Avellino – Ambrosone, Barbaro, Di Nardo, Todisco, Adiglietti, Palladino, Sergio e Santino Barile, Petracca, Pericolo, Capone, Vecchione, Festa, Cutillo, Maioli, Sarno, De Luca, Giuseppe De Mita, Massaro, Tirri, Piano, Trofa, etc. etc. L’amministrazione c’è ma non è al completo ed era facile immaginarlo considerati i proclami dei giorni scorsi e non solo. Nessuno può meravigliarsi dinanzi ad una giunta sempre più monca e all’assenza giustificata di Nicola Mancino per impegni romani. Al tavolo della sala convegni della Camera di Commercio il sindaco di Avellino Giuseppe Galasso, il presidente del consiglio Giuseppe Vetrano e il primo inquilino dell’Ente Provincia Alberta De Simone – non c’è l’assessore Nocera e il presidente della Camera di Commercio Costantino Capone -. Ma al di là di tutto la conferenza prende il largo. Il sindaco comincia andando indietro nel tempo ma non troppo, ricordando il volto martoriato della città di Avellino ben 26 anni fa. Le immagini sostengono il ricordo e aiutano ad osservare il cambiamento e ad intravedere un possibile rilancio rispetto ad una città flagellata nello spirito e nella struttura. “Da allora le amministrazioni si sono impegnate nel rilancio. Quando ci siamo insediati – commenta Galasso – l’amministrazione si è rimboccata le maniche nonostante gli odi politici che pure ci sono stati. Abbiamo immaginato di recuperare il Puc e lo abbiamo migliorato senza stravolgerlo e senza perdere di vista un fattore importante: lo smottamento idrogeologico. E ancora il sottopasso tanto bistrattato ma utile per la viabilità, il parcheggio del mercatone, il recupero di Campetto Santa Rita, una bomba ecologica, il risanamento dell’Isochimica, investimenti di 100 milioni di euro per la ristrutturazione dell’Ex Gil, della Casina del principe, del centro congressi del teatro Gesualdo, di Villa Amendola, dell’ex distretto militare che accoglierà parte degli uffici giudiziari, della Città ospedaliera, dell’ex Eca. E ancora il nuovo look di Piazza libertà, dell’asilo patria e lavoro, del tribunale di Avellino, della strada di collegamento tra via Perugini e Zigarelli”. E non è finita: ad ottobre Corso Vittorio Emanuele sarà “rifatto tutto in pietra lavica -. Subito dopo l’estate il teatro Gesualdo cambierà la sua veste giuridica: diventerà fondazione …”. Non una mera elencazione ma tutto spiegato passo dopo passo senza trascurare le diapositive del presente e quelle del futuro. Siamo di fronte ad un obiettivo ambizioso che vuole vedere l’Avellino di tutti, città non più giardino (come voleva Di Nunno), ma della conoscenza. Un punto dal quale partire e fondare la sfida. “Considerata la numerica contenuta degli studenti di eccellenza, sia i corsi master che di dottorato hanno un’aula che difficilmente supera le venticinque unità: si potrebbe attirare un disegno delle periferie che possa per esempio fare di Pianordardine il polo informatico, dei Cappuccini il polo medico scientifico (Città ospedaliera), del centro storico il polo artistico letterario (teatro Carlo Gesualdo, Convento di san generoso), di San Tommaso il polo agro alimentare (Villa Amendola) qualificando i ‘quartieri della conoscenza’. “La connessione con infrastrutture importanti quali l’interporto di Nola o l’aeroporto di Capodichino, la possibilità di ampliare l’area di insediamento dell’Asi, il decongestionamento definitivo della viabilità urbana significherebbe annettere l’asse viario autostradale al tessuto cittadino. Mi auguro che questa ipotesi possa essere condivisa e desiderata dalla comunità avellinese non solo per qualificare una soluzione a problemi immediati e contingenti quanto soprattutto per disegnare delle ipotesi di sviluppo interessanti e significative per le nostre future generazioni. E’ mia intenzione attivare presso la sede comunale uno sportello che mi piace immaginare come un grande laboratorio di idee utili a favorire il progetto di Avellino città della conoscenza”. Speriamo che non sia pura e semplice teoria. (di Teresa Lombardo)
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