Il “Mancini” rischia anche senza terremoto. Riesame, le ragioni del no al dissequestro

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Renato Spiniello – Depositate, come da prassi nei trenta giorni previsti, le motivazioni del rigetto dell’istanza di riesame presentata dagli avvocati Nello Pizza e Giancarlo Giarnese, legali del Presidente della Provincia Domenico Gambacorta e del Responsabile dell’edilizia scolastica Giovanni Micera, contro il provvedimento di sequestro preventivo del liceo scientifico “P.S. Mancini” emesso dal Gip Vincenzo Landolfi lo scorso 3 novembre.

L’istanza è stata discussa esattamente un mese fa (il 17 novembre) dinnanzi al collegio presieduto dal giudice Roberto Melone. Per l’accusa i due indagati, Gambacorta e Micera, non hanno provveduto a far eseguire i lavori necessari ed indispensabili per scongiurare il pericolo di crollo dello storico edificio scolastico, che non presenterebbe i requisiti minimi di idoneità statica e sismica. E non basta neanche la chiusura della palestra, visto che quest’ultima non è stata poi transennata.

Dal loro canto i vertici di Palazzo Caracciolo avevano ricevuto rassicurazioni sulla sicurezza dello stabile di via De Conciliis dal professor Luigi Petti, docente dell’Università degli Studi di Salerno.

Ai pm gli indagati hanno contestato che l’incolumità pubblica verrebbe messa in pericolo soltanto in caso di un evento futuro ed incerto come il terremoto; mentre, stando all’accusa, l’eventuale crollo potrebbe essere causato indipendentemente dal sisma.

Le indagini della Procura di Avellino erano partite in seguito all’istanza presentata dai genitori degli alunni del “Mancini”, preoccupati della staticità e della vulnerabilità dell’edificio che, tra alunni e personale docente e scolastico, ospita quasi 1200 persone.

Si è partiti proprio dalla relazione del professor Petti, ritenuta non condivisibile dai tecnici incaricati dai pubblici ministeri. La controversia riguarda in particolare i solai di tipo 2 e 5, per i quali il docente avrebbe sopravvalutato la resistenza. Ma la stessa relazione del Petti risulta, sempre stando all’accusa, “distratta” ed “imprecisa”, ad esempio la palestra, che è stata costruita appena cinque anni, secondo il professore universitario avrebbe invece 18 anni.

Una relazione che lascia margini significativi d’incertezza, tanto che, come si legge nel verbale dell’udienza del 17 novembre, “non è rasserenante che un tecnico, pur qualificato, incaricato dall’Ente proprietario dell’edificio, escluda il pericolo di crollo mentre tecnici incaricati dai pm, obbligati per legge ad adempiere fedelmente al loro compito, giungano a conclusioni diverse con argomentazioni del tutto logiche e coerenti.”

Troppi gli elementi di contrasto tra le due valutazioni e gli interessi in gioco non considerano una buona fede del tecnico della Provincia. Oltre ad una valutazione della vulnerabilità sismica, sarebbe stato opportuno farne un’altra sull’idoneità statica, cosa che – sempre leggendo i verbali – sarebbe stata intuibile anche con un po’ di buon senso (senza considerare che uno dei due indagati è anche ingegnere), soprattutto perché parliamo di una scuola che ospita quasi 1200 persone e che, in casi straordinari come ad esempio durante i laboratori, le assemblee o i colloqui con i genitori, è elevato il rischio crollo dei solai.

Il problema dell’edilizia scolastica è stato dunque risolto in maniera frettolosa, ecco perché il Riesame non ha potuto accogliere la richiesta della difesa, preferendo lasciare sgombro l’immobile ed evitando così il pericolo di crolli per carichi gravitazionali ma, soprattutto, per salvaguardare l’incolumità delle persone che vi accedono.