AVELLINO- Qual è il futuro dei figli delle detenute dopo le nuove norme del decreto sicurezza volute dal Governo? Se lo sono chiesti, in un confronto con tutte le parti che si occupano del pianeta carcere i penalisti irpini, che da tempo hanno puntato l’attenzione sulle condizioni detentive non solo dei penitenziari “ordinari” ma anche dell’Icam di Lauro e del futuro dei bambini, ancora oggi per quanto si cerchi di alleviare in ogni modo la condizione di “detenzione”, costretti a stare in carcere insieme alle madri detenute. “Innocenti reclusi: Quale futuro per i figli della detenute?”. Su questo tema si e’ sviluppato un confronto sulla condizione del carcere promosso dalla Camera Penale Irpina e dalla Consulta dei Giovani Penalisti a seguito della modifica degli articoll 146 e 147 del Codice Penale, con l’ entrata in vigore del nuovo “decreto sicurezza”, che ha eliminato il rinvio obbligatorio della esecuzione della pena detentiva nei confronti di donne incinte o con prole al di sotto di un anno o a seconda del caso dei tre anni, la cui immediata esecuzione è rimessa all’apprezzamento del giudice competente, laddove ne ravvisi il pericolo di reiterazione del reato potra’ disporre l’ immediata esecuzione della pena detentiva. Sono molti gli interrogativi, in particolare legati agli effetti di queste nuove norme volute dal Decreto Sicurezza. Quello che esce dal dibattito, moderato dai giovani penalisti Simone Imparato e Assia Iannaccone e’ una critica alla ratio e agli effetti della modifica dei due articoli, che non risolvono un problema su cui si dibatte da anni, quello di dover registrare la condizione di “reclusi” anche per i bimbi. Ad aprire i lavori i saluti del presidente della Camera Penale Gaetano Aufiero e del presidente dell’ Ordine degli Avvocati Fabio Benigni, che ha messo in evidenza quanto l’ oggetto del dibattito fosse: “estremamente delicato che naturalmente si inserisce quello più generale che riguarda le condizioni delle carceri e ritengo che sia fondamentale alimentare un dibattito e fare in modo da sensibilizzare l’opinione pubblica su temi che in alcune situazioni vengono trattati in maniera marginale”. A seguire i saluti del presidente della Consulta dei Giovani Penalisti Matteo Raffaele Fimiani e la relazione che ha inquadrato normativanente le modifiche legislative affidata al penalista Innocenzo Massaro.
DE MARINIS: POCA ATTENZIONE AL CARCERE, AI BIMBI? NON PENSA NESSUNO
Francesca De Marinis, magistrato di sorveglianza, alla luce delle scarse opportunita’ che ai bimbi vengono gatantite nei contesti dove si trovano gli Icam, una risposta rispetto alla domanda che si sono posti i penalisti l’ha data, anche se negativa quando si tratta di attenzione : “Grazie per l’invito e soprattutto per l’attenzione” ha voluto rappresentare il magistrato, sottolineando come il carcare “non è un luogo molto attenzionato ci ritroviamo”. Ha in primis rappresentato come quella contenuta nel decreto sicurezza non possa definirsi una “normativa antistorica”. Riflettendo “su cosa significa antistorico, perché si è antistorico e’ qualcosa che è contrario al periodo che stiamo attraversando. Forse non è così antistorica tutto sommato. Mi sembra una normativa che sta assolutamente in linea con quello che è la politica degli ultimi anni e quindi in qualche modo profondamente calata nel contesto storico politico culturale che ci accompagna. È stato detto anche giustamente che la propaganda che ha accompagnato questo provvedimento poneva l’attenzione su una particolare categoria di donne, detenute in particolare di etnia rom e questo se da un lato è vero dall’altro serve anche a rendere più digeribile quello che e’ un provvedimento” ricordando che e’ ” utilizzando quello che è una tecnica diciamo abbastanza risalente del diritto penale, ne parla già agli inizi del Novecento Jakobs, che e’ la costruzione del diritto penale del nemico. Il nemico è sempre l’altro e quindi la persona straniera è più facilmente attaccabile. Ma di questo posso dire che negli istituti a custodia attenuata troviamo tante italiane quanto detenute straniere”. Proprio sull’Icam il magistrato ha messo in evidenza come “Sostanzialmente prima di tutto c’è un vulnus