Irpinia – Emergenza rifiuti: esperti a confronto

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“In materia di impianti di compostaggio esiste un imperativo categorico: deve trattarsi di strutture a norma”. Questa la regola fondamentale seguita dal primo cittadino teorese Salvatore Di Domenico, che da ben due anni si destreggia nell’analoga situazione che oggi investe S. Mango sul Calore. Ma, si sa, in materia rifiuti, comunque vada, c’è sempre da discutere ma soprattutto c’è sempre un motivo che, in un modo o nell’altro, causa malcontenti e rimostranze. Nessuno li vuole. Né per strada, ad animare cassonetti stracolmi, né in alcun tipo di impianto. Termovalorizzatori, impianti di compostaggio, discariche… soluzioni tabù per un territorio che in materia di pattume sembra non voler accettare alcun tipo di alternativa. Dopo la decisione presa dal commissario straordinario Corrado Catenacci – scaturita dall’inadempienza da parte del nostro territorio nella presentazione di un Piano provinciale – che stabilisce la realizzazione di un nuovo impianto di compostaggio tra i comuni di Luogosano e San Mango sul Calore, non poteva che ‘insorgere’ la popolazione locale, ignara, fino a qualche giorno fa, che la sorte si sarebbe accanita proprio ‘contro’ la Valle del Calore. “Non posso negare – ha spiegato il sindaco Di Domenico – che inizialmente abbiamo avuto dei problemi. Anche noi, in primis, abbiamo subito le conseguenze di una scelta partita dall’alto e contro cui c’era ben poco da fare. In secondo luogo abbiamo dovuto affrontare problemi strutturali. L’impianto, infatti, nei primi tempi dopo la sua realizzazione, era scoperto. Il che causava fuoriuscita delle polveri e creava un olezzo davvero poco gradevole. Venti tonnellate al giorno di rifiuti organici non sono cosa da poco. Per quanto i bio filtri e le bio cellule fossero a posto abbiamo risentito di disagi che, per fortuna, abbiamo poi superato”. L’impianto, infatti, ancora in fase sperimentale, non era a norma fino all’intervento degli organi competenti. “Trattandosi di una struttura in via di sperimentazione non tutto era ‘in regola’. Poi sono intervenute la Asl e l’Arpac e l’impianto è stato rimodulato. In questo modo abbiamo evitato il risorgere dei problemi che si erano presentati inizialmente”. Dunque, se tutto è a norma l’impatto ambientale delle strutture di compostaggio è quasi inesistente. Per questo Di Domenico non ha problemi a rassicurare quelli che ad oggi si considerano ‘colleghi di sventura’. “Non occorre creare inutili allarmismi. L’importante è avere la situazione sotto controllo durante il periodo di realizzazione dell’impianto al fine di non avere, in futuro, cattive sorprese”. Dunque, un vademecum di semplici regole: vigilare sulla realizzazione dell’area,


controllare il buon funzionamento dei macchinari e, imperativo categorico, richiedere che l’impianto sia a norma sotto tutti i punti di vista. Dunque, il progetto, finanziato dalla Regione e ‘partorito’ dalla mente del Cosmari Avellino1, per quanto non ben accetto, dovrebbe quantomeno scongiurare l’impatto ambientale. Intanto, rimostranze e dissensi a parte, la situazione in Irpinia in materia rifiuti almeno al momento sembra essere sotto controllo. Avellino è tranquilla, almeno stando a quanto sostiene l’assessore comunale all’Ambiente Antonio Spina: “Si procede alla regolare raccolta e non siamo assolutamente in emergenza”. Dopo le assicurazioni qualche battuta anche sul tanto discusso impianto: “Il sito non ha alcun impatto ambientale. Il compost prodotto verrà rimesso sul mercato senza produrre alcun danno. Tra l’altro si tratta di un impianto ben protetto ma – e lancia la stoccata – non capisco perché ogni scelta avente ad oggetto i rifiuti è motivo di polemica”. Non la pensa allo stesso modo, invece, il presidente del Cosmari Av1, Raffaele Spagnuolo che, al contrario di Spina, parla di una situazione di continua emergenza. “Ad Avellino avremmo bisogno di un sito di stoccaggio per risolvere in maniera definitiva l’annosa questione. L’emergenza è continua e per risolverla non basta solo protestare. Oltre ad un’area di stoccaggio è necessario anche potenziare la differenziata: un appello più volte lanciato ai cittadini ma che va quotidianamente ribadito”. E la scelta di Catenacci relativa a San Mango sul Calore non spaventa certo il presidente: “Catenacci può lanciare delle proposte ma non può certo imporre la sua scelta. Sono gli enti locali ad avere l’ultima parola”. A torto o a ragione sono tuttavia i dati a parlare: l’Irpinia produce 150 mila tonnellate di rifiuti al giorno rapportate ad un totale di 2 milioni e 700 mila dell’intera Campania. Valori minori, inutile dirlo, rispetto a Napoli, Salerno e Caserta, maggiori rispetto al beneventano. Ancora una volta, allora, i numeri lanciano chiari segnali. Purtroppo, però, non riescono a dare una risposta al vero problema, rifiuti: se non per strada o negli impianti all’uopo, allora dove? (Manuela Di Pietro)

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