni, che presentano, ad oggi, ottobre 2011, nei confronto di IRPINIAMBIENTE situazioni debitorie risalenti all’anno 2010. Dove sono le risorse pagate dai cittadini per il servizio anno 2010, non corrisposte ad IRPINIAMBIENTE, forse sono state utilizzate per altri scopi?”

L’assorbimento delle maestranze
Altra annosa querelle è quella relativa all’assorbimento dei lavoratori dai consorzi e dai comuni. “Allo stato attuale – fanno sapere ancora da Irpiniambiente – tutto il personale precedentemente impegnato nei servizi risulta assorbito compreso quello impegnato negli impianti provinciali. In questi giorni andava completato il subentro nei Comuni nei quali il servizio è in proroga a ditte terze e cooperative, a fronte del quale come riportato ampiamente dagli organi di stampa si sono registrate resistenze , che in alcuni casi hanno portato i sindaci ad atti di diffida, a fronte dei quali, sempre nello spirito di cooperazione si è ritenuto di lasciare per ulteriori 30 giorni, le attuali gestione, nelle more di chiarire ulteriormente le diverse posizioni”. A questo punto la società provinciale torna all’attacco degli enti locali. “ Entrando nel merito delle questioni soprattutto delle diverse realtà che e hanno caratterizzato in questi anni il servizio svolto presso i comuni non ancora passati con Irpiniambiente, occorre rilevare numerose inadeguatezze del servizio e gestioni dello stesso che possono essere definite, quantomeno “fantasiose”. In alcuni casi la raccolta ed il trasporto dei rifiuti presso i comuni che oggi si oppongono al passaggio del servizio ad Irpiniambiente sono stati effettuati da soggetti che non sembra siano muniti delle dovute iscrizioni ed autorizzazioni (vedi albo gestori). Si osservano, inoltre, numerose irregolarità nell’applicazione del contratto di lavoro, laddove quello specifico è stato applicato, mentre in numerosi altri casi i rapporti di lavoro posti in essere con gli addetti alla raccolta ed allo spazzamento dei rifiuti e del tutto non rispondente alla natura stessa del rapporto di lavoro. In molti casi, la forza lavoro fino ad oggi occupata sugli stessi servizi è di gran lunga superiore alle effettive necessità ed è pertanto facilmente immaginabile che la “prima economia” fatta dai comuni è stata ricavata sul trattamento dei dipendenti preposti al servizio”.

L’accusa di essere un carrozzone politico
“La società Irpiniambiente – ribatte la società provinciale – viene indicata nel gergo quotidiano quale un carrozzone politico clientelare per la gestione dei posti di lavoro, mentre il primo corto circuito”che si ravvisa è proprio sull’esorbitante numero di dipendenti, che si ribadisce a vario titolo e con rapporti di lavoro sui generis viene impiegato dalle amministrazioni sui servizi di raccolta e spazzamento, tanto da far ritenere che sono proprio i sindaci ad alimentare un diffuso sistema di illegalità (smaltimento da parte di soggetti non a norma, rapporti di lavoro per servizi specifici con applicazione di contratti non corrispondenti, utilizzo della forza lavoro con turni che esorbitano quelli previsti dai contratti, non riconoscimento del dovuto trattamento economico, disparità tra le ore lavorate e quelle effettivamente pagate, non corrispondenza tra le mansioni svolte e i livelli di inquadramento, inosservanza delle norme contributive e previdenziali”.

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