Il Procuratore Airoma: giovani delinquono senza motivazione, violenza fine a se stessa

0
1126

RIMINI- “Mi inquieta il fatto che sempre più spesso i giovani delinquano senza una causale, una violenza fine a sé stessa”. E’ la testimonianza dal territorio dove opera quotidianemente che il Procuratore della Repubblica di Avellino Domenico Airoma, che ieri sera ha partecipato ad uno degli incontri del Meeting di Rimini, quello moderato dal direttore di “Tempi” Emanuele Boffi, con l’intervento di Giancarlo Cesana, professore di Igiene Generale e Applicata, Università Milano-Bicocca; Maurizio Patriciello, parroco di Caivano. Per Airoma una partecipazione anche nella veste di vicepresidente del Centro Studi Livatino per l’ennesimo anno al Meeting di Rimini . Questa condizione di mancanza di comprensione delle ragioni del delitto, spesso non consente di individuare facilmente neppure il suo autore: “se c’e’ un insegnamento per chi come me fa da 40 anni questo mestiere-ha spiegato Airoma- e cerca di capire qual è la motivazione di un delitto, scoprendo la causale potrei anche risalire più facilmente al suo autore. Oggi, purtroppo, soprattutto fra i giovani si dellinque senza una motivazione, la violenza fino a se’ stessa”. Ed e’ una panoramica su giovani che neppure i loro genitori riconoscono, il perché lo spiega lo stesso magistrato: “E quante volte i genitori non si rendono conto: insomma ma è mio figlio quella persona?” ha aggiunto Airoma- “In realtà come è vero, soprattutto oggi che i figli sono molto più figli del loro tempo che dei loro genitori. Viviamo in questo tempo imbevuto di questa melassa relativistica, per cui non c’è bene, non c’è male. Eppure io, come spesso dico, facendo di mestiere il pessimologo, quel male lo vedo. Lo vedo, è in azione. Però nessuno che parli a giovani di bene e male poi fa sì che questi si ritrovano ad avere a che fare col male e non saperlo affrontare”. Ma c’è anche una pars costruens nel discorso che Airoma propone alla platea del Meeting. “E però voglio anche impiegare questo mio tempo raccontandovi in realtà come il bene possa poi avere il sopravvento- ha spiegato il Procuratore della Repubblica di Avellino- e vedete, non ho nessuna pretesa, come forse alcuni miei colleghi benpensanti di un certo sociologismo di sinistra d’accatto pensa di fare. Cioè di imporre le regole e i programmi di rieducazione. In realtà non c’è nessun programma di rieducazione che tenga, se non quello che ciascuno matura nel proprio cuore. Lo ha detto anche il Pontefice di recente. Noi portiamo scritta nel nostro cuore una legge, ma dobbiamo scoprire noi, devono essere loro a scoprirla. Un percorso appunto di scoperta, tutto individuale. Non possiamo sostituirci, possiamo in qualche modo favorirlo”. Due esempi di due camorristi che hanno scelto di collaborare, uno giovane e l’altro meno. In entrambi i casi, un denominatore comune era rappresentato dalla scelta di chi anche da magistrato aveva avuto un confronto umano con entrambi. Aerre