Avellino – L’Irpinia tra crescita, rallentamenti e croniche carenze: da una parte aumenta il prodotto interno lordo provinciale ed il PIL pro-capite, dall’altra, però, si registra un tasso di sviluppo della demografia delle imprese appena sopra lo zero, un netto rallentamento dell’export, l’acuirsi della disoccupazione giovanile e intellettuale, la carenza ormai cronica della dotazione infrastrutturale. Questo è quanto emerge dal focus sull’economia provinciale elaborato dalla Camera di Commercio: obiettivo dell’analisi è quello di tracciare un quadro delle linee di sviluppo verso cui il nostro territorio sta marciando, verificando se esistono fattori che stanno condizionando le dinamiche dell’economia locale. In primo luogo, sono state esaminate le variabili economiche per misurare il livello di crescita della provincia: andamento del PIL, analisi delle dinamiche imprenditoriali, commercio estero, (variazione temporale, composizione settoriale, confronti territoriali, numeri indici). Sono stati, inoltre, considerati gli impatti che si manifestano sul tessuto economico della provincia, con riferimento al livello di ricchezza pro-capite ed ai tassi occupazionali, provando a conoscere in particolare chi sono coloro che cercano di inserirsi nel mercato del lavoro locale.Infine, si è voluto capire se esistono fattori di contesto territoriale che rallentano (o eventualmente accelerano) i processi di sviluppo in atto nella provincia (dotazione infrastrutturale, età media della popolazione, propensione all’innovazione). La metodologia utilizzata per scattare una fotografia quanto più precisa della situazione irpina è stata quella di realizzare un benchmark di tutti gli indicatori utilizzati secondo due piani di lettura (approccio integrato): uno temporale, analizzando le dinamiche di breve e medio periodo, e l’altro di tipo territoriale, attraverso il confronto con la realtà regionale e nazionale, così da poter pesare correttamente le “performance” economiche dell’Irpinia. Da tale ricerca scaturisce per la realtà irpina un’immagine in cui purtroppo dominano le criticità rispetto agli indicatori di segno positivo.
Prodotto interno lordo
Il prodotto interno lordo è tra i dati più significativi per misurare la capacità dei sistemi economici locali di creare ricchezza ed il correlato livello di benessere della popolazione provinciale. Balza agli occhi la recente crescita del PIL della Provincia di Avellino che però non deve trarre in inganno rispetto ad uno scenario in cui dominano le zone d’ombra rispetto alle luci. Il totale della ricchezza prodotta nel 2007 ha superato gli 8 miliardi con una variazione del 4,8% rispetto al 2006, ben al di sopra della media regionale e addirittura più della media nazionale. Il settore che ha trainato il rialzo è quello delle costruzioni, con un incremento di oltre il 9% seguito, a distanza, dalla crescita del terziario, con un incremento del 3,6% e dall’industria manifatturiera (3,2%). Prosegue la flessione del comparto agricolo che perde oltre l’8%. Nella disamina della composizione settoriale del PIL si rileva l’incidenza maggiore dell’industria (28,5%) in Irpinia, sia rispetto al livello regionale (18,8%) che, seppur con uno scarto minimo, a quello nazionale (26,9%). Anche il PIL pro-capite è in crescita (+3 posizioni rispetto al 2006, nella graduatoria delle province italiane).
Struttura imprenditoriale
Nel trend congiunturale dell’apparato produttivo si colgono segnali di un significativo rallentamento del ritmo di crescita. Relativamente alla demografia imprenditoriale colpisce il tasso di sviluppo delle imprese che registra un incremento di appena lo 0,3%, in netta flessione rispetto al 2006 (1,3%) e con una crescita netta di sole 147 unità produttive. Nel considerare, invece, le dinamiche settoriali, si segnala una maggiore vivacità nel settore dei servizi, con oltre il 5% di incremento, degli alberghi e ristoranti con il 3,2%, e delle costruzioni con il 2,8%. Va sottolineato, peraltro, che tali tendenze si discostano abbondantemente dagli aumenti a doppia cifra dell’anno precedente. Continua ad aggravarsi la situazione delle imprese agricole con il 3% di decremento, mentre restano stabili le imprese artigiane. Per quanto riguarda la forma giuridica prosegue la lenta risalita delle società di capitale rispetto alla diffusione delle ditte individuali, anche se la provincia di Avellino è ancora distante dalla media regionale e nazionale.