storico che riguarda la legge che lo ha istituito, la legge 62 del 2011. In realtà era prevista anche la costituzione delle case famiglia, anche là come sempre, è un elemento che contraddistingue la nostra politica che ormai da diversi anni con la clausola di valenza finanziaria, istituire case famiglia senza soldi e” difficile, cioè immaginare di uscire anche solo a ristrutturare dei luoghi esistenti per svolgere la funzione di casa famiglia senza alcuna forma di investimento. Quindi questo diciamo unitamente a l’elemento che già veniva evidenziato, cioè della presenza di soli quattro istituti sul territorio nazionale comporta sicuramente la violazione di uno dei principi che noi abbiamo con riguardo alle istituzioni penali, che è quello della territorialità e quindi di consentire ai soggetti di essere sul territorio prossimo, quello dei loro luogo di vita. Per il magistrato, alla luce della prima parte di considerazioni, alla luve della domanda: quale futuro vedete per gli innocenti risponderei nessuno, cioè nessuno ‘ha mai pensato a quale deve essere il loro futuro? Perché per quanto infatti, gli operatori che sono all’interno dell’Istituto provino a sforzarsi, c’è proprio una difficoltà di impiegare del tempo che non sia di ozio forzato per quei minori che sono di fatto ristretti, ma senza diciamo alcun titolo di detenzione. Quindi su questo andrebbe forse diciamo riflettuto anche su sui luoghi nei quali costruiamo. Questo riguarda l’Icam, manon riguarda solo lì. Diciamo, Io sono napoletana e a Napoli. Abbiamo la fortuna di avere in qualche modo istituti di pena che insisto sul territorio cittadino, Ma questo non riguarda la grande maggioranza che sono comunque posti al di fuori delle reti cittadine e quindi fuori anche dai contesti sociali”.
IL GIP FIORE: LA TUTELA DEL MINORE SUPERIORE A CERTEZZA ED ESPIAZIONE DELLA PENA
Giovanfrancesco Fiore, Gip del Tribunale per i Minorenni di Salerno, ha evidenziato come la più importante differenza tra la giustizia ordinaria e quella minorile sia caratterizzata da un’ assenza o quantomeno ridottissima presenza di giudizi della Cassazione. Una difficoltà per il giudice minorile che è chiamato a decidere su tanti casi con una certa urgenza. Non escludo che in futuro, spero di no, per quanto riguarda una madre collocata in Icam, con più figli piccoli, il giudice minorile possa dire: nonostante l’impegno profuso dal personale della Polizia Penitenziaria, nonostante tutto quello che viene fatto” la madre non è idonea per la crescita del minore. “Allora il giudice minorile dovrebbe dichiarare sospesa la potestà genitoriale e quindi si entra in una condizione che e’ regolata da ” meccanismi complessi che vedono intersecarsi più normative che tutelano gli interessi coinvolti di varia specie e varia natura. Ma non può assolutamente mettersi in dubbio che il superiore interesse del minore, che deve prevalere circa la valutazione sulla sicurezza, di espiazione della pena e definizione della stessa”.
LE VOCI DELLE MAMME DETENUTE
Le esperienze dirette che ha rappresentato insieme alle maggiori criticità il direttore del carcere di Avellino Maria Rosaria Casaburo hanno chiuso il dibattito, seguito però da uno dei momenti più emozionanti della serata, quello che ha dato voce alle madri detenute. Antonietta, Adriana, Ester, Svetlana e Maria, ospiti della Casa Circondariale di Bellizzi Irpino, che hanno scelto delle frasi di autori famosi per descrivere la loro condizione di mamme dietro le sbarre. “La casa senza mamma e un fuoco senza fiamma” ha letto una di loro. “Siamo semplici detenute, ringraziamo il nostro educatore, la Uepe, il magistrato e tutti gli avvocati. Volevamo ringraziare tutti voi, che ci avete ascoltato, che ci avete permesso di esprimere una nostra emozione. Si avvicina il Natale, che è la festa della famiglia. Per noi sono momenti emozionanti, proprio perché viene il Signore. E’ la famiglia che ci fa vivere e ci da la forza di vivere. Abbiamo sbagliato, stiamo pagando, ed e’ giusto che sia così. Grazie mamma”. La chiusura affidata ad una rappresentazione di un colloquio tra un educatore ed una detenuta rappresentato dell’Associazione teatrale “Artemanus” di Manocalzati. AERRE










