Di seguito la nota di Aldo D’Andrea.
“A Pomigliano, vi è stato il corteo dei lavoratori, stabilimenti Fiat, Avio ed altri, ovvero, in scena è andato un ulteriore atto della crisi che morde le famiglie. Se si partecipa al corteo, o se solo lo si guarda dal di fuori, diviene facile apprezzare per davvero quanto si sia fatto difficile vivere e quanta disperazione venga dalla precarietà del lavoro; si percepisce la paura del domani e si avverte l’insicurezza nell’essere padre o madre. Si coglie rabbia e ribellismo, in quel corteo, e si ascoltano le urla che richiamano alla coscienza e alla solidarietà; si avverte l’indisponibilità alla rassegnazione. Diventa chiaro, allora, quanto siano importanti e come incidano le strategie industriale delle aziende, e quanto decisivo ne consegue, nel quadro generale, l’apporto della politica se orientata ai ceti deboli, se volta a tutelarne gli interessi e a promuovere il lavoro. Il presidente Di Pietro era lì, con il commissario regionale dell’IdV sen. Di Nardo e con il segretario cittadino di Napoli, Ruggiero, e lì c’erano pure il segretario Landini, il sindaco di Napoli De Magistris; erano ad affermare che gli uomini “non sono scarti di magazzino”, per citare lo stesso Di Pietro, e men che mai “eccedenze”, per ripetere il lessico del sempre sorridente ministo Patroni Griffi. No, non sono scarti o eccedenze, signor Ministro e signori del Governo, ma solo futuro, futuro di un Paese che chiede di avanzare chiedendo il lavoro che rifugia da mere alchimie di contabilità.
L’Italia dei Valori vuole ribadire ancor più le ragioni del suo voler essere il partito del Lavoro e della equità sociale, e lo fa con la convinzione e la coerenza delle battaglie che conduce in Parlamento e nelle piazze, lì opponendosi alle scelte regressive del Governo, qui sfilando accanto a lavoratori vittime di una cultura cinica, che assume il profitto come fine ultimo, e al di là di ogni cosa. Alla manifestazione di Pomigliano, c’era anche la Sig.ra Silvia Curcio a rappresentare la sofferenza ormai croniccizzata dell’Irisbus di Flumeri, e a ribadire che le scelte dell’ing. Marchionne sono state solo capaci di regalare diffuse sofferenze e disperazioni. Costui, e con lui il giovane Agnelli, ha forse dimenticato che questi capannoni industriali sono stati il “cadeau” che il popolo italiano, soldi pubblici cioè, ha offerto loro affinché si portasse lavoro e sviluppo in territori di un Sud-Italia emarginato; alle scelte di arretramento industriale cui la Fiat sta decisamente avviandosi, non corrisponde però la loro volontà di dismettere la proprietà che è stata regalata ad essa. Delocalizzare gli impianti per abbattere il costo della manodopera, è la tipica politica delle Aziende che decidono di sopravvivere sul mercato solo attaverso la rinuncia ad investimenti tecnologici; nulla a che vedere con i grandi gruppi industriali tedeschi che della qualità del prodotto fanno l’essenza delle loro fortune. Purtroppo, oggi in questo Parlamento si è costituita una ben strana maggioranza, a sostegno di un Governo che decisamente punta al rigore senza nemmeno accenni all’equità sociale. Un governo di “tecnici” che, un anno fa, si proponeva di ridurre il debito pubblico, ma che tuttavia oggi ce lo ritroviamo aumentato malgrado la tassazione super e le vessazioni sul lavoro e sui ceti deboli, che si proponeva di “rendere compatibile” il costo delle pensioni, ma che poi non tiene conto di 350000 persone, “esodate” senza stipendio e senza pensioni, che si proponeva di “migliorare” il mercato del Lavoro, ma che lo fa partendo dal versante dei…licenziamenti più facili, e non viceversa in favore della domanda di occupazione crescente, resa pure instabile per la condizione di precarizzazione. Visti all’azione, dopo un anno di governo, un dubbio sorge spontaneo allora, ed quello che forse questi al governo del Paese non siano proprio dei “tecnici” capaci, o che comunque incappano, loro malgrado, costantemente nella eterogenesi dei fini. Prima se ne vanno e meglio è per il Paese”.