Commercio estero
L’andamento delle esportazioni, con una decisa battuta d’arresto rispetto al 2006, riflette lo stato di sofferenza dell’economia irpina. E’ vero che c’è stato un incremento del 2,1%, ma nel 2006 la variazione era stata positiva per il 13,6%. Inoltre l’Irpinia si discosta dal trend regionale (+11%). La percentuale di aumento è stata pressoché a doppia cifra in tutte le province (Benevento, ad esempio mostra una crescita del 28%), distanziando nettamente la performance dell’Irpinia ed evidenziando così problemi di competitività delle nostre produzioni sui mercati internazionali. Se si scompone l’interscambio per attività, si registra la flessione dell’industria della trasformazione alimentare (-7%), una sostanziale tenuta del comparto cuoio e pelli, un buon andamento delle industrie tessili e dell’abbigliamento (+22,1%), metalli e prodotti in metallo (+27%), macchine ed apparecchi meccanici (+30,9%), macchine elettriche ed elettroniche (+26,6%). Nettamente in flessione l’export dei mezzi di trasporto, con un variazione negativa di quasi il 7%. Per le importazioni, che crescono del 13,6%, particolarmente significativo è l’incremento registrato dai prodotti agricoli, alimentari, chimici e componenti della filiera auto-motive.
Occupazione
Il mercato del lavoro irpino è caratterizzato da un tasso di occupazione pari al 48,7%, che è di oltre 4 punti percentuali superiore alla media regionale, ma lontano di circa 10 punti dalla media nazionale. Il tasso di disoccupazione è invece pari al 10,6%, ben distante dal 6,8% nazionale. Questi i dati generali: scendendo nel dettaglio va sottolineata la criticità della disoccupazione giovanile, con oltre il 24% di disoccupati fino a 24 anni, con punte del 28% per le giovani donne. Se si esaminano i disoccupati per titolo di studio posseduto, i laureati rappresentano il 7,2% su un totale di oltre 75 mila persone in cerca di occupazione, ma rappresentano la classe con il maggiore incremento rispetto all’anno precedente (42,4%) e, soprattutto, hanno le peggiori prospettive di inserimento professionale. In Irpinia, infatti, le imprese assumono laureati solo per il 3,5% del totale nuovi posti di lavoro, mentre in Campania la quota è del 6,3% e in Italia del 9%. La disoccupazione intellettuale è quindi un fenomeno destinato ad aggravarsi visto che i programmi occupazionali dell’apparato imprenditoriale riflettono dinamiche che impattano sulla stessa competitività delle imprese. Ci sono, pertanto, tutte le premesse in Irpinia per quella “fuga dei cervelli” che da tempo priva il mezzogiorno d’Italia delle sue migliori risorse, limitandone le occasioni di crescita e sviluppo.
Indicatori di contesto territoriale
Relativamente ai fattori di contesto territoriale, sono molte le criticità rilevate, in alcuni casi con ritardi che mostrano gravi limiti strutturali per lo sviluppo dell’economia irpina. Per quanto riguarda l’infrastrutturazione del territorio, l’indice generale di dotazione di infrastrutture socio-economiche mostra un arretramento rispetto al 2004 (da 66,8 l’Irpinia scende a 61, fatta salva la base 100 per l’Italia). Permanente il divario relativo alla rete ferroviaria, ma anche il ritardo nella costruzione di impianti e reti energetiche ed ambientali e nella dotazione di reti bancarie e di servizi vari. Crescono, viceversa, le strutture e reti per la telefonia e la telematica, seppur la dotazione sia ancora insufficiente, mostrando tuttora un netto gap rispetto a quanto realizzato nel resto della Campania. Sul fronte socio-sanitario, peggiorano gli indici delle strutture culturali e ricreative e di quelle sanitarie. Immutata, poi, la forte e grave carenza di strutture per l’istruzione e la formazione: Avellino è nettamente il fanalino di coda rispetto alle altre province campane e presenta un divario con la media regionale di quasi 80 punti percentuali! Particolarmente interessante sono i dati della capacità produttiva di energia della provincia e del correlato fabbisogno energetico di tutto il nostro sistema economico. L’Irpinia produce circa 333 milioni di kwh di energia elettrica, di cui il 79% attraverso fonti alternative (principalmente eolico); il consumo di energia (sia ad uso domestico che produttivo) è invece pari a 1.500 milioni di kwh. In pratica, consumiamo 4 volte e mezzo l’energia che produciamo e, quindi, siamo costretti ad acquistarla da altri territori. Anche in Campania la produzione non copre il fabbisogno di energia (si consuma tre volte l’energia prodotta), mentre l’intero mezzogiorno registra una situazione diametralmente opposta, con una produzione di energia quattro volte superiore al consumo, denotando una maggiore capacità d’investimento in impianti energetici. La bassa propensione all’innovazione, peraltro già testimoniata dalla forte disoccupazione intellettuale, è certificata dall’ultimo posto nella classifica regionale per numero di invenzioni depositate, modelli di utilità e brevetti (appena il 2,7% del totale regionale) e dalla più bassa percentuale di high skills richieste dalle pmi irpine da inserire nelle funzioni aziendali per l’innovazione di prodotto e di processo (1,9% in Irpinia, 3,9% in Campania, 6,5% in Italia). Significativa, infine, la dinamica dell’invecchiamento della popolazione che in Irpinia è molto più accentuata della media regionale. L’indice di vecchiaia è, infatti, del 133,7%, rispetto a una media regionale dell’89,9% ed è di poco inferiore a quella nazionale.