Inquinamento fiumi: Ruggiero chiama in causa la Provincia

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Valle del Calore – Un problema che ogni anno si ripresenta nel periodo autunnale, in concomitanza con la piena attività dei frantoi oleari situati in provincia: prima il fiume Ufita e poi il Calore sono stati oggetto di ripetuti scarichi abusivi di residui delle macine dei frantoi che hanno contribuito a provocare l’inquinamento ambientale dei corsi d’acqua in Irpinia. La problematica è stata sottoposta all’attenzione dell’assemblea di Palazzo Caracciolo dal consigliere del Pdl Giancarlo Ruggiero che ha avanzato tre richieste: in via preliminare interessare gli operatori di Polizia ambientale e destinarli per almeno 20 giorni alla vigilanza degli argini fluviali; convocare un tavolo di confronto con le associazioni degli Olicoltori, i Comuni, le forze dell’ordine, le associazioni ambientali e di pesca sportiva affinchè si realizzi un piano preventivo, almeno per il prossimo anno, per monitorare i frantoi, predisponendo al contempo un piano di smaltimento conforme agli obblighi legislativi valutando il profilo economico più basso per lo smaltimento delle sostanze reflue degli impianti oleari; infine, nel merito prevedere nell’imminente costituzione della società provinciale per la gestione dei rifiuti uno specifico settore che si interessi del prelievo e dello smaltimento di tali liquami con costi ragionevolmente bassi e accessibili a tutti gli operatori del settore.
Una richiesta legittima in base ad una valutazione esperita in loco: “Lungo il corso dei fiumi – ha spiegato Ruggiero – si è formata una patina oleosa e maleodorante che ha addirittura fatto mutare il colore delle acque. Situazione aggravata ulteriormente dalla scarsità di piogge di questi giorni e dalla conseguente riduzione dello scorrimento delle acque”. Peggio ancora, allo scempio ambientale potrebbe associarsi un possibile danneggiamento ai reperti archeologici presenti lungo il corso del fiume che sfiora località Ponterotto, Mirabella Eclano e Venticano, centri in cui sono presenti i resti del Ponte Romano lungo la storica via Appia. “La melma salmastra – ha specificato Ruggiero – ha visibilmente macchiato pezzi del ponte con possibili conseguenti erosioni dovute agli acidi presenti nell’acqua. Le forze dell’ordine della Valle del Calore stanno monitorando la zona per cercare di individuare i responsabili”. Della situazione è stata interessata anche l’Arpac che ha già provveduto ad effettuare dei rilievi per sottoporre l’acqua ad analisi più accurate.

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