Avellino – A pochi giorni dalla prima seduta di consiglio provinciale e dalla proclamazione del consiglio comunale, Amalio Santoro e Antonio Gengaro chiamano a raccolta alleati e simpatizzanti per trarre un bilancio della campagna elettorale, ma soprattutto per guardare a domani. “Quello di oggi non vuole essere un comizio ma un’occasione in più per ringraziarvi non per quello che avete fatto per me, ma per ciò che avete fatto di me” – così Santoro, neoeletto consigliere provinciale, ha introdotto la discussione. Si è detto soddisfatto del risultato raggiunto dal Centro sinistra alternativo, cioè quello di far passare il messaggio di poter essere alternativi alla destra pur andando oltre gli schemi politicisti del centro sinistra “ufficiale”. Si guarda al domani, alle prossime scadenze regionali “ma senza mettere le brache al futuro – continua l’ex candidato alla Provincia – Oggi più che mai la nostra formazione è necessaria per risollevare le sorti di una regione che vive ormai difficoltà croniche, anche a causa di u7na classe politica mercantile”. Inevitabile un passaggio sulla fase che sta vivendo il Pd in Irpinia: “Noi non ci chiudiamo in una posizione di autosufficienza. Purtroppo abbiamo di fronte un panorama poco incoraggiante: questo congresso sul tesseramento del Pd sembra un déjà vu. Contro questa mancanza di prospettiva politica, tenendo presente che è di primaria importanza la rifondazione di un centro sinistra irpino, noi dobbiamo costituirci in coordinamento, pur restando ognuno con le proprie peculiarità. Bisogna proporre una politica alternativa a quella sviluppista propugnata dall’attuale governo provinciale con l’anticipazione delle linee programmatiche, una politica che punta tutto sulla quantità e niente sulla qualità. Dal lavoro, dalla revisione degli enti, dal problema dei rifiuti e della discarica in Alta Irpinia deve ripartire il nostro cammino post elettorale e la rinascita di un senso di comunità della nostra provincia”. A spostare l’attenzione sul problema criminalità ci pensa Antonio Gengaro che si appella alla magistratura affinché chiarisca ciò che è accaduto a Valle la sera del ballottaggio: “Apprendo oggi dai giornali che le forze dell’ordine hanno identificato e denunciato 11 persone coinvolte nella rissa. Ora però la città ha il diritto di sapere se si è trattato di tifoserie politiche esagitate o se quelli della notte del 21 giugno sono fatti legati alla difesa di interessi illeciti ad Avellino. Se così fosse si aprirebbero scenari inquietanti”.
In vista delle elezioni regionali interviene Giuseppe Carillo di Sinistra democratica: “Non ci faremo rimbalzare addosso la balla del voto utile a tutti costi. E’ bene dire che l’unico voto inutile è quello dato a chi, a destra e a sinistra, ripropone come ‘nuove’ le vecchie logiche del clientelismo e della personificazione della politica che hanno portato l’interno Mezzogiorno nelle attuali condizioni drammatiche”. Dello stesso avviso Tony della Pia segretario di Rifondazione comunista: “L’utilità che noi dobbiamo conquistare è quella sociale. Il nostro riferimento per eventuali confronti non è il fallimentare gruppo dirigente del Pd provinciale, ma la base del partito fatta per la maggior parte da persone per bene, giovani, lavoratori, donne, spesso traditi dalle logiche di potere dei loro quadri. L’Irpinia ha bisogno di uno sconvolgimento culturale che parta dal basso e che costruisca quel blocco sociale a cui noi facciamo riferimento”.
Una chiosa colorata, un po’ fuori dagli schemi la fa l’ex sindaco di Avellino Antonio Di Nunno a proposito del Pd e della decisione del senatore Enzo De Luca di traghettare la barca fino al congresso: “Ho letto che De Luca ha trovato ispirazione, per accettare il nuovo incarico, dopo la lettura dell’enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI. Poi la sua prima dichiarazione è l’apertura all’Udc, a De Mita e quindi a ciò che lui oggi rappresenta: la destra. Chissà se il papa ha chiesto a De Luca come prima opera pia di riportare la pecorella smarrita all’ovile?”. (di Rossella Fierro)
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