Il Fatto Quotidiano: Pulvirenti voleva querelare IrpiniaNews.it

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Pulvirenti Lotito Galliani
Pulvirenti Lotito Galliani

Da Pulvirenti a Lotito: due casi esemplari, in cui avevamo visto giusto, anticipando le indagini della Magistratura catanese. E dalle intercettazioni, pubblicate da Il Fatto Quotidiano,  spunta una telefonata tra Pulvirenti e Abodi che, dopo gli articoli pubblicati da Irpinianews.it, volevano far partire una querela.

Scrive ieri la Gazzetta, a proposito dello scandalo Catania:

<Spunta anche il nome di Claudio Lotito nell’ordinanza dell’inchiesta che sta sconvolgendo il calcio italiano. Il presidente della Lazio e vice presidente Figc viene citato dagli inquirenti in un passaggio riguardante Catania-Avellino. “Pulvirenti e Cosentino – si legge nell’ordinanza –  in evidenti ambasce per la difficile situazione di classifica del Catania, ebbero a rivolgersi a Lotito con il quale si registrano numerosi contatti, precedenti e successivi la partita”. Le indagini sottolineano come, in telefonate successive alla vittoria con l’Avellino, “Cosentino riconosceva a Lotito il merito di averne in qualche modo condizionato il risultato, ipotesi che la successiva attività di indagine non ha confermato”>.

Quindi, non ci sono conferme, su come Lotito sia riuscito a condizionare quella partita (anche se qualche idea ce la possiamo fare).

Ma torniamo indietro di qualche mese, ai giorni seguenti quella gara. Irpinianews titolava: “Catania-Avellino: i poteri forti hanno affossato i Lupi ? ”.

E nell’articolo scrivevamo, partendo da una vecchia foto che ritraeva Galliani, Lotito e Pulvirenti:

(Irpinianews 30 marzo 2015 ) “A pensar male, magari guardando una foto, si fa peccato ma spesso ci si azzecca anche nel calcio. Lo diceva Giulio Andreotti, uno che se ne intendeva, considerato che ha sempre vissuto nella zona grigia che delimita il bene dal male.

E spesso tocca pensar male, talvolta facendo una facile addizione, il classico due più due. Andreotti era uomo di potere e , si sa, potere e sospetti vanno spesso a braccetto, soprattutto in Italia.

In tutti i campi, soprattutto nello sport. In particolare, nel calcio. Lotito è un po’ il deus ex machina del calcio italiano, sostenuto da accordi di potere cui fanno capo molti dei maggiori club italiani (esclusi Juventus e Roma) e tantissimo club minori.

La foto che vedete è datata luglio 2013, scattata a Taormina, in un hotel di lusso, di proprietà di Antonino Pulvirenti, patron del Catania. Per qualcuno, si trattò solo di un vertice di mercato, peraltro con la partecipazione di un rappresentante del fondo d’investimento Doyen Sports, che attualmente sul mercato calcistico mondiale fa il bello e il cattivo tempo. Altri (tra cui più o meno autorevoli quotidiani sportivi nazionali) videro dietro quell’incontro (c’erano Galliani, Lotito e Preziosi, che manca in questa foto, oltre allo stesso Pulvirenti) un modo per sancire importanti accordi in seno alla Lega di serie A.

Accordi di potere, appunto. Del resto, che i quattro siano stati alleati all’interno della Lega di A non è certo un mistero. Ora Pulvirenti, col suo Catania, è sceso di categoria: la sua squadra vivacchia, anzi se la vede brutta (è a rischio retrocessione) in serie B. Del resto, puoi andare a braccetto col potere, ma se i risultati sono scadenti è difficile salvarti: un anno fa, il Catania finì in B, al termine di un campionato davvero fallimentare, nel corso del quale mai (o quasi) diede l’impressione di poter restare quanto meno agganciato al treno della salvezza. Quest’anno puntava all’immediato ritorno in A, ma non aveva fatto i conto con cessioni dolorose e una rosa mal concepita, che malgrado qualche eccellente individualità non è stata mai in grado di esprimere un gioco apprezzabile e redditizio.

Eppure il Catania s’è visto assegnare 13 rigore a favore, che è un bel vantaggio nei confronti di tante rivali. L’ultimo, contro l’Avellino: un rigore che qualcuno ha definito dubbio, ma che ad essere davvero onesti bisognerebbe definire inesistente, un’autentica invenzione dell’arbitro Baracani. E’ toccato all’Avellino farne le spese: una sconfitta che fa male. E la memoria torna indietro, a quell’estate del 2013, a quell’incontro tra chi conta nel calcio italiano. E i dubbi affiorano: magari, ad andare a braccetto col potere, ci si guadagna. Perché a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”.

Forse ci avevamo visto giusto, come pure per il grosso dello scandalo che riguarda il Catania.

E che ci ha fatti finire nell’inchiesta della Procura di Catania. Lo si legge dal Fatto Quotidiano di un paio di giorni fa:

<Dall’inchiesta della Procura di Catania ora salta fuori che il fastidio di Pulvirenti per l’informazione non allineata superava i confini siciliani. Un articolo in particolare aveva inquietato il presidente del Catania ed era stato pubblicato da Irpinia News il 24 aprile 2015. Il titolo era “Avellino attento, il Catania avanza tra i sospetti. Nel pezzo si insinuavano pesanti sospetti su tre delle partite poi finite nell’indagine: Catania-Ternana, Varese-Catania e Catania-Trapani. “Altro giro, altro sospetto”, scriveva Irpinia News riferendosi alle grosse puntate sulla vittoria del Catania, verificatesi di volta in volta. Un po’ troppo per Pulvirenti. Non passa nemmeno un giorno e il 25 aprile telefona al presidente della Lega di serie B, Andrea Abodi. Pulvirenti si mostra preoccupato, scrivono i pm di Catania. Vuole sapere come deve comportarsi. Abodi lo tranquillizza e lo invita a mandargli l’articolo per valutare la querela contro il cronista>.

Di querele non ne abbiamo ricevute. Mentre sappiamo come sono andate le cose dalle parti di Catania.

Due casi esemplari, in cui avevamo visto giusto, anticipando le indagini della Magistratura catanese.

Perché si può fare buon giornalismo dappertutto, sui grandi giornali (che, in questo caso, se ne sono guardati bene) e su piccolo siti d’informazione.

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