Alfredo Picariello – Il “De Sanctis” di Sant’Angelo dei Lombardi riflette e fa riflettere. Dati, approfondimenti ed importanti testimonianze su bullismo e su cyberbullismo, con gli studenti protagonisti che si confrontano con le istituzioni. Il fenomeno è stato sviscerato con molta attenzione, alla presenza del Procuratore capo della Repubblica di Avellino, Rosario Cantelmo, che ha inviato tanti importanti messaggi alla comunità scolastica presente ma, ovviamente, anche alle famiglie.
“Non c’è violenza più infame del bullismo”, ha sottolineato il Procuratore. “Fare oggetto di violenza un essere umano, metterlo con le spalle al muro, è una cosa squallida”. Cantelmo, come sempre, ha reso il suo intervento molto articolato e ricco di spunti interessanti. “Spalo fango sociale ogni giorno, ho a che fare con la parte peggiore della società”. Quindi si è immedesimato nel professore John Keating, interpretato nel film l’Attimo Fuggente da Robin Williams nel momento in cui, in classe, sale sulla cattedra. “Occorre analizzare le cose da tutte le angolature. Io voglio dare voce alle vittime del bullismo”.
Cantelmo legge la lettera di una ragazza vittima di bullismo che gli è stata inviata dalla ragazza stessa e, rivolgendosi agli studenti, dice: “Spero di graffiare le vostre coscienze”. La lettera è a tratti dura e provoca i brividi, forse anche al Procuratore. “Il bullismo – scrive quella ragazza – non è una colpa. E’ una piaga purtroppo ancora molto sottovalutata. Ci si sente impotenti, un po’ è colpa dei compagni di classe che, troppo spesso, sono complici del bullo; un po’ è colpa degli insegnanti e dei genitori, i primi impreparati, la famiglia tende a sottovalutare. I bulli mi hanno reso una persona diffidente, mi sono ammalata di ansia e depressione. Credo che un giorno il piccolo bullo diventerà un uomo violento. A sei anni rubi la merendina al tuo compagno di classe, a 20 anni picchi a morte un omosessuale”.
Ti spezza il fiato una lettera così. Fa sentire te impotente. “Per parlare di bullismo – dice Cantelmo – si deve spiegare cos’è la legalità”. Il Procuratore rispolvera dalla sua memoria “Le città invisibili”, il romanzo di Italo Calvino pubblicato nel 1972. Cita un passaggio: “L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.
“La legalità – dice il capo della Procura di Avellino – è scegliere da che parte stare, rispettare le regole e farle rispettare”. E si rivolge ai ragazzi: “Scegliete di stare dalla parte giusta, scegliere di essere liberi. Se resterete liberi, prima o poi i vostri sogni si avvereranno”.
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