“La vicenda dell’Irisbus, in questi giorni è stato detto più volte, non riguarda solo i settecento lavoratori dello stabilimento più i quasi duemila dell’indotto. Quella della Valle Ufita è una vertenza su cui si giocano buona parte delle possibilità di sviluppo della provincia di Avellino, essendo, la difesa dei grandi presidi produttivi presenti in Irpinia, solamente il primo passo per poter immaginare l’uscita dalla crisi attuale.
Solo l’altro giorno, Sergio Marchionne, a margine dei lavori del Cda del gruppo Fiat, in Brasile, comunicava il raddoppio dell’utile nell’ultimo trimestre di Fiat-Industrial. Ci troviamo, quindi, di fronte ad un gruppo che testimonia importanti segnali di ripresa; c’è bisogno, adesso, di un governo che su un Piano nazionale del trasporto pubblico urbano, lo sblocco e la finalizzazione dei fondi FAS e il rifinanziamento della legge 151 del trasporto pubblico, determini le condizioni affinché il gruppo Fiat non lasci progressivamente il Mezzogiorno e, più in generale, l’Italia per la parte riguardante le produzioni per il trasporto pubblico. C’è bisogno di una condotta differente da quella sperimentata, dal governo, su Termini Imerese e, più in generale, sull’intera partita legata al rapporto con il gruppo Fiat. E’ da oltre un anno, ormai, dall’annuncio del piano “Fabbrica Italia”, che Marchiorre minaccia di andarsene e che questo governo, a partire dalla verifica stabilimento per stabilimento, dello stesso piano Fiat, non è in grado di misurare le effettive intenzioni del gruppo del Lingotto”.
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