Il Q9 scrive al Papa Benedetto XVI: “Anche noi vogliamo Dio”

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Avellino – Un lifting e via che non è bastato a restituire la chiesa di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori agli abitanti del quartiere 9. In disuso da ben 26 anni, il Q9 ancora una volta in punta di piedi per chiedere di poter finalmente usufruire di “quella chiesetta che ha visto unirsi in matrimonio madri e nonne della città”. Un appello accorato che è giunto attraverso una missiva direttamente al Papa Benedetto XVI. Una storia troppo lunga ma non per questa caduta nel dimenticatoio. “A seguito dei danni provocati dal terremoto del 1980 – si legge nella lettera a firma degli abitanti del Q9 – chiesa, convento, salone e campetto sono nel più completo abbandono. La proprietà è dei padri Redentoristi che, alla richiesta di notizie dicono e non dicono. Di certo rifacendo il look alla facciata, avevano fatto sperare in una prossima apertura. Ma così ad oggi non è stato. Salvo un breve utilizzo del salone da parte degli ospiti della Casa sulla Roccia utilizzato per un progetto di lavorazione di scarpe, il complesso rimane in ‘balia’ di erbacce, immondizia ed animali randagi”. Diverse le proposte di acquisto e ristrutturazione che non hanno trovato però il giusto epilogo. “A parte il problema della ristrutturazione della Chiesa Liguorini, gli abitanti del Q 9 avvertono come urgente e necessaria la costituzione di una loro parrocchia. Il quartiere già vive la presenza di circa duemila abitanti che a breve saranno cinquemila: tutte famiglie giovanissime e con figli adolescenti.
Le stesse devono avvalersi della parrocchia già popolosa di San Tommaso che sentono distante per spazio e problematiche, assente per impegno pastorale, altalenante per i parroci che variano ogni triennio con tutte le loro innovazioni e conservazioni, estranea e indifferente verso le reali esigenze del quartiere. Nei vari organismi della parrocchia non c’è alcuna unità che risiede nel Q9, salvo qualche figura che, già residente nel quartiere San Tommaso, ha trasferito la propria ubicazione. Oltre all’immobilità di ruoli, riti e comportamenti, la realtà dimostra disinteresse pastorale che diventa preoccupante soprattutto in presenza di risorse giovanili che per i vertici della Chiesa, dovrebbero rappresentare la speranza. I ragazzi che non frequentano l’ACR o gli SCOUT sono tagliati fuori dal discorso dell’evangelizzazione. I bambini delle Prime Comunioni, a parte il periodo dell’obbligo ed un breve periodo post-Sacramento, non frequentano la celebrazione domenicale perché …..passato il Santo è passata la festa. Che dire?”. Una lettera che non vuole essere di denuncia ma semplicemente volano di una nuova speranza. E’ la stessa lettera che vede nella chiosa l’appello accorato ai “padri Redentoristi, al vescovo di Avellino Mons. Marino affinché facciano diventare la problematica del Q9 anche propria. Sono le stesse righe di inchiostro che vedono nella chiosa un unico e solo desiderio: “Anche noi vogliamo Dio”. (t.lomb)

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